Dai banchi di scuola al McDonald's: il discutibile accordo con il colosso del junk food

Dai banchi di scuola al McDonalds il discutibile accordo con il colosso del junk food
di Stefania Elena Carnemolla

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La ministra all’Istruzione, Stefania Giannini, ci crede: il futuro degli studenti delle scuole secondarie può passare anche da un fast food. Lo scorso 18 ottobre, snocciolando i dati del progetto Alternanza scuola-lavoro, costola della Buona Scuola renziana, ha, infatti, presentato nella sede del Miur i “Campioni dell’Alternanza”, sedici soggetti scelti dal ministero per unire scuola al mondo del lavoro. Fra i soggetti, McDonald’s, il colosso americano del fast food, con Benvenuti Studenti, frutto dell’accordo con il ministero: 500 i ristoranti dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, 10.000 gli studenti che ogni anno passeranno dalle aule scolastiche alle piastre per hamburger. 

Il caso, che ha suscitato sconcerto nel mondo della scuola, è diventato anche politico. “Francamente trovo bizzarra questa scelta: da una parte ci sono percorsi educativi in tante scuole italiane rivolte ai ragazzi per un’alimentazione sana e non mi pare proprio che la multinazionale Usa sia un esempio, dall’altra parte non mi sembra che il modello lavorativo della McDonald’s possa essere un esempio educativo. Mi auguro che sia stata una scelta isolata di qualche burocrate di viale Trastevere e che venga al piu presto sconfessata e rivista”. Così l’onorevole Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana  Una scelta che ha sollevato più di un sospetto. “Il Miur deve spiegarci per quale motivo tra le tante possibilità a disposizione si è scelto proprio il colosso del junk food McDonald’s come azienda da coinvolgere nell’alternanza scuola lavoro. Il Miur, per un percorso ed un’esperienza tanto delicata come quella dell’approccio al lavoro da parte di giovani ragazzi e ragazze, poteva scegliere realtà che, anche simbolicamente, trasmettono messaggi diversi rispetto a quelli che possiamo associare al McDonald’s. È insensato mandare i ragazzi delle scuole superiori a lavorare in un fast food e poi educarli ad un’alimentazione sana e consapevole. Aspettarsi un minimo di coerenza dalla scuola tra ciò che predica e ciò che fa, è chiedere troppo?” hanno denunciato i parlamentari M5S delle Commissioni Cultura di Camera e Senato.

Qual è, invece, il punto di vista dei genitori?

Un genitore è il senatore Nicola Morra del M5S: “Cari studenti, benvenuti da Mc Donald’s (gratis). Il colosso dei fast food saluta con un benvenuto il progetto che gli metterà a disposizione migliaia di lavoratori gratis grazie al governo Renzi. Come spiega la multinazionale del cibo-spazzatura, 10mila studenti ‘potranno svolgere nei ristoranti attività di accoglienza e relazione con il pubblico’. Tradotto: i nostri figli faranno i camerieri in un fast food. Gratis. Avete capito bene: il governo che doveva promuovere il brand italiano, le aziende agricole italiane ed il cibo italiano nel mondo, manderà 10mila studenti gratis a prestare servizio nei Mc Donald’s. Il programma è quello dell’alternanza scuola-lavoro, per ‘far capire’ ai ragazzi cosa sia il mondo del lavoro. Ma a me sembra che qui si voglia ‘subalternare’, ‘assoggettare’, lo studente al grande colosso statunitense, per fargli comprendere che cosa lo aspetti fra qualche anno. Cosa impara un ragazzo fra un cheeseburger od un mc chicken, se non la cultura degli allevamenti intensivi, la speculazione capitalista attuata anche sull’alimentazione, la sostituzione della Coca-Cola alle bevande della nostra tradizione e la precarizzazione – o forse sfruttamento – dei lavoratori? Non sarebbe stato più opportuno svolgere questo programma presso aziende agricole italiane che esportano i nostri prodotti in tutto il mondo? Sono senza parole. Un consiglio da padre, prima ancora che da insegnante e da portavoce dei cittadini: non permettete che ai vostri figli insegnino, come modello, la cultura di Mc Donald’s!”.

