Congedo dal lavoro per le donne che soffrono di mestruazioni dolorose: l’Italia al palo
Pioniere era stato nel 1947 il Giappone, mentre in Italia è naufragato un progetto di legge. Intanto l’India ha aperto anche ai transgender
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L’Italia è un paese per donne? Negativo. L’ultimo dei segnali in tal senso è il naufragio di un progetto di legge del 2016 delle deputate Romina Mura, Daniela Sbrollini, Simonetta Rubinato, Maria Iacono sulla possibilità per le donne che soffrono di dismenorrea, cioè, di mestruazioni dolorose, di potersi assentare dal lavoro per tre giorni ogni mese.
PATOLOGIA
La dismenorrea è considerata una vera e propria patologia. Una patologia molto diffusa, di cui molte donne soffrono fin dall’adolescenza, già quando i campanelli d’allarme, spiega, ad esempio, la Fondazione Italiana Endometriosi, sono un forte senso di stanchezza, con spossatezza e affaticamento frequenti; ciclo abbondante, irregolare, molto doloroso; spotting intermestruale, cioè, perdite ematiche marroni tra una mestruazione e l’altra; stitichezza, diarrea, dolori durante la defecazione; difficoltà a urinare, con dolore o bruciore durante la minzione; cistite; nausea e disturbi gastrici; dolore pelvico cronico. La dismenorrea è primaria quando dietro il dolore, spiega, invece, la clinica Humanitas, non c’è una “causa specifica”, mentre quella secondaria può essere dovuta a patologie dell’apparato riproduttivo come endometriosi, adenomiosi, fibromi uterini, infezioni o stenosi, cioè, restringimenti, della cervice uterina.
Una patologia che, ancora oggi dove la parola mestruazioni è un tabù, molte donne tendono a nascondere per imbarazzo o per paura di non essere capite o credute. Nonostante i numeri considerati allarmanti, anche la dismenorrea, così come tutti gli altri disturbi mestruali – anomalo sanguinamento dell’utero, assenza di ciclo mestruale o amenorrea, menopausa prematura o insufficienza ovarica primaria, sindrome premestruale – è argomento di cui è sempre più difficile parlare. Di numeri allarmanti, dicevamo. Nella sola Italia, secondo le recenti statistiche, ne soffrono dal 60 al 90 per cento delle donne, causando, con ciò, ricordava il citato progetto di legge, “tassi dal 13 per cento al 51 per cento di assenteismo a scuola e dal 5 per cento al 15 per cento di assenteismo nel lavoro”.
PREGIUDIZI
La parola assenteismo utilizzata nel progetto di legge tradisce la percezione negativa che si ha delle donne che s’assentano dal lavoro durante il ciclo mestruale. La legge ambiva, così, a ristabilire il diritto per una donna affetta da dismenorrea a potersi assentare senza per questo essere mal giudicata o subire ritorsioni: “La donna lavoratrice che soffre di dismenorrea, in forma tale da impedire l’assolvimento delle ordinarie mansioni lavorative giornaliere, ha diritto di astenersi dal lavoro per un massimo di tre giorni al mese”. Un congedo che il progetto di legge sottraeva ad altri contesti: “Il congedo mestruale non può essere equiparato alle altre cause di impossibilità della prestazione lavorativa e la relativa indennità che spetta alla donna lavoratrice non può essere computata economicamente, né a fini retributivi né contributivi, all’indennità per malattia”.
L’altra novità riguardava il ventaglio delle donne che ne avrebbero potuto beneficiare, cioè, “lavoratrici con contratti di lavoro subordinato o parasubordinato, a tempo pieno o parziale, a tempo indeterminato o determinato ovvero a progetto”. Un congedo di cui usufruire facilmente, presentando un certificato medico rinnovato entro il 31 dicembre di ogni anno e presentato ai datori di lavoro entro il successivo 30 gennaio.
Il progetto di legge, anche se accolto con entusiasmo, non fu, tuttavia, esente da critiche. Vi fu, infatti, chi ne parlò, ma senza offrire alternative in merito, come di una “legge maschilista” perché, nel creare un clima di diffidenza dei datori di lavoro verso le donne, ciò avrebbe penalizzato l’occupazione femminile. Le donne ancora una volta sotto ricatto, un po’ come quelle in stato di gravidanza.
ARRETRATEZZA E PROGRESSO
Un problema culturale, quello analizzato, che sembra riguardare, in particolare, l’Italia. Altrove, infatti, è già progresso. Lo stesso progetto di legge ricordava come in Italia il dibattito sul congedo mestruale per le donne che soffrono di dismenorrea, si fosse acceso dopo che la Coexist, una scuola di cucina di Bristol, aveva deciso d’inserire nel suo statuto l’esenzione dal lavoro per le lavoratrici con ciclo mestruale doloroso, consolandosi con il fatto che dopo ogni mestruazione le donne fossero tre volte più produttive, un modo per recuperare i giorni di stop forzato. In realtà prima della Coexist era stata la Nike, nel 2007, ad inserire il congedo mestruale nel proprio codice di condotta. La palma, tuttavia, va all’Estremo Oriente, dove nel 1947 alcune aziende giapponesi avevano adottato il seirikyuuka, imitate nel 1948 dall’Indonesia. In tempi più recenti il congedo per donne che soffrono di dismenorrea è stato adottato in Sud Corea nel 2001 e a Taiwan nel 2013.
Un ulteriore passo in avanti l’ha fatto nel 2020 Zomato, una multinazione indiana attiva nella ricerca on line di ristoranti, nonché nella consegna di cibo a domicilio, che ha esteso il congedo mestruale non solo alle lavoratrici ma anche ai dipendenti trangender. Slogan dell’iniziativa, con scritta rosso sangue su un assorbente: menstruation isn’t dirty, le mestruazioni non sono sporche.
Ad annunciare l’iniziativa con una nota Goyal Deepinder, fondatore e amministratore delegato di Zomato, spiegando come fosse nata dalla consapevolezza delle diversità biologiche fra donne e uomini, da qui l’importanza di “dare spazio ai nostri bisogni biologici”. Consapevole delle difficoltà incontrate dalle donne che soffrono di dismenorrea, Deepinder ha esortato le lavoratrici a non provare né stigma né vergogna nel richiedere un congedo periodico, invitandole, piuttosto, a segnalare eventuali molestie o commenti di cattivo gusto da parte di uomini e anche di donne dopo la richiesta del congedo mestruale o solo per il fatto di averne parlato. Minacce o commenti considerati come vere e proprie molestie sessuali. La nota conclude con un ammonimento agli uomini, cui viene ricordato che le colleghe in congedo mestruale non devono essere considerate un problema, che quello che attraversano è per loro fisiologico, ch’è importante fidarsi di loro quando dicono di star male e soffrire, da qui l’importanza di sostenerle se si vuole costruire “una cultura veramente collaborativa”.
Tutt’altro clima rispetto all’Italia dove l’unica preoccupazione sono ancora oggi i datori di lavoro: e se ostacolassero una donna che soffre di dismenorrea? ci si continua a chiedere. Come impedire passi in avanti verso la civiltà, soffocandone le ambizioni.
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