ENERTUN: riscaldare gli edifici con la metropolitana

ENERTUN riscaldare gli edifici con la metropolitana
di Stefania Elena Carnemolla

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In futuro il riscaldamento degli edifici potrebbe passare dalle metropolitane e sempre le metropolitane potrebbero rinfrescarli nella stagione estiva.

Le strutture sotterranee sono, infatti, fonti di energia geotermica, un principio applicato per la prima volta in Europa una trentina d’anni fa, in Austria, e che in Italia ha portato il professore Marco Barla e Alice Di Donna, adjunct professor, entrambi del Dipartimento di Ingegneria Strutturale, Edile e Geotecnica del Politecnico di Torino, nonchè del gruppo di ricerca ROCKMECH, a brevettare ENERTUN, concio modulare energetico prefabbricato in calcestruzzo armato e metodo per lo scambio di calore in galleria attraverso la realizzazione di un rivestimento ottenuto da una pluralità di tali conci.

Dietro l’idea dei ricercatori torinesi, lo sfruttamento di una struttura tradizionale per il rivestimento delle gallerie, come il concio, facendola diventare energetica, integrandola, cioè, con tubi di materiale plastico contenenti un fluido – in particolare, glicole propilenico mescolato ad acqua, indicato in caso di temperature fino ai -20° C – capace di trasferire il calore dal terreno agli edifici e viceversa. L’estrazione del calore dal fluido avviene tramite pompe di calore, il cui funzionamento ricorda quello di un frigorifero a ciclo invertito. Una tecnologia con un valore aggiunto che “utilizza di fatto” così il Politecnico di Torino “una struttura che sarebbe stata realizzata comunque” facendo, così, venir meno la “necessità di scavare appositamente sonde e pozzi geotermici” con “conseguente riduzione dei costi complessivi”.

Gli studi dei ricercatori torinesi hanno concluso come il miglior contesto per l’applicazione di tale soluzione ingegneristica siano le gallerie urbane, dove il calore scambiato dal rivestimento può essere utilizzato direttamente per “il riscaldamento o il raffrescamento di edifici in superficie”, mentre nel caso di gallerie profonde o di montagna, dove l’utilizzo del calore è “meno immediato” a causa della “maggiore distanza dei potenziali utilizzatori”, il sistema potrebbe trovare applicazione nel raffreddamento dell’aria interna della galleria, come nel caso di “trafori profondi”.   

Nel frattempo il concio energetico è stato installato, in via sperimentale e con risultati che fanno ben sperare, nella tratta Lingotto-Bengasi della linea 1 della metropolitana torinese, in costruzione. Una soluzione che, sfruttando una fonte energetica “locale e rinnovabile”, potrebbe avere applicazioni future, allorquando, ad esempio, verrà costruita la linea 2 della metropolitana torinese, che, spiega il professor Barla, “dovrebbe transitare in aree dove sono previsti nuovi insediamenti che potrebbero beneficiare del calore del sottosuolo, riducendone così l’impronta ecologica”.

Sembra proprio che il futuro sia delle gallerie metropolitane trasformate in grandi scambiatori di calore con il terreno, di un sistema energetico, cioè, sostenibile e rinnovabile per il riscaldamento e il condizionamento degli edifici grazie a gallerie metropolitane non più semplici gallerie.

 

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22/11/2017
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