La depressione post partum al maschile

La depressione post partum al maschile
di Caterina Steri

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Il detto popolare insegna che l’arrivo di un figlio porta solo ed esclusivamente gioia. Addirittura insegna che il figlio “ripari” i problemi della coppia che l’ha concepito. Ma così non è, sono infatti queste delle convinzioni popolari.

Diverse volte ho parlato di quanto le neomamme possano esser messe a dura prova dall’arrivo di un neonato, quasi mai ho parlato di quanto anche i neopadri possano risentirne.

Ciò non vuol dire che i figli ti tolgano la vita, ma esistono comunque diversi fattori che obbligano a cambiare la quotidianità, che non sempre vengono vissuti con serenità e che portano a scontrarsi con il fatto di non esser più padroni esclusivi del proprio tempo.

So che alcune donne potrebbero volermene per ciò che sto scrivendo, considerato che è su loro che ricade  la maggior parte dell’accudimento del bambino. Senza parlare dell’esperienza sia psicologica che fisica della gravidanza e del parto.

Però esiste anche per gli uomini la possibilità di vivere una crisi in seguito all’arrivo del pargolo, dovuto ad un totale cambiamento della quotidianità, alla frequente deprivazione di sonno, alla necessità di dover accudire e “gestire” la puerpuera in uno dei periodi più difficili, allo stravolgimento ormonale che coinvolge anche gli uomini durante il periodo perinatale, a dei precedenti periodi di depressione che possono ripresentarsi, a preoccupazioni di carattere economico o alla scarsa qualità relazionale con la compagna.

Esistono poi quei casi in cui i padri possono anche sentirsi esclusi dalla diade tra la madre e il neonato.

Esistono degli studi scientifici che ci dicono come il 10 % dei neo papà può soffrire di tale disagio nel primo anno di vita del bambino.

Tra i sintomi possiamo trovare tristezza, insonnia, desiderio di isolamento, difficoltà a concentrarsi e ad essere efficienti e la sensazione di inadeguatezza nei confronti della compagna.

Insomma, è vero che le donne hanno sicuramente un onere maggiore rispetto all’arrivo di un neonato, ma è altrettanto vero che anche i padri possano risentirne, occorre quindi correre ai ripari pure per loro, quando è necessario.

Innanzi tutto occorre poter avere qualcuno affianco con cui poter condividere la propria esperienza. Anche se gli uomini sono sempre più restii rispetto alle donne a comunicare sul piano emotivo.

Tanto fa la qualità della coppia, la libertà di parlare, di sfogarsi, la complicità sia nei momenti di gioia che in quelli più bui. Il reciproco sostegno e quello di amici e parenti possono essere di grande aiuto. Ma quando tutto questo non è sufficiente, quando non si vede una soluzione ai sintomi descritti sopra è meglio chiedere un aiuto professionale per cercarne di affrontare le radici del malessere e debellarlo il prima possibile in modo tale da poter vivere più serenamente possibile il ruolo genitoriale.

28/06/2018
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