Filippo Turetta e il narcisismo patologico: come inizia e come uscirne. Parla Stefania Andreoli

Già in queste prime parole c’è tutto l’insegnamento di Stefania Andreoli, psicologa, psicoterapeuta e analista, che lavora da sempre con gli adolescenti

di Massimiliano Lussana

“La nostra è la prima generazione di genitori che pensa che i propri figli abbiano diritto alla felicità. Ma siamo sicuri che sia un bene? I nostri genitori pensavano a darci dei valori, a insegnarci l’impegno, la riuscita a scuola, il rispetto… E questa operazione, quella della felicità obbligata, è pedagogicamente pericolosissima, il rischio che non educhiamo i nostri figli alla sofferenza”. Già in queste prime parole c’è tutto l’insegnamento di Stefania Andreoli, psicologa, psicoterapeuta e analista, che lavora da sempre con gli adolescenti, le famiglie e la scuola occupandosi di prevenzione, formazione, orientamento e clinica.

Le relazioni nell’era del narcisismo

La dottoressa Andreoli è ospite fissa in diversi programmi radio e tv, tra cui “Catteland” su Radio Deejay, è stata collaboratrice del Ministero dell’Interno per le politiche di contrasto alla violenza di genere ed è Giudice Onorario del Tribunale per i minorenni di Milano. Quindi ha un osservatorio perfetto da tutti i punti di vista per raccontare il narcisismo e l’educazione dei ragazzi.“In questo modo – spiega Stefania Andreoli – decidiamo che i nostri figli non saranno educati alla sofferenza. Ma questo è un problema, e grande, perché non siamo in grado di amare se non siamo in grado di soffrire”. Del resto, partendo dalle esperienze e dalle domande dei suoi pazienti, anche i titoli dei suoi libri raccontano moltissimo: “Perfetti o felici” è stato un bestseller; l’ultimo “Io, te, l’amore” (BUR-Rizzoli edizioni) è il racconto di come “vivere le relazioni nell’era del narcisismo”.

Narcisismo e cronaca nerissima

Così la dottoressa Andreoli parte da casi di cronaca nera per raccontare il narcisismo e riesce a umanizzare anche i casi più splatter. E per capire che, davvero, siamo di fronte a un tassello di umanità e non a una spettacolarizzazione del dolore, occorre guardare in faccia e ascoltarla in coppia con Gianluigi Nuzzi che dialoga con lei ai bagni Cova di Paraggi, il paradiso terrestre fra Santa Margherita Ligure e Portofino, nell’ambito della tappa di Portofino di “D’Autore”, la rassegna curata proprio da Nuzzi insieme a Valentina Fontana con la loro Vis Factor. Nuzzi, anche se lui ovviamente si schermisce, è uno che ha avviato una rivoluzione in Vaticano e che ha portato alle dimissioni di un Papa, non propriamente robetta. E soprattutto è uno che non fa sconti. Ma, di fronte a Stefania Andreoli diventa come un gelato con il cuore di panna: “Sono emozionato ad ascoltarla”.

Il casi di Riccardo e Filippo Turetta

L’esperienza da giudice dei Tribunale dei minori aiuta a raccontare queste storie, a partire dal caso di Paderno Dugnano, quando Riccardo, un ragazzo diciassettenne, ha ucciso a coltellate i genitori e il suo fratello minore: “Il vero problema per ragazzi come lui è non potersi soggettivare, esattamente come per Filippo Turetta”. Il caso di Giulia e del suo assassino è quasi da manuale di scuola del narcisismo maligno, “e leggere i suoi pensieri fa comprendere perfettamente questo meccanismo: lui si offendeva perché lei andava cinque minuti a fare un prelievo al Bancomat”. E, per l’appunto, questo è il comportamento tipico di chi vuole segnalare a modo suo la sua presenza nel mondo, “l’angoscia dell’io non esisto se non mi guardi”.

Amore ostaggio di Narciso

E qui torniamo alla necessità della coscienza di sé di cui hanno bisogno i ragazzi, “la necessità che Riccardo si riccardizzi o che Filippo si filippizzi e mi scuso per i termini che possono non essere bellissimi, ma spero aiutino a capire cosa intendiamo”. Ma sbaglierebbe chi pensasse che in questa storia dell’”amore ostaggio di Narciso” ci siano solo elementi che non lasciano speranza. Perchè Stefania Andreoli parla anche di amore pulito, solare, emozionante e gioioso, a partire dalle farfalle nello stomaco e dalla domanda: “Dottoressa, ma le farfalle nello stomaco sono un sintomo di ansia?”.

Narcisi non si nasce

E qui arriva la risposta migliore, la più bella: “Evviva, meno male che ci sono e guai se non ci fossero”. Ogni parola è una picconata rispetto alle opinioni delle sessuologhe che invece ne negano l’utilità. Ogni parola della Andreoli, sotto gli occhi dolci di Nuzzi, è balsamo per l’amore, con spiegazione biologica: “Attanaglia la bocca dello stomaco, che è uno dei nostri due cervelli, il cervello emotivo”. Il passaggio successivo transita da un’altra domanda: “Si nasce narcisisti?”. E la risposta è no, che non si nasce narcisisti. E allora c’è l’occasione per fare un viaggio nei problemi che toccano i giovani, “a partire dalla depressione infantile, che si traduce nel pensiero di non trovare bellezza in niente, nel non essere niente”. E, allo stesso modo, il figlio non può essere “come una scimmietta ammaestrata, non per come è bambino, ma per come vorremmo che fossero”.

L’anticamera del narcisismo

E anche questa può essere l’anticamera del creare narcisisti. Anche perché il racconto della dottoressa Andreoli non risparmia nemmeno le verità più scomode, quelle che vanno contro i luoghi comuni e che raccontano ad esempio che “l’infanzia è una fase terribile della vita, in cui sei solo”. Tutte le questioni da cui Stefania Andreoli parte, raccogliendole dalla sua esperienza medica concreta, dalle domande on line che le arrivano e dalla sua storia di divulgatrice, racconta la sinossi del libro Rizzoli: “Sono domande che parlano di un’incertezza riguardo ai rapporti e ai sentimenti, ma che prima di tutto raccontano la fatica, tutta contemporanea, di aprirsi all’incontro con l’Altro e alle emozioni che ci suscita: condizione essenziale perché da Me e Te nasca un Noi”.

Teorizzare l'amore anziché viverlo

E così arriva il racconto del timore di mettersi in gioco e di lasciarsi guardare dentro davvero, “la tendenza a teorizzare l’amore anziché passarci attraverso, la scelta di evitare il conflitto per non scontentare nessuno, tranne se stessi”. Sullo sfondo c’è lo splendido mare di Paraggi, quasi una piscina naturale che negli anni ha affascinato il jet set internazionale, ma che in questa situazione sembra quasi una risposta a tante delle domande che Nuzzi e Andreoli si sono posti e che ci poniamo ogni giorno.

Perché in qualche modo è come in Dostoevskij col suo principe Myskin, la Bellezza che può salvare il mondo, insieme “a un sistema valoriale della famiglia sano”. E alla gioia degli incontri che ci salvano la vita. E che portano le farfalle nello stomaco. Che, in qualche modo, è Bellezza elevata a potenza.