Dna e delitti: la genetica applicata all'ambito forense
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La criminalistica ha tratto grandi benefici, in tema di identificazione personale, dalle possibilità di analisi offerte dalle recenti tecniche di biologia molecolare rivolte allo studio del Dna, applicabili allo studio delle tracce biologiche. La tipizzazione del DNA ha inoltre permesso l'ampliamento della tipologia delle tracce biologiche utili all'identificazione del reo, in quanto qualsiasi substrato biologico che contiene cellule nucleate è in teoria analizzabile in quanto fonte di Dna.
In ambito giudiziario la possibilità di caratterizzare campioni biologici sulla scena del crimine o, retrospettivamente, riesaminare oggetti sequestrati, permette di ricostruire dinamiche delittuose, individuare colpevoli, scagionare innocenti, riconoscere persone scomparse (Ricci, 2004).
Sulla scena del crimine possono essere reperiti diversi tipi di tracce (essiccate, liquide o assorbite su tessuto) rappresentate dai più comuni liquidi biologici (sangue, sperma, fluido vaginale, saliva) oppure da formazioni pilifere, tracce di saliva presenti su mozziconi di sigaretta, bicchieri, tazzine, francobolli o gomme da masticare, spazzolini da denti, rasoi, tracce di pelle sotto le unghie, frammenti di unghie, ecc. (Rossi e Zappalà, 2005).
L'identificazione in ambito criminalistico ha beneficiato largamente delle applicazioni del DNA. Poter individuare l’appartenenza di un campione ad un soggetto in maniera certa ha un'enorme importanza per un'investigazione. Tutte le cellule dotate di nucleo contengono Dna, identico per uno stesso individuo, per cui la quasi totalità dei materiali biologici lasciati dal nostro corpo o per il nostro contatto con oggetti, sono utili per le analisi consentendo di risalire all'identità personale e di ricostruire dinamiche delittuose (Ricci, 2004).
Ma cosa si intende esattamente per Dna? Ogni organismo vivente è costituito da cellule ed ogni cellula ha un nucleo che contiene il DNA (Acido DesossiriboNucleico). Il DNA umano è una lunga molecola, composta da circa 3 miliardi di paia di basi, nella quale è raccolta una enorme quantità di informazioni, necessarie per lo sviluppo dell’individuo, per il mantenimento dei processi vitali e per la costruzione di un'ampia varietà di strutture biologiche indispensabili per la vita. Il Dna è compattato a formare i cromosomi. I 46 cromosomi di una cellula sono organizzati in coppie: 22 coppie di autosomi e una coppia di cromosomi sessuali. Per ogni coppia, un cromosoma viene ereditato dalla madre e uno dal padre.
La coppia di cromosomi sessuali è costituita da due X per la femmina e da una X e una Y per il maschio. Il cromosoma Y viene trasmesso dal padre ai figli maschi; ogni uomo ha lo stesso identico cromosoma Y del proprio padre, ma anche del proprio nonno, del proprio fratello, del proprio zio paterno ecc. Il DNA mitocondriale viene trasmesso dalla madre a tutti i figli (sia maschi che femmine). Ogni essere vivente conserva infatti nel DNA la memoria biologica dei propri genitori, impressa come un timbro a livello molecolare. I cromosomi sono equamente ereditati dalla madre e dal padre (ogni individuo eredita 50% del suo DNA dal padre e 50% dalla madre), cosicché il confronto del DNA di una persona con i DNA dei genitori consente di stabilire legami di paternità/maternità o di parentela (Ricci, 2010).
Tutte le cellule del nostro corpo contengono lo stesso identico Dna. È possibile confrontare il profilo genetico ottenuto da una traccia di materiale biologico (come sangue, saliva, pelle, frammenti di ossa, capelli) con il profilo genetico del sospettato e/o della vittima anche ricavato da un altro tessuto biologico.
Il test del Dna permette spesso di identificare una traccia e di risalire a chi l’ha deposta, anche a partire da campioni esigui e dopo molto tempo. È fondamentale che il sopralluogo giudiziario sia compiuto con le dovute cautele per evitare contaminazioni. La repertazione e conservazione del reperto è fondamentale per ottenere risultati attendibili dalle analisi del DNA. È sufficiente una piccola parte del campione per le analisi. Molto spesso è quindi possibile compiere accertamenti ripetibili. Il profilo genetico è costante per ogni individuo dall’epoca del concepimento a dopo la morte (Ricci, 2010).
La tecnica che consente la tipizzazione di tracce esigue è rappresentata dalla PCR (Polymerase Chain Reaction) ovvero un processo enzimatico nel quale una precisa sequenza di Dna viene replicata milioni di volte, fino all'ottenimento di un numero di copie di Dna sufficiente alla tipizzazione. Il metodo, rapido, sensibile ed efficace, consente l'analisi di numerosi loci polimorfici in un'unica reazione di Pcr e la successiva definizione di un profilo genetico utile ad attribuire con precisione una traccia ad un individuo sospettato di averla prodotta o a scagionare un innocente (Rossi e Zappalà, 2005).