Climate change, Pmi italiane sottovalutano ancora il rischio
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Roma, 21 nov. - (AdnKronos) - Quattro Pmi su 5 nel mondo temono gli impatti del climate change sul business, mentre in Italia il rischio è ancora sottovalutato. A tracciare il quadro è la quarta indagine annuale di Zurich su oltre 2.600 piccole e medie imprese in 13 Paesi del mondo in Europa, America e Asia-Pacifico. In particolare, dall'indagine emerge che a livello globale l’80% delle piccole e medie imprese (4 su 5) teme l’impatto di cambiamenti climatici sul proprio business. Alluvioni (22%) e siccità (20%) sono gli eventi climatici estremi più temuti dalle Pmi. Danni materiali (36%) e interruzioni delle attività di business (26%) sono le conseguenze che possono avere gli impatti maggiori sull’azienda e sono i rischi da cui è più difficile proteggersi. Seguono altri rischi: danni alla salute dei dipendenti (15%) e costi maggiori per l’approvvigionamento di acqua ed energia (15%). Solo poche aziende multinazionali ritengono che una politica di contrasto al climate change possa offrire opportunità di business, mentre non ci sono aziende che vedono nel fenomeno un vero e proprio investimento. Significative le differenze di percezione del rischio climate change e del potenziale impatto che può avere il fenomeno in diverse aree geografiche. L’Italia è uno dei Paesi, al pari di Svizzera e Irlanda, in cui le Pmi sottovalutano maggiormente l’impatto di eventi climatici estremi sul proprio business. Ben il 37% delle aziende intervistate non teme infatti alcun effetto negativo sulla propria attività. Forti piogge (19,5%) e alluvioni (18,5%) sono gli eventi climatici più temuti. A seguire eventi climatici estremi, quali siccità e ondate di calore (12%), forti venti e frane di fango (5,5%). Nessuna azienda teme invece l’innalzamento del livello medio del mare. Per quanto riguarda i potenziali effetti del climate change sul business, il 32,5% delle Pmi in Italia ritiene che l’interruzione dell’attività aziendale sia il rischio a cui prestare maggiore attenzione, mentre il 22,5% delle PMI si preoccupa per eventuali danni materiali. A seguire l’incremento dei costi per l’acqua e l’energia (17%), l’aumento della burocrazia a causa dell’entrata in vigore di nuove normative (13%). Infine, dall'indagine emerge che sono pochissime le Pmi che vedono nelle politiche di contrasto al climate change una opportunità di business. I risultati dell'indagine, spiega Cecilia Reyes, Group Chief Risk Officer di Zurich, 'dimostrano che sono moltissime le aziende che si preoccupano per i rischi e gli impatti potenziali del climate change sul proprio business, quali per esempio interruzioni e danni materiali alle attività aziendali e l’aumento del rischio di eventi climatici estremi, fra cui alluvioni e siccità'. Le aziende, dunque, 'dovranno implementare azioni che limitino questi rischi, ma anche identificare le opportunità di business che possano derivare dal fenomeno del climate change'.