Estinzioni: all'Orto Botanico di Padova la mostra sugli animali minacciati dall'uomo
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Di certo non saranno cacciatori di trofei a visitare nello storico Orto Botanico di Padova, aperta fino al 25 giugno, l’esposizione Estinzioni. Storie di animali minacciati dall’uomo. Né gli amanti di scarpe, borsette e cinture di coccodrillo, oggetti in avorio e illusori afrodisiaci di corno di rinoceronte.
L’uomo è, infatti, il primo artefice della scomparsa, minaccia e pericolo per la fauna del pianeta. L’esposizione padovana è, pertanto, un’occasione per riflettere su tale piaga. Un evento conclusione di un progetto di ricerca nazionale finanziato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, coordinato dall’evoluzionista e divulgatore Telmo Pievani e promosso dalla Università degli Studi di Padova in collaborazione con il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino, il Museo delle Scienze di Trento e FeM2 Ambiente, spin off della Università degli Studi di Milano-Bicocca.
“L’impoverimento degli ecosistemi causato dalle attività umane si aggrava di anno in anno e sta causando la cosiddetta Sesta Estinzione” denuncia Telmo Pievani “cioè un’estinzione di massa della biodiversità paragonabile alle cinque grandi catastrofi che si sono intervallate nel passato geologico. Non è un'impresa di cui Homo sapiens possa andare fiero”.
L’esposizione racconta, infatti, le storie di trentaquattro specie, come di quelle già estinte: il dodo, uccello delle isole Mauritius, con l’ultimo esemplare ucciso nel 1662 sulla Île d’Ambre, e la tartaruga delle Galapagos, di cui in passato andavano ghiotti i marinai, e il cui ultimo esemplare è morto nel 2012. Quindi, le storie delle specie in pericolo critico come il rinoceronte nero; l’orango del Borneo; il pangolino cinese, vittima dei bracconieri, della medicina tradizionale e del mercato locale per il consumo delle sue carni; la lucertola delle Eolie, minacciata dalle specie aliene e dai collezionisti; il gorilla, vittima di caccia illegale, malattie e perdita di habitat.
Se fra le specie in grave pericolo c’è il grifone dorso bianco africano che rischia l’estinzione a causa della distruzione dell’habitat, caccia e commercio, nonchè la tartaruga raggiata, assai ricercata dai collezionisti, fra quelle in pericolo ci sono l’elefante indiano e quello africano; la tigre; il pappagallo grigio, nel mirino del commercio internazionale; il panda rosso, che lotta contro deforestazione, antropizzazione dell’habitat, commercio delle sue carni e medicina tradizionale; il falco sacro, nel vortice di commercio e prodotti chimici; la capra caucasica dell’Ovest, con gli esemplari, a causa del bracconaggio e della competizione con il bestiame per i pascoli, ormai al lumicino; il nyala di montagna, un bovide ambìto come trofeo di caccia e minacciato dalla perdita dell’habitat a favore di attività umane come agricoltura montana, pastorizia e costruzione di vie di trasporto.
In pericolo di estinzione è la lontra, minacciata da bracconaggio e inquinamento dell’habitat. Nei parchi nazionali italiani, dove vengono protetti, ne esistono ormai poco più di duecento esemplari. A rischio minimo di estinzione è, invece, il lupo grigio, un tempo il mammifero più diffuso, e ancora oggi perseguitato per paura degli attacchi all’uomo. Specie minacciata è la zebra, mentre la zebra di montagna del Capo, in Sud Africa, è stata cacciata fin quasi l’estinzione. Quasi minacciato è il bisonte americano, a differenza che nell’Ottocento, quando caccia indiscriminata e malattie lo avevano spinto verso l’estinzione, è oggi protetto da norme di tutela. Prossimo alla minaccia è il rinoceronte bianco a causa del continuo aumento della domanda del suo corno, in particolare utilizzato dal mercato del sesso come afrodisiaco.
Ci sono, quindi, le specie vulnerabili come l’ippopotamo, con la popolazione che in futuro potrebbe ridursi del 30% e con la specie minacciata dallo sfruttamento dei terreni, con conseguente perdita dell’habitat; l’aquila anatraia maggiore, minacciata da distruzione dell’habitat, bracconaggio e ibridazione con altre specie; l’orso bianco, la cui vulnerabilità è causata dal “progressivo scioglimento del pack polare provocato dal riscaldamento globale del Pianeta”; la tartaruga marina Caretta caretta, che si scontra con catture accidentali – non pochi sono, infatti, gli esemplari che finiscono nelle reti dei pescatori –, commercio, attacco all’habitat, inquinamento, malattie, modificazioni, a causa dei cambiamenti climatici, delle coste, dove depone le uova; il ghepardo, che lotta quotidianamente contro caccia, commercio di esemplari vivi e “progressiva frammentazione”, dovuta ad attività umane, dell’habitat; il leopardo, cacciato come trofeo e per il commercio delle sue pelli.
Emblematico è, invece, il caso del Madagascar, dove vivono lo scinco e la rana Mantella aurantiaca, oggi in pericolo critico, nonchè, in condizioni di pericolo, il geco locale e le raganelle Mantella cowanii, Mantella haraldmeieri, Mantella viridis Mantella expectata. Anfibi e rettili malgasci sono, infatti, sempre più nel mirino del pet trade. “Le raganelle del genere Mantella, per esempio, hanno una colorazione vivace che ne dichiara esplicitamente la tossicità. Paradossalmente, proprio questi colori difensivi le hanno rese belle e attraenti per l’uomo” così, gli organizzatori.
Dell’esposizione fanno parte le sculture dell’artista bresciano Stefano Bombardieri, autore del ciclo, frutto di un gioco di parole, The Faunal Contdown, con gli animali che recano sul dorso un led luminoso con il conteggio di quelli ancora in vita o del tempo rimasto prima della loro estinzione; quindi, modelli realizzati per l’occasione e animali tassidermizzati provenienti dal Museo di Zoologia dell’Università degli Studi di Padova, dalle collezioni di specie protette del Museo Cappeller – piccolo museo naturalistico di Cartigliano, nel vicentino, all’interno del Parco Faunistico Cappeller –, da Palazzo Bonaguro di Bassano del Grappa, con selezione degli animali e cura delle schede di Paola Nicolosi, conservatrice del Museo di Zoologia padovano. Un racconto con gli animali collocati nel loro ambiente naturale: dalla foresta tropicale alla savana, dal bosco dei climi temperati alle aiuole del Mediterraneo fino ai deserti africani e del Centro America.
Accompagnano l’evento alcune iniziative, come quella, nell’ex Serra dell’Aracuaria, nel cuore dell’Orto Antico, dedicata alla illustrazione per l’infanzia con i disegni degli animali della giungla di Sandro Cleuzo, character designer e animatore brasiliano di fama internazionale.
Abbiamo parlato di:
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