Creme, gel, sieri per sbiancare la pelle sono sicuri per la salute?
Molto in voga nei paesi extra-europei, al centro di traffici illeciti, spesso usati in modo improprio e oggi anche per sbiancare vulva e ano
L’ultimo sequestro è dello scorso settembre, avvenuto, grazie a scanner e raggi X, all’aeroporto di Bari dove doganieri e finanzieri hanno bloccato un viaggiatore nigeriano proveniente da Addis Abeba e sbarcato con un carico di prodotti dannosi per la salute pronti a essere commercializzati in Italia. Nel bagaglio 3.010 compresse di un potente analgesico ad azione centrale, 36 creme per il viso con un glucocorticoide di sintesi, 41 flaconi di creme sbiancanti a base di idrochinone.
Nel 2016 un carico illegale di creme sbiancanti è stato, invece, sequestrato all’aeroporto di Palermo dopo essere stato scoperto, ben occultato, nel bagaglio di una cittadina nigeriana. Nel 2014 all’aeroporto di Torino un cittadino nigeriano è stato bloccato e denunciato per illecita importazione di prodotti non a norma. Nel suo bagaglio? 51 barattoli di creme sbiancanti a base di idrochinone per un totale di 26 kg di prodotto. Nel 2012 all’aeroporto di Napoli le autorità hanno sequestrato 516 confezioni di crema cortistoroide che un cittadino nigeriano aveva nascosto nel bagaglio. La crema, prodotta in Italia e priva dell’autorizzazione dell’ Agenzia Italiana del Farmaco, era stata esportata in Africa e reintrodotta illegalmente in Italia per essere commercializzata abusivamente. In Italia arrivano spesso anche copie contraffatte, con la dicitura prodotto italiano, di creme fabbricate altrove.
LA ROTTA ILLEGALE DELLE CREME SBIANCANTI
Le creme sbiancanti non a norma sono tra le merci più contrabbandate. Se non scoperte in tempo, immesse sul mercato possono causare gravi danni alla salute dei potenziali consumatori. Molto utilizzate in Africa, Asia e America Latina per lo sbiancamento cutaneo a fini estetici, chi tenta di introdurle altrove sa che può contare su una buona domanda, anche fra la clientela di pelle bianca interessata più ai prezzi a buon mercato che alla qualità e alla sicurezza dei prodotti e che cerca nelle creme sbiancanti alla buona una soluzione, senza nessun consulto medico, contro macchie causate da farmaci, fra cui i contraccettivi orali, nonché da una cattiva esposizione al sole o a lampade e lettini abbronzanti, inquinamento, età, gravidanza, acne, dermatiti, psoriasi. Non basta, infatti, che un prodotto venga commercializzato come sbiancante o schiarente per farne un prodotto sicuro questo perché ci sono prodotti e prodotti: sono gli ingredienti quelli che contano. Non sono, infatti, poche le persone di pelle bianca che considerano questi prodotti dei semplici cosmetici tanto da ricercare per accelerare il processo di sbiancamento, uniformando il colore della pelle, prodotti a base di idrochinone e altri ingredienti dannosi per la salute. Un rischio maggiore in caso di un loro uso in gravidanza per eliminare il cloasma, la tipica macchia scura che compare sul viso tanto da essere chiamata maschera della gravidanza.
Nel 2014 l’Agenzia Italiana del Farmaco ha, ad esempio, organizzato un seminario sul traffico illegale di creme sbiancanti. Un traffico in continuo incremento di questi prodotti, nei paesi extra-europei considerati cosmetici, da qui il loro uso improprio. Nei paesi extra-europei, infatti, queste creme vengono “distribuite come cosmetici oppure vendute attraverso canali non regolati dalle norme sanitarie” entrando “non di rado” nei circuiti del commercio illegale.
