Dal cane procione alla rana toro, le specie esotiche dannose per la fauna italiana
Si chiamano specie esotiche invasive quelle trasportate dall’uomo, in maniera volontaria o accidentale, al di fuori dell’area di origine. Una volta introdotte in un nuovo habitat impattano sulla biodiversità locale e in generale sull’ecosistema naturale ed economico del posto. Non tutte le specie esotiche sono dannose, a titolo di esempio, delle 12mila registrate in Europa solo il 10-15% è ritenuto invasivo.
Tuttavia il problema c’è, infatti, lo scorso febbraio è entrato in vigore il Decreto Legislativo 230/2017 per l'adeguamento della normativa nazionale al regolamento (UE) n. 1143/2014, con le disposizioni per prevenire e gestire la diffusione di queste specie. In Italia l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ha messo a punto un sito web dedicato al tema: www.specieinvasive.it.
Ecco una selezione delle specie più curiose diffusesi nel Belpaese, a causa di rilasci o fughe dalla cattività, che rientrano tra quelle aliene invasive.
Lo scoiattolo di Pallas, originario dell’Asia sud-orientale, è stato importato e venduto come animale da compagnia in vari Paesi europei e poi si è diffuso.
Nelle aree di introduzione i danni più evidenti causati da questo scoiattolo sono quelli provocati agli alberi di parchi e giardini per l’attività di scortecciamento, che può rendere le piante suscettibili all’attacco di malattie e parassiti. Sono poi noti danni causati alle linee elettriche e telefoniche, agli impianti di irrigazione e casi di consumo di cereali nei silos di stoccaggio. Infine, da ricerche condotte in Italia, emerge che quando sono presenti sia lo scoiattolo di Pallas sia lo scoiattolo comune, quest’ultimo tende a diminuire numericamente e ad avere una crescita ridotta.
La nutria, grosso roditore, è presente in quasi tutta Europa, Italia inclusa, dove è stata introdotta soprattutto come animale da pelliccia o è arrivata per diffusione spontanea dai Paesi limitrofi.
Tra i danni causati da questa specie spiccano le attività di scavo delle tane lungo argini e canali: una minaccia per l’integrità delle opere idrauliche e per la regimazione delle acque. La nutria può avere effetti negativi anche su varie specie di uccelli acquatici a cui affondano i nidi galleggianti, usandoli come piattaforme per il riposo. L’attività alimentare può portare poi alla contrazione della vegetazione delle zone umide, interferendo con le dinamiche naturali degli habitat.
Il cane procione, carnivoro generalista, è stato introdotto intenzionalmente in Europa per creare popolazioni selvatiche da sfruttare per la pelliccia. In Italia è arrivato per espansione spontanea della popolazione slovena e dalla popolazione austriaca. Tra gli impatti più preoccupanti spicca quello a livello sanitario, in quanto è noto come possa costituire un serbatoio della rabbia silvestre ed essere veicolo per la trichinosi, la rogna sarcoptica e l’echinococcosi. Il Cane procione può avere un impatto negativo nelle aree palustri, sulle comunità di anfibi e sulle colonie di uccelli acquatici per predazione su adulti, piccoli e uova.
Lo scoiattolo grigio in Italia è presente con popolazioni diffuse in Piemonte, Lombardia e Umbria. Nidifica nelle cavità degli alberi oppure su nidi costruiti tra i rami e si nutre con una gran varietà di semi di alberi, ma anche da frutti, funghi, germogli e spesso dai tessuti presenti sotto la corteccia degli alberi.
Si ritiene che questa specie possa arrecare danni alle colture agricole e alle aree boscate, inclusi i giardini privati e i parchi pubblici (per le attività di scortecciamento degli alberi) e danni alle infrastrutture (cavi, strutture in legno e così via) per l’attività di rosicchiamento. Basti pensare che in Inghilterra i costi annuali per la gestione (danni inclusi) dello scoiattolo grigio, sono stimati attorno ai 6-10 milioni di sterline all’anno.
Il tamia siberiano, o scoiattolo giapponese, in Italia è presente soprattutto in prossimità dei parchi urbani con nuclei più stabili in Veneto.
Solitamente trova rifugio all’interno dei vecchi tronchi, tra i crepacci nella roccia oppure all’interno delle lunghe tane che scava sul terreno vicino a pietre, tronchi o radici.
Il principale impatto di questa specie nei confronti dell’uomo è di tipo sanitario:sembra avere un ruolo nella trasmissione della malattia di Lyme, mentre nel caso in cui questi scoiattoli vengano a trovarsi nelle vicinanze di terreni agricoli, giardini e altre colture, possono causare danni alla vegetazione per consumo di frutti.
L’oca egiziana è un uccello acquatico allevato a scopo ornamentale, la cui presenza in Italia è stata segnalata in varie regioni. È legato alle zone umide, ma spesso si alimenta in spazi aperti dove ricerca le essenze erbacee con cui integra la dieta a base di invertebrati.
Nelle aree di introduzione ci sono elementi di preoccupazione per la sua diffusione: alte concentrazioni di oche egiziane possono provocare disagi a causa delle deiezioni e danni nelle aree di alimentazione. Inoltre, l’aggressività dei maschi della specie, per difendere il loro territorio o i loro pulcini, può costituire una fonte di disagio per i frequentatori dei parchi urbani in cui la specie si riproduce.
