Cyberbullismo: quando il bullismo si sviluppa su Internet
L'avvento di internet e dei social network ha fatto sì che questi ultimi siano diventati lo strumento attraverso il quale molte persone, soprattutto i giovani, possano esprimere se stesse con la possibilità di condividere il proprio mondo con gli altri. D'altra parte i social network hanno creato un terreno ideale per lo sviluppo in altra forma di molti problemi dei giovani, come il bullismo che diventa cyberbullismo laddove è generato nella rete.
Il cyberbullismo sfrutta la comunicazione digitale ed in questo modo il cyberbullo ha l'opportunità di rimanere anonimo oppure di fingersi qualcun altro, avendo così la possibilità di non uscire allo scoperto, anche se ogni comunicazione digitale lascia comunque delle tracce, rendendo vani i tentativi di rimanere anonimi (Tonioni, 2014).
Il cyberbullo, spalleggiato dai molti spettatori, non pone limiti alle persecuzioni nei confronti della sua vittima.
Le modalità digitali usate per denigrare, ridicolizzare oppure offendere sono molte e per lo più sconosciute agli adulti.
Una prima modalità si chiama “flaming” sono litigi online caratterizzati da termini violenti e volgari che possono coinvolgere una singola persona o un gruppo di amici.
L'”harassment” è la spedizione ossessiva e ripetuta di messaggi denigratori fino a diventare una vera e propria molestia.
“Put down” significa denigrare qualcuno attraverso email, sms, post, con l'obiettivo di ledere la reputazione della vittima agli occhi degli altri.
“Masquerade” riguarda la sostituzione di persona con lo scopo di spedire messaggi a nome altrui, dopo essere entrati nel suo account o pubblicare contenuti offensivi o volgari che screditano la vittima.
“Exposure” è la rivelazione di informazioni inventate o estorte sulla vita privata della vittima senza che questa possa rimediare in alcun modo.
“Trickery” si manifesta come un tradimento affettivo, in quanto si ottiene la fiducia della vittima che in buona fede rivela confidenze del suo privato che prontamente vengono messe in piazza dal bullo.
“Exclusion” si verifica quando una persona viene esclusa bruscamente e con intenzione da un gruppo online, una chat o un gioco interattivo.
“Cyberstalking” è un invio ripetuto di messaggi denigratori, comprese minacce esplicite, che hanno lo scopo di impaurire la vittima e che possono sfociare in episodi di aggressione fisica. “Cyberbashing” si verifica quando la vittima viene aggredita o molestata mentre altri riprendono la scena con la telecamera del cellulare. Le immagini vengono poi postate in rete, visibili a tutti e commentate (Tonioni, 2014).
Nell'ambiente scolastico è difficile scrollarsi di dosso determinate etichette, così la vittima inizia a soffrire fino a manifestare stati d'ansia, disistima, depressione, abbandono scolastico e, solo nei casi più gravi, anche il suicidio. Dal canto suo, il bullo diventa schiavo della sua aggressività e del ruolo che si è costruito.
Il fulcro del cyberbullismo sta in un difetto della comunicazione affettiva tra figli e genitori. In particolare l'assenza genitoriale bullizza i bambini e gli adolescenti, cioè li rende incapaci di gestire le emozioni provate e di esprimerne il significato a parole. Sia le vittime sia i bulli non sanno tradurre a parole ciò che provano. In certi casi, non riescono nemmeno a capire quello che provano tanto da dissociarsi da determinate situazioni negative: i bulli da quello che fanno e le vittime da ciò che subiscono.
I genitori di un piccolo bullo avranno l'inclinazione a giustificare il suo comportamento, negando i problemi e mostrandosi risentiti, perchè considerano il figlio vittima della situazione. I genitori di una piccola vittima, invece, proveranno paura e ansia per il figlio, impegnato nelle prime relazioni sociali, e una sorta di diffidenza nei confronti degli altri bambini e delle loro famiglie. In entrambi i casi, i genitori si sentono in colpa e spesso chiedono continue conferme a educatori e insegnanti sul fatto che il loro figlio non abbia problemi, il che mostra come comportamenti opposti possano avere la stessa radice (Tonioni, 2014).
Per questi motivi tutta la società può e deve dare il suo contributo perché il cyberbullismo rappresenta un problema sociale che riguarda non solo le parti coinvolte, ma tutti coloro che perseguono nella loro vita l'educazione e il rispetto per gli altri. In quest'ottica non bisogna abbassare la soglia di attenzione nei confronti dei bulli che altrimenti sono portati a pensare di poter agire indisturbati.
Fondamentale è la prevenzione che da una parte aiuta ad identificare immediatamente quei piccoli segnali di bullismo che potrebbero evolversi in un vero e proprio comportamento delinquenziale del bullo, e dall'altra riduce il rischio che la vittima possa sviluppare problemi legati alla sfera affettiva e relazionale.