SOSTANZE PERICOLOSE
A preoccupare non è solo cattivo uso di molti prodotti sbiancanti ma anche la presenza di sostanze dannose per la salute oltre all’idrochinone, il mercurio. L’idrochinone, ad esempio, famoso per inibire la formazione della melanina: per capirne la pericolosità aiuta l’allegato VI del regolamento comunitario (CE) 1272/2008 sulla classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze e delle miscele. Sappiamo, ad esempio, che l’idrochinome è nocivo se ingerito; che può provocare reazioni allergiche cutanee; che può causare irritazione oculare e gravi lesioni agli occhi; ch’è sospettato di provocare alterazioni genetiche; che può provocare il cancro; ch’è molto tossico per gli ambienti acquatici. Ciononostante la legislazione comunitaria ne consente l’uso solo in due casi ai sensi del regolamento CE) 1223/2009 sui prodotti cosmetici. L’idrochinone è, infatti, autorizzato, ma con la raccomandazione di evitarne il contatto con la pelle, per uso professionale nei kit di unghie artificiali con concentrazione massima nei preparati pari allo 0,02% dopo la miscelazione. Il suo uso è, quindi, ammesso per uso generale e professionale come colorante ossidante in tinture per capelli con concentrazione massima nei preparati pronti per l’uso pari allo 0,3%. Per quest’ultimo utilizzo la raccomandazione è di non usare il prodotto per tingere ciglia e sopracciglia, sciacquando immediatamente gli occhi in caso di contatto. L’utilizzo dell’idrochinone sulla pelle è, invece, consentito sotto forma di preparazione galenica solo se prescritto dal dermatologo. Come spiega, infatti, un rapporto dell’ Istituto Superiore di Sanità in ambito medico è previsto il ricorso a sbiancanti ma per “ridurre gli esiti iperpigmentari derivanti da traumi o da patologie cutanee infiammatorie”.
L’uso allegro di certe creme sbiancanti ha messo nel mirino anche sostanze della famiglia del cortisone come il clobetasolo e il betametasone che se in Europa sono autorizzati come ingredienti di medicinali dermatologici, diventano altra cosa nel caso delle creme sbiancanti in particolare se utilizzate giornalmente, anche per anni, come cosmetici. L’abuso di creme a base di corticosteoridi, come emerso dal seminario dell’Agenzia Italiana del Farmaco, può, infatti, provocare danni a livello cutaneo come iperpigmentazione, ipertricosi, comparsa di strie cutanee simili a smagliature, nonché a carico dell’organismo con comparsa di diabete, ipertesione arteriosa, malfunzionamento dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene a causa degli “effetti sistemici derivanti dall’assorbimento cronico del principio attivo”.
C’è poi il mercurio, il cui contatto con la pelle, spiega un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità sugli aspetti regolatori e le problematiche emergenti relativi ai prodotti cosmetici, può provocare “lesioni irritative” come chiazze ipercheratosiche o piccole vescicole, che tendono a raggrupparsi e che, una volta esplose, danno vita a lesioni crostose. Nonostante la sua tossicità, l’uso del mercurio nelle creme sbiancanti non è casuale dal momento che questa sostanza, spiega il rapporto, è considerata “molto efficace nel trattamento delle macchie scure e dell’iperpigmentazione post-infiammatoria”.
IL MITO DELLA PELLE BIANCA
Nel seminario dell’Agenzia Italiana del Farmaco si è parlato anche degli aspetti psico-sociali dell’uso di creme ad azione sbiancante, cosa che si può sintetizzare come: vivere come handicap e fastidio una pelle che non sia bianca. “I modelli di fascino” si legge, ad esempio nel rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità “continuano ad essere rappresentati da uomini e donne bianche o bionde; pertanto le creme sbiancanti hanno conquistato una larga fetta di mercato. Prodotti a base di idrochinone, mercurio e corticosteroidi sono in grado di sbiancare la cute, ma il loro uso scorretto può causare ustioni o altre lesioni deturpanti. Il colore della cute, nonostante le lotte sociali per l’uguaglianza, rappresenta ancora un fattore discriminante. Mass-media e informazione tuttora promuovono il mito hollywoodiano della bellezza white only, associando successo, intelligenza e grazia a una cute candida. Pertanto, le popolazioni di cute scura negli ultimi anni hanno fatto un uso crescente dei cosiddetti cosmetici sbiancanti, sia nei paesi d’origine sia, a maggior ragione, nei paesi dove emigrano. I prodotti cosmetici sbiancanti sono utilizzati per schiarire il colore della cute, particolarmente diffusi in Asia, in America Latina e in Africa, dove lo schiarimento della pelle è parte fondamentale della rincorsa verso un ideale di bellezza occidentale. Le popolazioni di questi paesi immigrate in Italia continuano a far uso di queste sostanze, perlopiù vietate in Europa, reperendole tramite il mercato illegale”.
