Se il clima cambia, la salute peggiora: anche l’Italia a rischio

Cresce la consapevolezza degli impatti negativi dei cambiamenti climatici sulla salute umana: dalle zoonosi ai malesseri psichici e respiratori

di Stefania Elena Carnemolla

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Fridays for Future, l’evento ispirato alla proteste di Greta Thunberg, la teenager svedese divenuta simbolo della lotta contro il cambiamento climatico e che il 15 marzo ha visto scendere in piazza in tutto il mondo bambini e adolescenti, è stato un successo di sensibilizzazione. Un traguardo, in tempi di negazionismo climatico.

Cambiamenti climatici, gli impatti sulla salute

Cambiamenti climatici, la preoccupazione c’è e tanta. Fra il 3 e il 5 dicembre scorso a Roma si è, ad esempio, tenuto presso l’ Istituto Superiore di Sanità il primo simposio internazionale Health and Climate Change sull’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute e da cui è nata la Carta di Roma - The Rome International Charter on Health and Climate Change ‒  destinatari mondo dell’industria, politica e cittadini.

Dall’incontro è, infatti, emersa la “tragica evoluzione” dei cambiamenti climatici sulla specie umana, da qui la necessità di garantire l’equilibrio degli ecosistemi, invertendo l’attuale tendenza con l’adozione di tecnologie sempre più pulite, del risparmio idrico, del cibo e del suolo, del riutilizzo delle materie prime, della promozione di parchi e aree protette, fonte di salute, in particolare per i bambini.

Italia laboratorio dei cambiamenti climatici

Un laboratorio per lo studio dell’impatto dei cambiamenti climatici sulla salute è stata considerata l’Italia per la sua posizione geografica, estensione longitudinale, caratteristiche orografiche e idrografiche, estrema eterogeneità meteo-climatica, diffusione di inquinamento post-industriale, vulnerabilità idro-geologica e sismica.

L’Italia è, infatti, sempre più interessata da eventi meteorologici estremi come ondate di calore – che nel 2100, secondo alcune stime, aumenteranno da 75 a 250 giorni all’anno ‒, piogge intense, allagamenti, in particolare costieri, comparsa di nuovi vettori di malattie, peggioramento della qualità dell’aria, rischio incendi “aggravato” dalla siccità. Sul banco degli imputati ci sono loro, i cambiamenti climatici.

Cambiamenti climatici e disturbi psichici e dell’umore

Dal simposio è anche emersa la correlazione fra aumento delle temperature e l’insorgere di depressione, stati d’ansia, insonnia, paura e malesseri psichici generalizzati: “L’aumentata probabilità” spiega l’Istituto Superiore di Sanità “di eventi catastrofici dovuti al clima (inondazioni, incendi, perdita progressiva di terra coltivabile, tra gli altri) potrebbe generare o esasperare la reazione di individui già fragili. Inoltre la progressiva riduzione di biodiversità animale e vegetale assieme alla variazione dei consueti parametri atmosferici stagionali fa percepire uno stato di disequilibrio che può indurre o almeno esacerbare condizioni patologiche anche lievi. Non a caso gli evoluzionisti e non pochi geologi hanno denominato Antropocene questa nostra attuale fase di spoliazione delle risorse terrestri, nella quale cresce la sofferenza mentale”.

Morte per acqua

A rischio sono anche la sicurezza dell’acqua potabile e il suo approvvigionamento: “Gli effetti del cambiamento globale del clima sulla disponibilità e qualità delle acque, sull’igiene e la gestione dei reflui, colpiscono direttamente la salute. Le malattie legate all’acqua clima-dipendenti, trasmissibili e non, sono uno dei principali killer nel nostro pianeta. Preoccupa l’atteso incremento delle malattie diarroiche, che oggi uccidono 2,2 milioni di persone ogni anno” spiega ancora l’Istituto Superiore di Sanità, che ricorda anche l’incidenza, in Italia, di patologie come epatite A, legionellosi e malattie infettive risultate in incremento in regioni ch’erano state interessate da alluvioni.

