Dalla mandragora alla belladonna: le piante velenose scambiate per specie commestibili

di Stefania Elena Carnemolla

Mandragora scambiata per spinaci, o venduta mista a spinaci, con casi di avvelenamento: andare per campi a raccogliere erbette può spesso rivelarsi pericoloso: “L’avvelenamento da verdure non commestibili è molto diffuso soprattutto nel periodo autunnale, quando molti appassionati si recano in campagna per raccogliere vari tipi di verdure: la mandragora (Mandragora autumnalis), che è velenosa, viene spesso scambiata per borragine (Borago officinalis), che è commestibile e utilizzata per minestre, frittate, risotti e ripieno di ravioli”, spiega la Fondazione Campagna Amica di Coldiretti.

“Non raccogliere e mangiare piante spontanee se non si ha una adeguata esperienza”, ricorda l’ Unione Nazionale Consumatori.

Della mandragora, ad esempio, che anticamente si pensava avesse poteri magici, si scopre ora, alla luce dei recenti fatti di cronaca, che, oltre ad essere scambiata per borragine, viene confusa con lo spinacio (Spinacio oleracea). In caso di acquisto di spinaci freschi o surgelati l’Unione Nazionale Consumatori consiglia di controllare che “non ci siano foglie con forme differenti e sospette”, evitandone, in tal caso, il consumo, quindi raccomandando: “Conservate la confezione ed il prodotto sospetto e segnalate il lotto sia all’azienda produttrice che alle autorità di controllo”, rivolgendosi, in caso di ingestione, al Pronto Soccorso o ad un centro antiveleni, dove “potrebbe essere utile mostrare ai medici gli avanzi del cibo”.

“Sarà zafferano?”, ci si potrà, ad esempio, chiedere osservando una pianta di colchico, il Colchicum autumnale, in autunno scambiato per zafferano vero (Crocus sativus) e, in primavera, per aglio orsino o selvatico (Allium ursinum). Come si vede, tanti sosia vegetali che possono trarre in inganno a rischio della salute.

Con l’aiuto di una guida sulla prevenzione delle intossicazioni alimentari da tossine naturali stilata dal Ministero della Salute in collaborazione con altri partner, fra cui il Centro Antiveleni di Milano, vediamo, allora, quali sono i falsi amici vegetali e quali i rischi legati alla loro ingestione. Oltre al colchico scambiato per zafferano o aglio orsino e la mandragora per borragine e, aggiungiamo noi, per spinaci, la guida ricorda l’aconito (Aconitum spp) scambiato per cicerbita violetta o alpina o radicchio dell’orso (Lactuca alpina), il veratro (Veratrum album) per genziana (Gentiana lutea), la belladonna (Atropa belladonna) per mirtillo (Vaccinium myrtillus), la fitolacca americana (Phytolacca americana) per barbaforte o rafano rusticano (Armoracia rusticana), la ginestra odorosa (Spartium junceum) per asparago comune (Asparagus officinalis). “Il medico viene più frequentemente interpellato per ingestioni  di specie ornamentali” ricorda, infatti, la guida ministeriale “ma le intossicazioni più gravi coinvolgono generalmente gli adulti e sono dovute all’uso di piante  selvatiche a scopo alimentare o di automedicazione: le specie  sono utilizzate in modo improprio, oppure avviene uno scambio con specie simili, ma velenose, al momento della raccolta”.

La mandragora e la belladonna, contenenti alcaloidi e tropanici come atropina, iosciamina, scopolamina e spesso usate come smart drug, sono specie ad azione anticolinergica, con la comparsa, cioè, di iperemia, secchezza cutanea, dilatazione delle pupille, tachicardia, aritmie cardiache, confusione, allucinazioni, stupor, coma, convulsioni e con  esiti spesso mortali.

Il colchico contiene, invece, un alcaloide, la colchina, concentrato in particolare nel bulbo. L’ingestione, anche in piccole quantità, scatena sintomi gastrointestinali come nausea, vomito, dolori addominali e diarrea, quindi anemia con  “riduzione dei globuli bianchi e dei fattori della coagulazione dovuta all’azione di depressione sul midollo osseo, perdita dei capelli e alterazioni a carico di tutti gli organi vitali”, mentre, a seconda della quantità ingerita, l’intossicazione può condurre al “decesso nel giro di pochi giorni”.

La fitolacca americana è, invece, una specie ad azione irritante gastrointestinale, con le saponine concentrate nei bulbi/rizomi e nei frutti. L’ingestione causa vomito e diarrea.

Specie ad azione cardiotossica sono l’aconito, usato nell’antichità per “avvelenare le punte delle frecce” e che contiene, in particolare, nelle radici, tossine come l’aconitina, e il veratro, ricco di alcaloidi. Una loro ingestione, oltre a causare vomito, dolori addominali, diarrea, nausea, salivazione abbondante – come nel caso del veratro –, difficoltà respiratorie, può, infatti, alterare il ritmo cardiaco, causando, nel caso dell’aconito, tachicardia, e, del veratro, bradicardia, con conseguente ipotensione.

Ad azione cardiotossica è anche la ginestra odorosa, scambiata per asparago, pianta contenente citisina, nonchè altri alcaloidi chinolizidinici e la cui ingestione causa anche vomito, dolori addominali, ipotensione, debolezza muscolare e sintomi neurologici come confusione, agitazione e rallentamento. 

 

Abbiamo parlato di:

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