Il tema dello sbiancamento cutaneo a fini estetici per emulare le pelli bianche è, ad esempio, al centro del documentario A Gentle Magic della regista e documentarista sudafricana Lerato Mbangeni. Un titolo non casuale: Gentle Magic è, infatti, il nome di una crema schiarente molto in voga in Sud Africa, dove il documentario è stato girato fra Johanessburg, Città del Capo e Easter Cape. Tesi del documentario è che lo skin bleaching, di cui vengono analizzati i rischi per la salute, sia frutto di un complesso sociale che si respira sin dalla tenera età e, in tal senso, radicato nella mentalità delle persone con pelle scura, che crescono con il complesso di non essere nate bianche tanto che c’è chi ha bollato le creme sbiancanti come una “pericolosa eredità coloniale”.
POLITICALLY CORRECT
Dopo il riaffacciarsi sulla scena, all’indomani dell’uccisione di George Perry Floyd, la scorsa primavera, del movimento Black Lives Matter, nato nel 2013 per protestare contro le violenze ai danni delle persone di colore, il tema della pelle scura è tornato alla ribalta tanto da influenzare alcune case cosmetiche pronte ad assecondare il pensiero politically correct del momento. Come L’Oréal che ha deciso di eliminare le parole bianco/sbiancante/chiaro da tutti i prodotti nati per uniformare il colore della pelle, la multinazione Unilever di cancellare la parola fair dal nome della crema sbiancante Fair & Lovely e la Johnson & Johson con l’annuncio che non avrebbe più venduto il suo siero sbiancante Fine Fairness per sostituirlo con l’idratante Clear Fairness Cream. Ciò, è stato osservato, non placherà, comunque, le critiche contro le star come quelle indiane di Bollywood accusate di essere le più fedeli testimonial di alcuni di questi prodotti sbiancanti e in tal senso complici di un “diktat estetico” dagli spiacevoli risvolti sociali.
SBIANCAMENTI TABÙ
Una moda che impazza è quella dello sbiancamento dell’ano, una moda nata a Los Angeles, in California, e diffusasi un po’ ovunque e con le star a fare da apripista. “Alcuni uomini” spiega chi ben conosce questa pratica “incoraggiano le loro donne ad effettuare questo tipo di trattamento in quanto zone genitali pulite e completamente rasate rendono più emozionante il loro rapporto di coppia. Oppure ci sono donne che scelgono di utilizzare prodotti per lo sbiancamento anale con il semplice obiettivo di voler unificare il tono della pelle dei genitali con il resto il corpo o, ancora, solo per moda, emulando le celebrità che già applicano questa procedura”. Con quali rischi? Ad esempio quello di affidarsi a creme sbiancanti a base di idrochinone; di rivolgersi ai saloni di bellezza e quindi ad ambienti non sterili con il pericolo di contrarre infezioni; di farsi massacrare la zona anale, fra gli altri molto delicata, con il laser rimediando cicatrici e macchie cutanee. Sul banco degli imputati c’è anche la criogenia, un trattamento a temperature glaciali. Sono molti coloro che si chiedono se per un vezzo sia davvero il caso di irritare l’ano, provocarne il gonfiore, farne sede di fastidiose vesciche tanto che c’è chi tenta la carta delle creme a base di ingredienti naturali come l’estratto di liquirizia, di mandorle dolci, di pratolina comune.
Non solo ano e zone confinanti, c’è chi osa ancora di più, promettendo di poter sbiancare la vulva, indicando come soluzione una crema dal nome pruriginoso, a proposito di prurito. Il segreto? Un principio attivo dal potere schiarente capace di ridurre l’attività dei melanociti inibendo, così, l’enzima della melanina che inscurisce la vulva e garantendo una una buona idratazione grazia burro di karitè, olio di mandorle dolci, vitamina C, vitamina E. E per chi non ama la crema, ci sono sieri e gel per il trattamento di una ancora tabù.
RIMEDI NATURALI
Per il trattamento di efelidi e altre macchie cutanee c’è chi suggerisce succhi, decotti, lozioni a base di ingredienti naturali come tarassaco, limone, prezzemolo, crescione, alchemilla, genziana maggiore.
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