Chicchi di caffè cancerogeni? Ecco cosa ne pensano gli oncologi
E allora, questo caffè? Cancerogeno o no? Dopo la decisione del giudice californiano Elihu M. Berledi, della contea di Los Angeles, rivolta alle compagnie produttrici di bevande al caffè, di segnalare sull’etichetta il rischio cancerogeno del chicco più amato al mondo, la notizia continua a tenere banco.
Nel mirino del giudice californiano – dopo l’intervento di Raphael Metzger del Metzger Law Group, specializzato in danni da sostanze tossiche e che ha agito su richiesta del Council for Education and Research on Toxics – l’acrilammide, molecola che si forma negli alimenti durante la cottura ad alte temperature – frittura, cottura al forno, griglia – e durante i processi di trasformazione industriale e che nel caso del caffè riguarda la tostatura.
La notizia non poteva non suscitare reazioni in Italia, patria dell’espresso, che sia quello del bar o gustato in casa.
“Caffè pericoloso per la salute? Una paura priva di fondamento scientifico” ha dichiarato a caldo, subdorando il clima da “psicosi”, Roberto Calugi, direttore generale di FIPE-Confcommercio, che ha invitato il giudice californiano a venire in Italia per provare il tradizionale espresso e sentire come “nasce e si prepara un prodotto di eccellenza, che non solo è sicuro per la salute ma è anche un piacere”.
Roberto Calugi ha tenuto, così, a sfatare ogni allarmismo: “Il caffè servito nei bar e ristoranti del nostro paese è controllato, sicuro e ha effetti benefici sulla salute. L’ International Agency for Research on Cancer, dopo aver effettuato una revisione su oltre mille studi scientifici ha confermato che non sussiste alcuna correlazione tra consumo di caffè e l’aumento del rischio di cancro. Il caffè, infatti, contiene centinaia di composti con potenziali effetti bioattivi antinfiammatori, antiossidanti e anticancerogeni”.
C’è, infatti, da dire che la International Agency for Research on Cancer, l’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, alla luce dei nuovi studi ha scagionato la tazzina di caffè, che, in assenza di patologie particolari, potrebbe, al contrario, contribuire a ridurre il rischio di cancro al fegato, alla prostata, al colon, al cavo orale, nonché a contrastare il diabete.
Roberto Calugi ha anche illustrato il potenziale pericolo acrilammide, spiegando come questa molecola abbia “un ruolo secondario nell’insorgenza di qualsiasi forma tumorale” tanto da spingere l’International Agency for Research on Cancer a decretare per il caffé “una classificazione di tipo 3, non classificabile per la sua cancerogenicità per l’uomo”, ricordando come “dalle analisi provenienti dalle aziende produttrici di caffè” i livelli di acrilammide sul “caffé tostato” siano “significativamente inferiori ai limiti previsti dal regolamento comunitario”.
Abbiamo parlato di:
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FIPE-Confcommercio Website Twitter Facebook LinkedIn
International Agency for Research on Cancer Website Twitter LinkedIn