'Ora basta: l’obesità non è una colpa ma una malattia!' Il messaggio degli endocrinologi spiega perché
Per l'Associazione medici endocrinologi bisogna cambiare approccio contro una condizione sempre più diffusa e oggetto di pregiudizi fra gli stessi medici
Non basta la filosofia della body postivity, né la crescente popolarità delle modelle curvy per limitare lo stigma sociale che colpisce gli obesi. E allora è l'Associazione medici endocrinologi (Ame), in occasione della Giornata mondiale dell'obesità del 4 marzo, a lanciare un messaggio chiaro: l'obesità non è determinata dalla cattiva volontà dei pazienti ma da alterazioni metaboliche geneticamente determinate che comportano riduzione della spesa energetica, aumento dell'appetito e riduzione del senso di sazietà solo parzialmente controllabili dalla volontà.
Cosa succede nel corpo d un obeso
A un anno di distanza da quando l'Ue ha riconosciuto l'obesità come malattia cronica, il presidente di Ame Franco Grimaldi spiega che cosa realmente differenzia una persona magra da una obesa: 'In seguito all'assunzione di un pasto, nel soggetto magro si verifica un aumento degli ormoni della sazietà, nell'obeso una riduzione e pertanto non è sorprendente, che il soggetto obeso continui a mangiare'. E aggiunge: 'Ciò indica che, così come accade al paziente diabetico, che non diventa diabetico per sua scelta ma per alcune alterazioni metaboliche geneticamente determinate, l'obesità è la conseguenza di una complessa interazione tra un ambiente obesogeno ed una predisposizione genetica. Nessun diabetico sceglie di diventarlo e neanche il paziente con obesità'.
Pregiudizi e accuse
'Anni di accuse, di giudizi e di pregiudizi hanno convinto il paziente con obesità di essere pigro, reticente e privo di forza di volontà determinando lo stigma dell'obesità', osserva Marco Chianelli, coordinatore della Commissione Ame obesità e metabolismo. Non si tratta di un pregiudizio diffuso solamente nell'opinione pubblica - dicono gli endocrinologi - ma anche nella comunità medica. 'Purtroppo l'assioma 'il paziente obeso, è obeso perché mangia', è ancora adottato da molti medici, anche da alcuni specialisti', denuncia Chianelli. Secondo Ame, si dovrà far comprendere anche un altro importante principio della gestione dell'obesità: il paziente dimagrito non è guarito anzi, dopo il dimagramento indotto dalla dieta le alterazioni metaboliche che determinano l'obesità peggiorano e, in assenza di una terapia cronica, garantiscono un recupero ponderale che viene osservato dalla maggior parte dei pazienti.
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