In bilico il Moige, il movimento italiano genitori: “Da padre”, così, il direttore generale Antonio Affinita “avrei preferito mandare mio figlio in una splendida azienda agricola italiana ma allo stesso tempo non posso escludere McDonald’s a priori. L’alternanza scuola-lavoro è sempre e comunque un valore fermo restando che i ragazzi devono fare un’esperienza utile dove i loro diritti sono garantiti. Ci auguriamo che nell’ambito dell’accordo con il ministero vi siano anche dei controlli. Oggi i ragazzi non hanno la cultura del lavoro; se possono impararla in un ristorante McDonald’s, ben venga questa esperienza. Non entriamo in merito alla natura tecnica, non spetta a noi fare questo tipo di valutazioni. Siamo convinti e vogliamo credere che questo non sia l’escamotage per avere persone che lavorano gratuitamente in cucina. Aspettiamo di vedere le modalità. Se la cultura aziendale la imparano in un ristorante del colosso americano non ho nulla al contrario”.

Di certo c’è che l’accordo con il colosso americano vanifica gli appelli delle linee guida ministeriali per l’educazione alimentare nelle scuole, con il ministero che, preoccupato per la diffusione del sovrappeso e dell’obesità fra i giovani, suggerisce di “disincentivare, nelle Scuole di ogni ordine e grado, la somministrazione di alimenti e bevande contenenti un elevato apporto totale di lipidi per porzione, grassi idrogenati (fonte di acidi grassi trans), alto contenuto di sodio, nitriti o nitrati utilizzati come additivi, coloranti azoici, zuccheri semplici aggiunti e dolcificanti, elevato contenuto di sostanze nervine eccitanti (teina, caffeina, taurina e similari)”, nonché di “incentivare l’offerta di prodotti specifici per chi è affetto da celiachia” e “favorire il consumo consapevole dei prodotti ortofrutticoli”.

Un accordo che non meraviglia. Pochi mesi fa il ministero finse di non sapere nulla allorquando fu interpellato dal M5S sulle iniziative di marketing McDonald’s nelle scuole attraverso un sistema di raccolta punti: “Diverse istituzioni scolastiche italiane sarebbero divenute ‘territorio di conquista’ e target di azioni aggressive di marketing portate avanti da molte aziende della grande distribuzione, le quali si starebbero rivolgendo prepotentemente ad alunni e genitori con slogan e messaggi pubblicitari finalizzati ad incoraggiare gli acquisti in cambio di ‘bollini’ che la scuola cui è iscritto ciascun cliente (o il figlio di ciascun cliente) potrebbe utilizzare per l’acquisto di attrezzature informatiche  e tecnologiche; tra le iniziative degli operatori commerciali l’attenzione deve porsi su un caso limite: l’iniziativa di McDonald’s Italia. Il colosso del ‘junk food’ ha, infatti, promosso una raccolta punti al fine di premiare due istituzioni scolastiche per regione. Al concorso partecipano le primarie e le secondarie di primo grado a cui i clienti di McDonald’s accreditano i punti ottenuti con gli scontrini. Le scuole premiate sono, in ogni regione, quella che ha ottenuto il punteggio maggiore ed un’altra sorteggiata tra quelle che abbiano ottenuto almeno 500 punti. Attualmente sul sito di McDonald’s è pubblicato l’elenco delle 40 scuole vincitrici e numerose sono le notizie disponibili in rete sulle premiazioni celebrate nei singoli ristoranti McDonald’s nel corso delle quali si ringraziano genitori e bambini di essersi recati presso i ristoranti McDonald’s portando punti alla scuola”.

In commissione a rispondere all’interrogazione c’era il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, che, dopo aver negato che il ministero ne fosse a conoscenza, avrebbe dichiarato di essere tutto sommato d’accordo: “Le aziende possono organizzare e promuovere, secondo le loro autonome strategie di marketing, nell’ambito della cosiddetta responsabilità sociale d’impresa, la propria offerta commerciale, anche attraverso l’istituzione di raccolte premi rivolte ai consumatori, prevedendo come possibili beneficiare le istituzioni scolastiche”.

Pertanto, perché meravigliarsi dell’oggi, con l’accordo fra il Miur e il colosso americano?

 

Per un approfondimento 

Alternanza scuola-lavoro Website

 

03/11/2016
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