Comparansia, che cosa è e come crea depressione nei giovani dipendenti dai social: l'analisi della psicologa
Le immagini di vite perfette e modelli di bellezza irraggiungibili postati sui social creano un'immagine distorta di ciò che è normale o desiderabile. Gli effetti sui giovani sono deleteri
Negli ultimi anni si sta diffondendo il fenomeno della “comparansia”, la nuova malattia da social che dà luogo ad uno stato psicologico secondo cui le persone hanno l'esigenza di comparare la propria vita con quella degli altri, pensando che la vita altrui sia fatta solo di cose belle, alimentando un continuo e dannoso confronto con una realtà che non esiste.
Vite perfette ma finte
Le immagini di vite perfette, stili di vita lussuosi, modelli di bellezza irraggiungibili che vengono proposte ogni giorno, creano un'immagine distorta di ciò che è normale o desiderabile. Ciò alimenta una pressione psicologica enorme, spingendo le persone a cercare di emulare modelli di bellezza e stili di vita che non solo sono molto lontani dalla loro realtà, ma che spesso non corrispondono nemmeno alla verità.
Autostima a rischio
Il continuo confronto con i modelli che si vedono ogni giorno sui social può intaccare la propria autostima, facendo sentire inadeguati e insoddisfatti della propria vita. Questo fenomeno è diventato una delle principali cause di depressione nelle nuove generazioni. Sentimenti di inadeguatezza e paura di essere emarginati sono alla base di questa depressione.
Paragoni e senso di inadeguatezza
L'inadeguatezza per la propria vita o per il proprio aspetto nasce dal costante paragone con altre persone: le foto postate per celebrare i momenti salienti e belli della quotidianità, possono provocare sentimenti di invidia e insoddisfazione.
Il costante confronto sociale emerge perché online si è continuamente esposti a narrazioni altamente performative e a modelli irraggiungibili di perfezione innescando, spesso, pensieri svalutativi e generando anche ansia e senso di solitudine.
Social network amplificatori del disagio
La paura di essere tagliati fuori è esaltata dai social network come Facebook, Instagram, TikTok che danno la percezione che gli altri si stiano divertendo o stiano vivendo una vita migliore della propria. Le piattaforme dei social media sono progettate per attirare l'attenzione, mantenere gli utenti online e fare in modo che essi controllino ripetutamente lo schermo per gli aggiornamenti. Proprio come una coazione al gioco d'azzardo o una dipendenza da nicotina, alcol o droghe, l'uso dei social media può creare voglie psicologiche.
Like e dopamina
D’altra parte, più like si ricevono ad un post, più dopamina viene rilasciata dal cervello. È la stessa sostanza chimica “ricompensa” che viene rilasciata dopo una vincita alle slot machine, dopo un boccone di cioccolato o dopo aver acceso una sigaretta. Più si è premiati, più tempo si vuole trascorrere sui social media, anche se diventa dannoso per altri aspetti della vita.
In quest'ottica, l'aspetto fisico ha un ruolo preponderante, infatti gli adolescenti si autopresentano attraverso fotografie e video, riponendo in queste immagini gran parte della loro autostima.
I filtri e le immagini distorte
Il problema sorge dal momento che sui social media la propria immagine è resa più attraente grazie ai filtri, creando modelli spesso irraggiungibili da ottenere per la maggior parte degli adolescenti.
Il dislivello fra sé e rappresentazione
Si genera così un divario tra il sé fisico percepito ed il sé ideale che può essere fonte di tristezza e bassa autostima. Oltre alla depressione, anche un senso di frustrazione può accompagnare coloro che osservano gli aggiornamenti di stato degli amici o le foto sui post che mostrano una routine apparentemente felice e perfetta.
Visione distorta della realtà
La vita attraverso lo schermo dei social è basata sull'apparenza perché si sceglie cosa mostrare agli altri della propria quotidianità, dando una visione distorta della realtà. Per tali motivi molte persone non riescono a sentirsi felici, anzi al contrario si sentono sempre tristi e insoddisfatte, con la sensazione di un vuoto incolmabile o che manchi sempre qualcosa per il raggiungimento della felicità.
La trappola del tutto subito
In parte, la società attuale contribuisce ad aumentare l'insoddisfazione perché tende a far cadere i giovani nella trappola del “tutto subito”, secondo cui si può raggiungere il successo senza impegno o sacrificio, nascondendo l'altra faccia della medaglia che invece prevede la capacità di superare i fallimenti e ottenere i risultati con la fatica, il tempo, il lavoro di squadra.
Vite patinate e apparenza
Sui social media, influencer, artisti e personaggi famosi condividono le loro vite patinate, trasmettendo il falso messaggio che tutto sia sempre perfetto, ma anche le persone che hanno migliaia di follower hanno problemi come tutti e non è detto che siano felici.
In fin dei conti, “la felicità è essere felici, non far credere agli altri che lo siamo” (J. Renard).