Perché mangiamo troppo? Contrastare la fame emotiva e smettere di usare il cibo come consolazione
Il bisogno di compensare stress e stati d'animo negativi ha come risultato quello di farci ingrassare. Un circolo vizioso che si può interrompere
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Capita di mangiare anche se si è già sazi. Se la cosa avviene sempre, giorno dopo giorno, c'è un problema chiamato fame emotiva, che si verifica quando la mente sfoga sul cibo il bisogno di compensare le emozioni negative provate . Si inizia mangiando un biscotto, poi due, poi tre fino a terminare il pacchetto, oppure ci si concede una patatina fritta, poi un'altra e un'altra ancora fino ad abusare della quantità. Che siano biscotti, patatine, gelato o cioccolatini quando ci rifugiamo nel cibo non per effettiva fama, ma per un desiderio attivato delle emozioni negative abbiamo un disagio alimentare, che non possiamo trascurare con il rischio di prendere tanti chili e stare anche male psicologicamente.
Emotiva della fama
La fame emotiva viene spesso confusa con l’essere golosi o con l’avere un grande appetito, ma in realtà si tratta di un disagio che ci fa vedere nel cibo un mezzo per compensare la tristezza, l'umore basso, lo stress, la paura, l'ansia, la rabbia o la solitudine. Si manifesta tutti i giorni quando abbiamo maggior bisogno di essere confortati in concomitanza con periodi negativi della nostra vita sociale, amorosa o lavorativa. Gli alimenti che vanno per la maggiore sono quelli ad alto potere calorico, molto dolci, molto salati o molto grassi, che mangiamo in grandi quantità, talvolta senza rendercene conto nell'immediato ma solo dopo aver terminato la confezione. Se nell'atto del mangiare il cibo è gratificante, subito dopo inizia il senso di colpa che andrà ad amplificare il malessere psicologico che già proviamo, oltre a sentirci poi male anche fisicamente, con nausea, gonfiore o pesantezza di stomaco.
Il meccanismo che induce a consumare più cibo
La fame emotiva è un fenomeno che coinvolge vari fattori psicologici ed emotivi. Molte persone trovano conforto nel cibo quando si sentono stressate, ansiose, tristi o arrabbiate. Per altre il cibo attiva una sorta di sistema di ricompensa del cervello, che liberando neurotrasmettitori, come la dopamina, inducono una sensazione di piacere e gratificazione, contribuendo a rendere il cibo un mezzo per affrontare le emozioni. Per altre persone ancora, può esserci mancanza di consapevolezza, che può portare a consumare grandi quantità di cibo senza rendersene conto. Tutti comportamenti che hanno un minimo comun denominatore: la fame emotiva non è legata a una reale fame fisica.
Come contrastare la fame emotiva
Il primo step è cercare di capire quali sono state le cause scatenanti dell'abbuffata, magari mettendo a fuoco le emozioni provate prima di sentire la “fame” e dopo aver mangiato cibo in modo incontrollato. Altrettanto importante è accettare che le emozioni non vanno temute, anzi aiutano a capirsi meglio, e bisogna imparare a riconoscere quando si stanno vivendo emozioni intense o negative che potrebbero spingere a mangiare emotivamente. Una volta individuate vanno cercate delle alternative sane per affrontarle, quindi invece di mangiare quando si è stressati si può fare una passeggiata, ascoltare musica, fare attività fisica o meditazione. È bene anche tenere un diario delle emozionisu cui riportare le emozioni ei relativi comportamenti alimentari, lasciando nero su bianco ciò che si prova prima, durante e dopo un episodio di fama emotiva. Aiuta, poi, evitare di avere in casa cibi consolatori per non cadere in tentazione. Se questi escamotage non sono risolutivi va chiesto aiuto a uno specialista che indirizza verso il percorso corretto, in particolare che contribuisce a far luce nel nostro mondo emotivo. La fama emotiva non è qualcosa di cui vergognarci, ma è importante cercare modi sani per affrontarla e migliorare la relazione con il cibo.