Rischio zoonosi

Con i cambiamenti climatici sono aumentate anche le zoonosi, le malattie, cioè, causate da batteri, virus, parassiti, trasmesse dagli animali all’uomo. È stata, ad esempio, accertata la correlazione tra cambiamenti climatici e zoonosi trasmesse da zanzare, zecche, pulci e altri artropopdi ematofogi, che si nutrono, cioè, di sangue: “Il clima” spiega l’Istituto Superiore di Sanità “influenza il comportamento, il tasso di sopravvivenza e riproduzione dei vettori, influenzando a sua volta l’idoneità, la distribuzione e l’abbondanza degli habitat. Numerosi studi hanno dimostrato che i pattern di trasmissione di malattie quali le encefaliti da zecche, la febbre della Rift Valley, la malattia di Lyme, la malattia West Nile, sono fortemente influenzati dalle condizioni climatiche”.

Nel simposio sono state anche ricordate le zoonosi da hantavirus trasmesse all’uomo da roditori selvatici, come i grandi focolai umani di febbre emorragica che nel Nord Europa “coincidono con i picchi di crescita delle popolazioni di roditori, favoriti dalle temperature invernali più miti” ricorda l’Istituto Superiore di Sanità.

I danni degli inquinanti atmosferici

Il clima è danneggiato anche dagli inquinanti atmosferici, tra le prime cause di mortalità del pianeta, 7 milioni l’anno, secondo recenti stime dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità. L’aria che respiriamo è, infatti, sempre più intrisa di polveri fini che possono essere di origine naturale, si pensi, ad esempio, agli incendi boschivi e alle attività vulcaniche, e di origine antropica, come il traffico veicolare, i combustibili per il riscaldamento domestico (carbone, legna e gasolio), i residui del manto stradale, dei freni e delle gomme delle vetture e dall’attività industriale. Senza dimenticare i rifiuti, talora le attività agricole e le emissioni di metano degli insediamenti urbani.

Dal simposio è emerso anche che le “concentrazioni soglia dell’ozono nella troposfera” fissate a tutela della salute umana, vegetazione ed ecosistemi vengono superate con particolare frequenza in molti paesi europei e che, secondo quanto denunciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, “solo il 12% delle grandi città rispetta i valori guida per la qualità dell’aria”, da qui la necessità di interventi urgenti per la riduzione dell’inquinamento urbano, la cui diminuzione potrebbe impattare positivamente sull’indice di mortalità.

Bambini, prime vittime dei cambiamenti climatici

Patiscono il cambiamento del clima in particolare i bambini, che, spiega l’Istituto Superiore di Sanità, “sono più vulnerabili rispetto ai cambiamenti climatici perché alcuni organi e apparati come per esempio l’apparato respiratorio o il sistema di termoregolazione sono ancora in via di sviluppo e perché è, in generale, ancora in corso lo sviluppo fisico, mentale e cognitivo. Inoltre i bambini hanno, rispetto agli adulti, una maggiore esposizione per unità di peso corporeo, ed è quindi più probabile che, a parità di esposizione, per loro vengano superate le dosi soglia di rischio”. 

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità il 50% dei decessi in età pediatrica sono, ad esempio, causati da diarrea, malaria e infezioni delle basse vie respiratorie, “tutti fattori di rischio associati ai cambiamenti climatici”.

In questo contesto, ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, la salute respiratoria dei bambini è minacciata, scatenando broncospasmo e irritazione delle vie aeree, “dal caldo e dall’ozono atmosferico, che aumenta in concomitanza delle ondate di calore”, quindi da eventi estremi come “piogge intense e allagamenti” che causano l’aumento di muffe e umidità nelle abitazioni, infine i pollini per “l’ampliamento dell’areale delle piante allergizzanti verso nuove aree” e il prolungamento della stagione dei pollini.  

 

Abbiamo parlato di:

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19/03/2019
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