Cosa provoca l'emicrania? Ora lo sappiamo: finalmente svelata l'origine e perché ne soffrono di più le donne

In Italia colpisce circa 8 milioni di persone, e nel 66% dei casi sono donne anche molto giovani. I trattamenti realmente efficaci sono pochi, ma ci sono importanti novità

di Redazione

L’emicrania rappresenta oggi la prima causa di disabilità al mondo. Colpisce anche la fascia giovane della popolazione e influisce in maniera negativa e severa sulle attività quotidiane di chi ne soffre. Secondo i dati pubblicati dall’Istituto superiore della sanità soltanto in Italia il problema riguarda il 12 per cento della popolazione, ossia 7/8 milioni di persone. A soffrirne maggiormente sono le donne, con un rapporto donne/uomini pari a 3 a 1. I trattamenti realmente efficaci per trattare questo disturbo sono pochi, ma grazie ad un recente studio condotto da un team di ricercatori statunitensi ci sono ora delle importanti novità.

Una ricerca, basata sui dati raccolti attraverso una App che supportava 300mila pazienti nella scelta dei farmaci più idonei alla propria condizione, ha consentito di identificare dei super medicinali che risultano essere da due a cinque volte più efficaci dell’ibuprofene. I risultati dello studio, pubblicati integralmente sulle pagine della rivista Neurology, avrebbero promosso i triptani, la segale cornuta e gli antiemetici.

“Ci sono molte opzioni di trattamento disponibili per chi soffre di emicrania - ha evidenziato l’autore dello studio Chia-Chun Chiang, MD, della Mayo Clinic di Rochester, Minnesota e membro dell’American Academy of Neurology -. Tuttavia, mancano confronti diretti sull’efficacia di queste opzioni di trattamento. Questi risultati confermano che i triptani dovrebbero essere presi in considerazione per il trattamento dell’emicrania, e non prescritti esclusivamente per bloccare gli attacchi considerati gravi”.

Lo studio condotto negli Stati Uniti

I risultati dello studio sono stati ottenuti raccogliendo i dati di 300mila soggetti volontari che hanno segnalato complessivamente oltre 3 milioni di attacchi di emicrania nell’arco di sei anni. L’App da loro usata consente monitorava la frequenza degli attacchi, i fattori scatenanti, i sintomi e l’efficacia dei farmaci usati. Per questi attacchi di emicrania i partecipanti hanno inserito nell’app 4,7 milioni di tentativi di trattamento con farmaci spesso diversi tra loro. Successivamente hanno valutato la minore o maggiore efficacia del farmaco utilizzato. Usando queste informazioni i ricercatori hanno calcolato l’efficacia di ciascun farmaco – 25 appartenenti a 7 diverse classi di farmaci, e con le combinazioni e i dosaggi differenti - rispetto all’ibuprofene.

I migliori farmaci contro l’emicrania

Dallo studio è emerso che le prime tre classi di farmaci più efficaci del classico ibuprofene - uno dei più usati a livello globale - erano i triptani, la segale cornuta e gli antiemetici. I triptani si sono rivelati cinque volte più efficaci, la segale cornuta tre volte più efficace e gli antiemetici due volte e mezzo più efficaci. Analizzando i singoli farmaci, i primi tre classificati erano Eletriptan, ben sei volte più efficace dell’ibuprofene, Zolmitriptan, cinque volte e mezzo più efficace e Sumatriptan, cinque volte più efficace. I ricercatori hanno scoperto che quando utilizzavano Eletriptan, i partecipanti lo trovavano utile il 78 per cento delle volte. Zolmitriptan si è rivelato utile nel 74 per cento dei casi e Sumatriptan nel 72 per cento dei casi. L’Ibuprofene è stato utile nel 42 per cento dei casi. I ricercatori hanno esaminato anche altri gruppi di farmaci come il Paracetamolo e i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). I FANS diversi dall’Ibuprofene erano più efficaci del 94 per cento rispetto all’Ibuprofene. I partecipanti hanno trovato utile il ketorolac nel 62 per cento dei casi, l’Indometacina nel 57 per cento dei casi e il Diclofenac nel 56 per cento dei casi. Tuttavia, il Paracetamolo si è rivelato utile nel 37 per cento dei casi ed è risultato essere il 17 per cento meno efficace dell’Ibuprofene se utilizzato per il trattamento dell’emicrania. Inoltre, è stata valutata una combinazione di farmaci usati per trattare l’emicrania, aspirina, paracetamolo e caffeina, che si è rivelata più efficace del 69 per cento rispetto all’Ibuprofene.

“La nostra speranza - ha commentato Chiang - è che questo studio possa essere di aiuto a tutte quelle persone che non traggono giovamento dall’uso dei farmaci tradizionali. Il nostro studio dimostra inequivocabilmente che esistono alternative più efficaci. I medici, chiaramente, avranno un ruolo molto importante nella lotta a questa condizione dolorosa e debilitante”. Quando si parla di emicrania, condizione ben diversa dal comune mal di testa, si dovrebbero considerare anche le possibili conseguenze a lungo termine. L’emicrania è un “problema complesso” che può essere associata a problemi cognitivi anche gravi. Tutti i sintomi possono avere un impatto importante sulla qualità della vita e sulla produttività di una persona.

Tipologie di emicrania

L’emicrania è una patologia unica, con un definito meccanismo patogenetico: certi sintomi sono ricorrenti in ogni attacco emicranico, altri invece sono variabili.

I 2 tipi di emicrania:

  • emicrania con aura;
  • emicrania senza aura.

Emicrania con aura

L’aura è un disturbo neurologico transitorio che precede la cefalea, insorge gradualmente e dura dai 20 ai 60 minuti.

Può essere di 3 tipi. Il più comune è quello visivo, caratterizzato da punti o linee luminose che si ingrandiscono e tendono ad occupare il campo visivo del paziente, oppure si verifica un restringimento dell’ampiezza del campo visivo. Le altre due modalità sono un disturbo sensitivo ad un solo lato del corpo e un’alterazione della capacità di esprimersi.

I sintomi dell’emicrania

La diagnosi dell’emicrania si basa esclusivamente sui sintomi riferibili dal paziente, non esistono esami strumentali o di laboratorio diagnostici.

L’attacco di emicrania è caratterizzato da un dolore:

•    pulsante e intenso che si presenta solo nella parte destra o sinistra del capo;
•    localizzato a livello della fronte e dietro un occhio;
•    associato a nausea o vomito e a fastidio per la luce e i rumori.

Le cause

L’insorgenza dell’emicrania può essere scatenata da numerosi fattori e da una certa predisposizione: serve che ci sia un cervello emicranico, cioè un cervello iper reattivo e iper sensibile, che non è in grado di filtrare e selezionare in modo adeguato gli stimoli provenienti dall’ambiente esterno e dal nostro organismo. Un soggetto sano, anche se esposto a fattori scatenanti, non svilupperà mal di testa poiché non ha un cervello emicranico.

Quanto dura un attacco di emicrania

Un attacco può persistere dalle 4 alle 72 ore. Nei casi in cui il dolore si protrae oltre - anche una settimana - si parla invece di stato emicranico. Un’emicrania si definisce cronica quando si presenta, per 3 mesi consecutivi, 15 giorni o più nell’arco di un mese.