ImmediaTest: il kit fai-da-te della Bicocca per l'analisi dell'acqua di casa
Analizzare l’acqua di casa per capire cosa beviamo, come ci laviamo, come facciamo il bucato: l’idea è dei ricercatori della Università degli Studi di Milano-Bicocca, che hanno creato ImmediataTest, un kit fai-da-te dello ZooPlantLab per l’analisi dell’acqua domestica prodotto da FEM2-Ambiente, spin-off dell’ateneo.
“Ma l’acqua non è già controllata?” potrebbe chiedersi qualcuno, alludendo alle verifiche a monte prima della sua immissione nella rete idrica. “In generale” spiegano i ricercatori milanesi “gli enti che gestiscono la distribuzione dell’acqua la controllano in modo minuzioso. Tuttavia la qualità dell’acqua distribuita potrebbe essere compromessa dallo stato della rete idrica delle abitazioni private o da eventuali sistemi di raccolta dell’acqua come cassoni, pozzi, ecc... Tubazioni vecchie o danneggiate possono rilasciare nell’acqua sostanze dannose per la salute oppure contaminare l’acqua di rete con quelle percolanti. Cisterne, pozzi, cassoni non regolarmente controllati possono alterare sia chimicamente che microbiologicamente l’acqua”.
Se di norma l’acqua di casa va controllata una o due volte l’anno, può tuttavia capitare che necessiti di analisi supplementari, ad esempio dopo un intervento sull’impianto domestico o della rete idrica principale o qualora l’abitazione si trovi vicina ad ambienti lacustri.
Il kit della Bicocca, realizzato con materiali a basso impatto ambientale ed energetico, misura pertanto i parametri chimici più rilevanti, confrontando i valori ottenuti con quelli previsti dal decreto legislativo 31/2001 sulla qualità delle acque destinate al consumo umano. Accanto a istruzioni, manuali e materiali di approfondimento, il kit contiene strisce colorimetriche che, immerse in acqua, cambiano colore a seconda delle sostanze disciolte. Confrontando le colorazioni assunte dalle strisce con quelle del manuale, sarà, quindi, possibile determinare il valore dei parametri analizzati. Il kit ImmediataTest – acqua contiene, ad esempio, cinque strisce per l’analisi di nitrati, nitriti, solfati, cloruri, pH e durezza.
Nitrati e nitriti sono composti inorganici frutto della degradazione di composti contenenti azoto. “Queste molecole” spiegano i ricercatori “vengono normalmente utilizzate dagli organismi viventi, in particolar modo dalle piante, come fonte di nutrimento, tuttavia alte concentrazioni di tali composti possono risultare pericolosi per la salute umana”. Riscontrare nell’acqua valori superiori ai limiti di legge potrebbe, infatti, indicare inquinamento microbiologico o contaminazione da fertilizzanti agricoli o scarichi civili.
I solfati sono, invece, composti contenenti zolfo e presenti nell’acqua dopo il loro passaggio attraverso le rocce del sottosuolo – i più comuni sono quelli di sodio, magnesio e calcio, il gesso. Alte concentrazioni nell’acqua potrebbero essere spia di contaminazioni industriali o da traffico stradale.
Composti inorganici contenenti cloro sono, invece, i cloruri – il più famoso è quello di sodio, il comune sale da cucina. La loro presenza nell’acqua ha origina organica o minerale, mentre un’elevata concentrazione può essere dovuta a scarichi civili o industriali o a pratiche zootecniche.
Il pH è, invece, un parametro chimico che indica acidità o alcalinità di una soluzione acquosa. Per la sua misurazione esiste una scala da 0 a 14. Un valore pari a 7 indica un pH neutro, mentre valori superiori e inferiori indicano, rispettivamente, alcalinità e acidità. Se i limiti di legge sono tra 6.5 e 9.5, i valori fuori dall’intervallo possono indicare contaminazione di natura chimica oppure microbiologica.
La durezza è, invece, un parametro per la misurazione, in gradi francesi, della quantità di magnesio e ioni calcio: da 0 a 7 acqua molto dolce, da 7 a 15 dolce, da 15 a 20 lievemente dura, da 20 a 30 mediamente dura, da 30 a 50 dura. Per le acque potabili la legge consiglia valori fra 15 e 50, mentre una durezza fuori dall’intervallo, pur non comportando un’irregolarità, indicherà valori non ottimali.
Il kit ImmediaTest – acqua Casa pensato per la misurazione di durezza, alcalinità e cloro, aiuta, invece, a capire potere lavante, nonché corrosivo o incrostante dell’acqua. Nel primo caso, spiegano i ricercatori, sarà possibile “stabilire la corretta quantità di detersivo da impiegare durante il lavaggio in lavatrice, evitando inutili sprechi e salvaguardando l’ambiente” – aiuterà il dosaggio un misurino graduato. Nel secondo un manuale in dotazione aiuterà, invece, a proteggere tubazioni ed elettrodomestici.
Tuttavia, alcune avvertenze: il prodotto è monuso e le strisce colorimetriche, sensibili a luce ed alte temperature, vanno tenute chiuse nella loro confezione e in luoghi non troppo caldi fino al momento dell’analisi dell’acqua. Il test, inoltre, che è per uso privato, non ha valore legale, né sostituisce le analisi di laboratori specializzati e delle autorità competenti. Se con il kit è possibile, ad esempio, analizzare l’acqua di un pozzo, la certificazione della potabilità spetterà solo alle Asl territoriali o alle varie ARPA, le agenzie regionali per la protezione ambientale.
Come comportarsi qualora l’acqua dovesse risultare con valori non a norma? I ricercatori consigliano di rivolgersi agli acquedotti o alle Asl territoriali, chiedendo “spiegazioni in merito ad eventuali problemi della rete pubblica o alla presenza di deroghe”, nonchè di verificare che il sistema di distribuzione domestico come tubazioni e rubinetti non siano per caso danneggiati o deteriorati.
Qualcuno si chiederà se filtri e brocche per il filtraggio dell’acqua di rubinetto non siano di per sè sufficienti per garantirne la purezza. “In generale” spiegano i ricercatori “i sistemi di filtrazione attualmente in commercio (a carboni attivi, a resine a scambio ionico, ecc) sono sistemi semplici che spesso permettono di eliminare il particolato ed alcuni composti indesiderati come il cloro e certi ioni. Si sottolinea tuttavia come sia fondamentale eseguire una corretta e scrupolosa manutenzione al fine di mantenere tali sistemi nelle condizioni migliori per eseguire il proprio compito. Una errata manutenzione infatti può portare ad un peggioramento della qualità dell’acqua. Tra le pratiche di buona condotta si sottolinea l’importanza di rispettare i tempi di sostituzione dei filtri e, nel caso delle brocche, di utilizzarle quotidianamente conservandole in frigorifero tra un impiego e l’altro”. In tal senso il kit potrà aiutare a scegliere il sistema di filtrazione più adatto alla propria acqua.
E per chi ha già acquistato un sistema di filtrazione domestica? “Spesso tali sistemi” così, ancora, i ricercatori “vengono acquistati senza aver prima controllato la qualità dell’acqua che arriva al rubinetto. Utilizzare un sistema di filtrazione quando i parametri dell’acqua sono a norma di legge, e quindi filtrare un’acqua di buona qualità, può significare impoverirla di alcune sostanze necessarie all’organismo (ad esempio i sali minerali). Nel caso si disponga già di un sistema di filtrazione domestica potrebbe essere utile analizzare la propria acqua al fine di verificarne l’idoneità al consumo umano”.
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Decreto legislativo 31/2001 Testo