Geppy Cucciari e la sindrome premestruale: cosa fare contro la depressione legata al ciclo
La comica è protagonista dello spettacolo “Perfetta”, una pièce teatrale sul disturbo disforico premestruale: cosa è, i sintomi e come contrastarlo
Geppy Cucciari è la splendente protagonista dello spettacolo “Perfetta”, una pièce teatrale scritta da Mattia Torre incentrato sulla sindrome premestruale. Grazie all’enorme meritato successo il monologo è pronto a una nuova tournée itinerante in partenza il 20 dicembre a Roma.
Lo spettacolo “Perfettà” (s)drammatizza l’irritabilità, gli sbalzi d’umore e gli imprevedibili alti e bassi di una donna che sperimenta nelle diverse fasi del ciclo continui avvicendamenti emotivi.
Insieme all’emozionate interpretazione della protagonista e alla scrittura psicologica di Torre, “Perfetta” dichiara la particolarità del vissuto femminile e contribuisce a comunicarla al sesso maschile. Finalmente, perché i maschi ignorano molto spesso, per non dire quasi sempre.
Il Disturbo Disforico Premestruale
Ma la sindrome premestruale può essere confusa con una problematica più pervasiva e intensa, tale da peggiorare la qualità della vita delle donne: il Disturbo Disforico Premestruale.
Il Disturbo Disforico Premestruale (DDPM) interessa dal 3% al 9% delle donne in età fertile ed è probabilmente uno dei disturbi psicologici più diffusi, malgrado se ne parli pochissimo. È una sindrome che si manifesta mensilmente in corrispondenza della seconda fase del ciclo con alterazioni dell’umore moderate o severe, irritabilità, ansia, scoppi di pianto, sentimenti di vulnerabilità d’impotenza o mancanza di senso che nei casi più gravi possono sfociare in pensieri suicidi.
La disforia premestruale è tipicamente accompagnata da sintomi fisici: indolenzimento muscolare, stanchezza, mal di testa, gonfiore e peggioramento della qualità del sonno. Il tratto che più caratterizza questa problematica consiste nella correlazione stretta tra l’attenuazione marcata o la scomparsa della sintomatologia e l’inizio delle mestruazioni. Salvo poi il puntuale ripresentarsi dei sintomi nel ciclo mestruale successivo.
Quando si manifesta
La sindrome si manifesta entro i vent’anni e tende ad acuirsi entro i trent’anni, età in cui si concentrano le prime diagnosi. Il disagio multiforme del DDPM infatti può essere facilmente confuso con altre problematiche ritardando il riconoscimento della patologia e, quindi, azioni terapeutiche mirate.
Anche se già Ippocrate, il padre della medicina, descrisse quasi quattro secoli prima di Cristo sintomi psichici legati al processo dell’ovulazione, il riconoscimento della depressione mestruale è recentissimo. Solo nel 2014 il Disturbo Disforico Premestruale è stato iscritto nel capitolo dei Disturbi Depressivi nel DSM-5, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.
I sintomi
Per la “bibbia della psichiatria” il 50% delle donne può essere predisposta al Disturbo Disforico Premestruale da fattori ereditari (familiarità), ma sono noti molteplici elementi scatenanti di natura neuroendocrina, ambientale, culturale o psicologica:
- disordini ormonali legati all’interruzione di farmaci contraccettivi;
- cambiamenti stagionali;
- condizionamenti socio-culturali sulle relazioni tra i sessi e sulla sessualità;
- stress acuti legati a eventi familiari e lavorativi;
- relazioni sentimentali traumatiche.
L’eterogeneità della sintomatologia e delle modalità con cui si evidenzia richiede un’osservazione accura ed estensiva. Per le donne che potrebbero soffrire del Disturbo Disforico Premestruale è importante tenere un diario - un inventario dei sintomi e degli stati d’animo - nella seconda fase del ciclo. I dati raccolti dalle pazienti saranno essenziali al medico, al ginecologo, allo psicologo psicoterapeuta e psichiatra per definire percorsi terapeutici individualizzati.
Il DDPM è particolarmente insidioso quando interviene in corrispondenza con altri disturbi dell’umore, della sfera ansiosa o con eventi critici del ciclo di vita perché la sindrome psicologica legata al ciclo può amplificare o distorcere il vissuto della persona, incrementare atteggiamenti negativi di passività o ritiro, aggressività o scelte impetuose con conseguenze potenzialmente gravi sulla qualità della vita lavorativa, familiare e affettiva.