Il comportamento aggressivo anche nei confronti delle altre specie, può provocare la riduzione delle aree di foraggiamento per le specie autoctone, in particolar modo nei periodi di muta, quando gli uccelli sono inabili al volo.
Il gobbo della Giamaica è un’anatra originaria del continente americano, le cui prime osservazioni italiane risalgono alla fine degli anni ’80, ma la presenza risulta ancora occasionale. Frequenta paludi d'acqua dolce, laghi, stagni, lagune salmastre ed estuari, perché è capace di occupare habitat molto diversificati. Gli impatti sono contenuti, anche se nel Regno Unito è stato condotto un programma di eradicazione finanziato con il contributo dell’Unione Europea (con un budget di quasi 4 milioni di euro dal 2005 al 2011). Un’iniziativa che ha determinato un crollo del 99% della popolazione della specie aliena a favore di quella nativa. A livello europeo, invece, per la gestione del Gobbo della Giamaica sono stati investiti finora circa 11 milioni di euro.
L’ibis sacro, specie originaria dell’Africa a sud del Sahara e dell’Iraq sud-orientale, in Italia è presente in varie regioni, con popolazioni molto localizzate; può vivere in diversi ambienti legati ai corsi d’acqua e alle zone umide dell’entroterra, alle lagune costiere e alle isole, nonché in aree incendiate, ambienti antropizzati, campagne coltivate e le discariche di rifiuti.
Come documentato in Francia, l’ibis sacro è un predatore di uova e pulcini di varie specie di uccelli nativi, ad esempio in un’occasione sono stati osservati due ibis sacri predare tutti i nidi di una colonia di beccapesci.
La pseudorasbora, originaria dell'Asia orientale, in Italia è diffusa in molti fiumi del nord e nelle regioni centrali.
Si tratta di una specie adattabile e resistente, che vive in una grande varietà di ambienti. La sua presenza negli impianti di acquacoltura sembra causare danni economici per via delle modifiche apportate alla catena alimentare. Si ritiene peraltro che abbia un ruolo importante nella diffusione di malattie e parassiti considerati dannosi per altre specie di pesci, motivi per cui è considerata dannosa per le attività di pesca sportiva.
La rana toro è una specie originaria dell’America settentrionale, introdotta in tutti i continenti a esclusione dell’Africa. In Italia oggi è naturalizzata soprattutto in Pianura Padana e in altre località del Nord Italia.
Come tutte le rane è un predatore vorace, che si nutre di una gran varietà di specie animali e una femmina può deporre fino a 20mila uova.
Questa specie potrebbe avere effetti negativi sulla pesca commerciale e le attività di acquacultura. Tra l’altro i costi per la sua gestione sono molto elevati. In Germania per eliminare la specie da cinque stagni sono stati spesi 270mila euro, mentre negli Stati Uniti è stato dimostrato come, attraverso meccanismi predatori, la rana toro sia capace di modificare gli equilibri ecologici e sbilanciare le densità delle specie di anfibi nativi.
La testuggine palustre americana è una specie acquatica originaria degli Stati Uniti orientali e del Messico settentrionale, la cui presenza è stata segnalata in numerosi Paesi del mondo e Italia è diffusa in tutte le regioni, incluse le isole maggiori.
Al pari di altri rettili, la testuggine palustre americana può causare la trasmissione di salmonellosi nell’uomo: in America il commercio dei piccoli di questa testuggine è stato vietato fin dagli anni ‘70 del secolo scorso. Inoltre, potendo predare una grande varietà di specie animali (insetti acquatici, crostacei, pesci e anfibi) e nutrendosi anche di vegetazione acquatica, la sua presenza può influenzare l’intera comunità acquatica degli ambienti colonizzati.
Il gambero rosso della Louisiana, specie originaria del Nord America, in Italia si è insediato in gran parte del territorio.
Questa specie può adattarsi a ogni tipo di ambiente d’acqua dolce, compresi canali, fossi di drenaggio, laghi, stagni, paludi, e varie zone umide a carattere stagionale. I danni maggiori causati dal gambero rosso della Louisiana sono nella destabilizzazione degli argini provocata dalle attività di scavo nei canali di drenaggio e di irrigazione, nonché nelle risaie. Per le dinamiche di competizione e di predazione sulle specie native, può provocare anche stravolgimenti sulla struttura e composizione degli habitat, contribuendo al degrado generalizzato della qualità delle zone umide e quindi alla riduzione della biodiversità.
Tuttavia, lo sfruttamento commerciale del gambero rosso della Louisiana produce dei proventi, quindi è poco chiaro il reale ammontare dei danni effettivi.
Il gambero della California, è originario del nord-ovest degli Stati Uniti e del Canada, e in Europa ormai rappresenta il gambero alieno maggiormente diffuso.
Per la sua attività di scavo, questa specie può causare danni alle rive dei corsi d'acqua e dei bacini. In alcuni paesi, ad esempio in Svezia e in Finlandia, le popolazioni del gambero della California rivestono una crescente importanza per la pesca praticata per fini commerciali e ricreativi. Di fatto, il suo allevamento intensivo sta sostituendo nel mercato europeo la specie nativa: il gambero nobile, ma in questo modo si alterala struttura degli habitat.