Concime per orto e giardino dagli scarti: come prepararlo in casa
Orti, giardini, terrazzi e balconi sono luoghi dove trascorrere ore liete. Il primo pensiero, nel preparare vasi e terreno, va al concime: quale usare? Si può risparmiare e, al tempo stesso, rispettare l’ambiente? Sì, se il concime è, in particolare, quello fatto in casa con scarti organici.
La Fondazione Campagna Amica di Coldiretti ne fa un elenco: scarti di frutta e verdura, fiori recisi, resti di piante, pane, gusci d’uovo, fondi di caffè, filtri del tè, foglie, paglia, segatura, rami, scarti di falegnameria, carte e cartone senza vernici, cenere, avanzi di carne, pesce, salumi e formaggi, sabbietta per animali domestici, tracce di piante resistenti alla degradazione, ad esempio, gli aghi di pino. Vietati, invece, i materiali plastificati, la carta oleata per alimenti, riviste patinate o con stampe a colori, tessuti, filtri di aspirapolvere e scarti di falegnameria trattati chimicamente. Tutti questi materiali, grazie all’azione di microrganismi, che li utilizzano come nutrimento, vengono trasformati in materiale inorganico, humus, pronto per la coltivazione di piante e fiori.
Conviene? Sì, perché in molti Comuni, ricorda la Fondazione Campagna Amica, è previsto “uno sgravio nella tariffa dei rifiuti a fronte di una dichiarazione da effettuare su appositi moduli”.
Cosa serve per fare un buon compost casalingo? Innanzitutto, la compostiera, di solito, spiega la Fondazione Campagna Amica, di plastica o in legno con prese d’aria per evitare “fenomeni di putrescenza”. In alternativa, basterà un cumulo in giardino e, per chi ha problemi di spazio, semplici vasi di terracotta, mescolando il contenuto più volte la settimana.
Cosa gettarvi, in particolare? Via libera agli scarti vegetali, con qualche limitazione per quelli di origine animale, questo perché “il contenuto di carbonio” spiega la Fondazione Campagna Amica “presente in gran quantità nelle piante, nel compost deve essere 30 a 1 rispetto all’azoto contenuto nelle proteine animali”.
Una volta nella compostiera, gli scarti vengono “aggrediti da batteri compostatori” che, grazie all’ossigeno, degradano i rifiuti, formando un “terriccio appetitosissimo” per le piante. La presenza dell’ossigeno è, infatti, fondamentale: nella composteria non andranno, pertanto, materiali plastici, di vetro o di metallo. “In caso contrario” spiega la Fondazione Campagna Amica “fenomeni di putrescenza causeranno l’emissione di cattivi odori e di gas climalteranti, come ad esempio il metano. È quel che accade nelle discariche, dove la mescolanza di prodotti plastici e organici crea un mix davvero pericoloso per l’ambiente e la salute”.
Passato qualche tempo, si va dai 3 ai 6 mesi, si avrà un compost formato da “materiale grossolano” e da una polvere tipo terriccio. In tal caso, spiega la Fondazione Campagna Amica, bisognerà separare le due parti con un setaccio, ricollocando i residui nella compostiera e cospargendo ciò che si vuole concimare di compost già pronto: un semplice pugnetto sotto ogni pianta.
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