Il benessere psicologico che deriva dal fare del volontariato
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In una società in cui si parla spesso di devianza, di violenza, di difficoltà e di rischi fa bene sapere che ci sono persone dedite al volontariato e che quindi spendono parte del loro tempo per aiutare chi soffre e chi è più debole. Il volontariato è un fenomeno che socialmente e politicamente ricopre un ruolo sempre più rilevante non solo in Europa, ma anche nel resto del mondo.
In Italia il volontariato è un fenomeno fortemente radicato e connotato da una motivazione prosociale, dal valore della solidarietà, dall’altruismo, dalla reciprocità e dalla gratuità. Calcolando il numero delle organizzazioni di volontariato in rapporto alla dimensione regionale, si ottiene un indice di densità organizzativa. Secondo questo indice, che per l’Italia è di 3,2 organizzazioni ogni 10.000 abitanti, le regioni con il più alto numero di organizzazioni iscritte agli albi provinciali e regionali sono: Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta, Sardegna e Toscana.
Per quanto riguarda le caratteristiche dei volontari, è stato riscontrato che: il 42% dei volontari ha un età tra i 30 e i 54 anni; non esiste una sostanziale differenza di genere anche se la presenza femminile tra i volontari anziani è maggiore; più della metà dei volontari è occupata mentre il 27% è pensionata; infine, in relazione al titolo di studio, il 44,7% dei volontari è in possesso di un titolo di studio inferiore al diploma di scuola media superiore mentre l’11,9% è laureato. Gli utenti maggiormente assistiti rientrano nelle seguenti categorie: malati e traumatizzati (39,5%), adulti senza specifici disagi (21,8%) e minori (8,6%) (Bertani e Ferrari, 2010), ma non dimentichiamo che ci sono anche tanti volontari che si dedicano agli animali e all’ambiente.
Chi fa volontariato deve possedere le capacità di: ascoltare, provare empatia, sostenere e proteggere chi è in difficoltà e chi soffre, prendersi cura di quanto ci circonda. Molto spesso capita che prima di svolgere attività di volontariato sia necessario frequentare corsi formativi. Ciò è importante per imparare ad indirizzare bene le proprie risorse e per essere sensibilizzati ai problemi altrui. Da anni gli psicologi sostengono l’importanza del volontariato nel facilitare lo sviluppo delle risorse psicologiche, responsabili di molte ricadute positive sul benessere individuale e comunitario. Perché le persone decidono di impegnarsi nell’ambito del volontariato e di mantenere questo impegno a lungo termine? Alcuni fattori determinanti sono: la personalità prosociale, le motivazioni, l’identità, le relazioni familiari, il contesto organizzativo e le relazioni con la comunità di appartenenza.
Il volontario presta la sua opera senza ricevere denaro o altre ricompense materiali in cambio. Da alcune ricerche è emerso che vi sono varie motivazioni che spingono a svolgere attività a favore degli altri. Tali ragioni possono essere personali (legate ad esperienze di proprie sofferenze o di persone vicine), ideologiche, religiose, politiche, ecc. Non necessariamente queste motivazioni hanno uno scopo prosociale, ma talvolta nascondono una vena egoistica spesso inconscia. Infatti, svolgere tale attività può aumentare la stima di se stessi perché fa sentire utili e indispensabili per qualcun altro, ma anche aiutare ad occupare il proprio tempo libero e a conoscere altre persone.
Altre motivazioni sono funzionali a una possibile ricompensa, come cercare di entrare a fare parte di un gruppo, ricevere approvazione, incrementare le prospettive di lavoro, attenuare il senso di colpa o acquisire competenze. Altre invece portano ad agire in virtù di valori umanitari e religiosi e della preoccupazione per gli altri. Altre ricerche invece sostengono che all’aumentare della durata dell’impegno di volontariato, si crea nel volontario un’identità di ruolo che guiderà i suoi comportamenti orientandoli per renderli consoni al suo ruolo (Marta e Lanz, 2009).
Chi decide di continuare a svolgere attività di volontariato lo fa per vari motivi: per se stesso, perché riceve un rinforzo positivo dagli altri che sono soddisfatti delle sue attività o perché incrementa il senso di autoefficacia. Soddisfazione, impegno nell’organizzazione e identità di ruolo sono altre variabili che incidono sull’intenzione a continuare. Questi sono anche i motivi per cui molte persone anziane si dedicano al volontariato: dopo una vita lavorativa e piena di impegni, trovano il modo di occupare il proprio tempo aiutando gli altri e facendo nuove amicizie, mantenendo così la sensazione di poter essere sempre utili a qualcuno dopo che ad esempio i figli sono andati via di casa. Naturalmente la sensazione di benessere derivante dal fare volontariato permea chiunque la svolga, giovane, adulto o anziano.