Giovani vite nella trappola del web
Leggi più veloce
“I giovani sono molto bravi ad utilizzare i dispositivi che hanno a disposizione, ma hanno difficoltà a proiettare nel futuro e oltre lo spazio della loro camera, del telefono o del pc le conseguenze di ciò che fanno — conferma Nunzia Ciardi, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni —. Invece devono sapere, al di là del caso specifico, che le foto di una minorenne nuda sono materiale pedopornografico: è un reato sia scaricarle che diffonderle. E una volta finite online, anche se su un gruppo chiuso che illude di controllarle, possono essere diffuse all’infinito”. (Tiscali Notizie)
Risuona fortemente la notizia delle liceali emiliane che hanno costituito un archivio di loro foto e video hot che inevitabilmente poco tempo fa è finito in rete. E personalmente mi colpiscono in particolar modo proprio le parole del direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni riportate sopra, che spiega come i giovani non riescano a proiettare nel futuro la responsabilità delle proprie azioni. Allora la domanda inevitabile da porsi è “dove stiamo sbagliando”? E’ possibile che ancora oggi non siamo stati efficaci ed efficienti nel formare le giovani leve al mondo in cui tutti noi adulti quotidianamente le sottoponiamo?
Abbiamo messo loro in mano strumenti così potenti come il web e tutto ciò che esso comprende, senza far capire seriamente di cosa si tratti e di quali siano le implicazioni.
Le abbiamo protette, pure troppo, lasciandole in campane di vetro, apparentemente irriducibili, fino a che ci siamo illusi che un semplice smartphone usato in camera loro potesse costituire un semplice diversivo.
Insomma, un po’ per comodità, un po’ per avere l’illusione di tenerle sotto controllo, non ci siamo resi conto di averle infilate in un bosco incantato, dai confini invisibili, non solo abitato da fate e gnomi, ma anche da streghe e orchi.
E questo dispiace, parecchio pure. Fa sentire impotenti, fa aumentare da un lato l’esigenza di maggiore attenzione e azione preventiva, dall’altro però ci porta a dover lavorare (mi riferisco agli esperti del settore), spesso in fase di emergenza, in cui il danno è già stato fatto e non resta che raccoglierne i cocci cercando di ricomporli alla bene e meglio.
Ma stiamo parlando di giovani vite, che più volte si sono spezzate definitivamente. E allora, faccio un appello, non aspettiamo l’emergenza, abituiamo sin dalla più giovane età i bambini a prendersi la responsabilità delle proprie azioni, a cercare di capire che qualsiasi cosa facciano, nel bene e nel male, abbia delle conseguenze. Aiutiamoli al rispetto degli altri, ma soprattutto di se stessi. Perché delle ragazzine che mettono a disposizione in un archivio il proprio corpo non hanno capito che stanno mancando di quel rispetto lì.
Non cresciamoli con la convinzione che tutto sia scontato e dovuto, facciamo capire loro il vero valore delle cose.
Lo so, la mia sembra una paternale, ma in realtà è da un lato uno sfogo e dall’altro un appello ad una maggiore collaborazione tra famiglie, scuole e servizi per crescere generazioni più consapevoli e rispettose di se stesse.
Il web è solo una delle trappole a cui quotidianamente ognuno di noi è esposto, non per questo non possiamo permetterci di non conoscerlo o di prenderlo sotto gamba.