Con l'ippoterapia si superano limiti e si cresce trovando un proprio ruolo
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L'ippoterapia, detta anche terapia con il mezzo del cavallo (TMC), è definita come “un complesso di tecniche rieducative utilizzate per l'ottimizzazione dei danni motori, sensoriali, cognitivi e comportamentali attuate attraverso la pratica di un'attività ludico-sportiva che ha come mezzo il cavallo” (Frascarelli, 1989). Questo tipo di terapia agisce, attraverso l'interazione uomo-cavallo, sia a livello neuromotorio sia a livello neuropsicologico. Essa è indicata nel trattamento di molte patologie: paralisi cerebrali infantili, poliomelite, ictus, lesioni midollari conseguenti a traumi alla spina bifida, schizofrenia, autismo, psicosi infantili, vari disturbi sia del comportamento che dell'equilibrio, ecc.
L'ippoterapia ha origini antiche perché il cavallo, con le sue particolari doti di sensibilità, di adattamento, di intelligenza è ritenuto una 'straordinaria medicina'. L’uso dell'equitazione a scopo terapeutico ha avuto inizio già nell'opera di Ippocrate di Coo (460-370 a.C.), che consigliava lunghe cavalcate per combattere l'ansia e l'insonnia. Una prima documentazione scientifica sull'argomento viene fatta risalire al 1759 grazie al medico Giuseppe Benvenuti. Alla fine della prima guerra mondiale il cavallo è entrato nei programmi di riabilitazione, inizialmente in Scandinavia e in Inghilterra, poi in numerosi altri paesi.
L'ippoterapia è stata introdotta in Italia nel 1975 dalla dottoressa belga Danièle Nicolas Citterio che ha contribuito all'uso terapeutico del cavallo anche attraverso l'opera dell'Associazione Nazionale Italiana per la Riabilitazione Equestre (ANIRE). In occasione del 4th International Therapeutic Riding Congress svoltosi ad Amburgo nel 1982, l'intervento riabilitativo per mezzo del cavallo è stato suddiviso in tre fasi (Angelini e Marino, 2006):
Ippoterapia - Consiste nell'avvicinare il disabile al cavallo e all'ambiente della scuderia e poi nel metterlo in sella (accompagnato da un istruttore), senza prevedere il suo intervento attivo nella guida dell'animale. È riservata dunque a disabili incapaci di mantenere la posizione in sella e di condurre il cavallo in modo autonomo.
Rieducazione equestre - Consiste nell'insegnare a guidare più o meno autonomamente il cavallo a seconda delle possibilità del disabile.
Equitazione sportiva per disabili - Rappresenta il raggiungimento di una notevole autonomia del soggetto, con possibilità di svolgere normale attività di scuderia e di equitazione, a volte agonistica.
La posizione assunta in sella, il movimento del cavallo, il contatto con la natura in un ambiente sereno e non medicalizzato producono in tutti, e non solo nei soggetti con disabilità, effetti positivi che si trasmettono al corpo e alla mente. Infatti il cavallo stimola la persona sia a livello motorio grazie ai movimenti particolari dati dalla sua andatura, sia a livello emotivo. Il disabile, attraverso l'attività col cavallo, impara a sentire ed utilizzare il proprio corpo come strumento di comunicazione con l'ambiente e come mezzo di espressione di motivazioni, di bisogni e di emozioni.
Ogni seduta si svolge solitamente una volta alla settimana e dura 45 minuti, articolandosi generalmente nel modo seguente (Pasquinelli, Allori e Papini, 2009): pulizia del cavallo, bardatura, conduzione del cavallo in campo, salita a cavallo, attività a cavallo, discesa da cavallo.
Il lavoro a terra, ovvero l'accudimento del cavallo da terra, costituisce la prima basilare fase di avvicinamento e conoscenza dell'animale (ad esempio: mettere la sella, collocare i finimenti, pulirli, spazzolarli, liberare gli zoccoli dal fango accumulato). Una buona impostazione del lavoro a terra facilita molto il lavoro sopra il cavallo, poiché consente all'allievo di prendere confidenza con l'animale, imparandone a interpretare le reazioni. Ciò dona sicurezza e fiducia al futuro cavaliere. Inoltre è attraverso questi compiti che si sviluppa ancora di più quel vincolo affettivo che lega il disabile al proprio cavallo. È importante che gli allevi affrontino la salita e la discesa da cavallo con la massima calma e sicurezza, in modo da canalizzare ed interiorizzare in modo positivo le contrastanti emozioni (gioia, ansia, euforia, paura ecc.) che solitamente sono vissute in questi momenti.
In sostanza, l'ippoterapia è un intervento di riabilitazione globale, che spinge il soggetto disabile a non fissarsi sulle proprie limitazioni, ma a credere nelle reali possibilità di crescere e di trovare un proprio ruolo. Questo metodo va inserito comunque all’interno di un più ampio progetto personalizzato in base ai bisogni, ai progressi ottenuti ed ai futuri obiettivi del soggetto così da garantirgli una qualità di vita sempre migliore.