"Gli uomini che amano troppo sono maschi-zerbino": cosa è la dipendenza affettiva maschile
La dipendenza femminile è statisticamente più frequente e più facilmente osservabile nell’ambito psicologico ma è un disturbo trasversale al genere e all'orientamento sessuale
In tema di dipendenze affettive è diffusa la rappresentazione di donne vittime e di uomini carnefici, come se la sindrome relazionale del "mal d'amore" e le sue conseguenze cliniche ed esistenziali appartenessero esclusivamente all’affettività femminile.
Quest'idea è alimentata dalle cronache di violenza, di stalking e di femminicidio, e trova fertili riscontri nella letteratura specifica. Infatti la gran parte dei libri e dei documenti sulla dipendenza affettiva si concentra sullo scenario psicologico dei rapporti uomo-donna, con lui nella parte del manipolatore perverso e lei nel ruolo della preda soggiogata.
Ciò accade perché questa configurazione è statisticamente più frequente e più facilmente osservabile nell’ambito psicologico e non perché sia la sola possibile. In realtà, la dipendenza affettiva è un disturbo trasversale al genere e all'orientamento sessuale. Riguarda tutti: uomini e donne, omosessuali ed eterosessuali senza soluzione di continuità e si manifesta nei diversi casi con schemi relativamente invarianti.
L’uomo “vittima”, tra vergogna e solitudine. Gli uomini eterosessuali che sviluppano una dipendenza affettiva in una relazione infelice devono affrontare sia il dolore della relazione patologica che sensi di vergogna e d’inadeguatezza paralizzanti. La disinformazione sul tema delle dipendenze affettive maschili e il pregiudizio culturale stigmatizza gli uomini che amano troppo come maschi-zerbino, maschi fragili e atipici. Il risultato è che un uomo eterosessuale in forte difficoltà emotiva in un rapporto sentimentale traumatizzante tende a evitare, a rifiutare l'aiuto o a negare il problema a lungo, col rischio di cronicizzarlo.
Depressione, isolamento, alcolismo e abuso di sostanze, disturbi nella sfera sessuale e ricadute sul funzionamento psico-sociale sono il tributo dovuto da questi uomini all’incomprensione che li circonda.
Tutti sembrano dir loro "Liberati di questa strega!", come se fosse facile. Il carico di questa iper-semplificazione della dipendenza affettiva al maschile può diventare soverchiante e condurre la vittima a peggiorare la propria situazione nel tentativo solitario di risolverla.
La soluzione terribile. Per gli uomini, come per le donne vittime di narcisisti, la soluzione terribile più frequente è accondiscendere alle richieste della manipolatrice: più soldi, più obbedienza, più "sincerità", un figlio "riparatore", una casa nuova, rompere con la famiglia d'origine e i parenti prossimi, nessuna amicizia femminile e così via.
Ogni cedimento produce un trauma: la manipolatrice alzerà la posta in gioco e la vittima precipiterà in un abisso di responsabilità crescenti, da cui potrebbe risultare veramente complesso sollevarsi, sia da un punto di vista psicologico che economico.
Tutto questo è facilitato dalla solitudine in cui i maschi vivono la propria condizione di soggiogamento emotivo.
A differenze delle femmine, i maschi non hanno avuto il vantaggio di un'educazione sentimentale che li autorizzi a condividere le proprie emozioni e a manifestare uno stato di crisi psicologico; di rado possono contare su amici comprensivi ed empatici e, meno ancora, sono disponibili all'idea che una psicoterapia possa sostenerli in modo valido e in tempi brevi.
Leggere libri. Potrebbero allora leggere del problema che li affligge, ma la quasi totalità dei libri sul narcisismo perverso e sulla dipendenza affettiva sono coniugati al femminile e pur trattando di un disturbo, come ho detto, trasversale al genere e all'orientamento sessuale, danno l'idea di essere inadatti al pubblico maschile.
Per questo, sia nel mio libro "I narcisisti perversi e le unioni impossibili" che, soprattutto, ne "Gli uomini amano poco. Amore, coppia, dipendenza", ho dedicato interi capitoli agli uomini vittime di dipendenza affettiva. In particolare, ne "Gli uomini amano poco", delineo sette identikit di donne che, in modi diversi e sottili, instaurano inconsciamente relazioni traumatiche ed invischianti.
Dipendenza affettiva, narcisismo perverso e omosessualità. La frequenza con cui nelle relazioni omosessuali si manifestano dinamiche dipendenti e scenari narcisistici è considerevole, ma relativamente inesplorata.
Ancora una volta, penso, a causa del forte accento “etero-centrico” posto dai ricercatori sul tema, ma soprattutto dal condizionamento culturale che destina dalla nascita le persone gay a orientarsi nel mondo senza modelli o riferimenti, che le depriva di fatto di quell’educazione emotiva, seppure abbozzata, e del senso di legittimità assegnato di diritto ai bambini eterosessuali.
Su questo piano la ricerca psicologica è ai primordi, ma lo studio trasversale e multi-livello della dipendenza affettiva può illuminarci, e ce n’è bisogno, sulla necessità di abbattere argini culturali e stereotipi sociali soffocanti.
Donne, uomini, eterosessuali, omosessuali sono uguali nell’amare, ugualmente fragili, ugualmente vulnerabili e, per inverso, potrebbero essere persone forti, sane e consapevoli, se a livello sociale, culturale e scientifico si costruissero le condizioni di questa parità profonda e fondamentale, oggi trascurata quando non direttamente negata.