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Cent’anni fa tremava la Marsica: a Celano la mostra sul terremoto che devastò l’Abruzzo

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Cento anni fa, il 13 gennaio 1915, un forte terremoto colpì l’Abruzzo, facendosi sentire anche in Lazio e Molise. In Abruzzo, Avezzano, Pescina, San Benedetto dei Marsi, Magliano dei Marsi, Gioia dei Marsi furono fra le località più colpite.

L’epicentro fu localizzato da Emilio Oddone nell’area sud-orientale del bacino del Fucino, poco lontano da Ortucchio. Il terremoto del 1915, tristemente famoso come Terremoto della Marsica, fu infatti causato dal movimento della faglia del Fucino, “ultimo evento” così l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia “di un processo che spiega anche i terremoti del 2009 a L’Aquila, del maggio 1984 nella zona di Barrea-Opi, del 1904 a Rosciolo, e tanti altri”. Ancora oggi, in Abruzzo, molte persone vivono nelle “casette sismiche” costruite sotto il regno di Vittorio Emanuele III per poter ospitare i sopravvissuti. Casette sismiche si trovano a Balsorano, Villavallelonga, Sperone.

Al terremoto del 1915 è dedicata la mostra interattiva – aperta fino al 7 giugno 1915-2015: cento anni dal terremoto della Marsica. Ospitata nel Castello Piccolomini di Celano, realizzata dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici e la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo, l’iniziativa, così Giuliana D’Addezio, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, nonché curatrice della mostra “rientra nell’ambito delle manifestazioni previste dall’Ingv per il centenario del terremoto e rappresenta un’occasione per l’arricchimento della cultura della prevenzione.

La mostra si propone di ripercorrere, attraverso un percorso storico e multimediale, i molteplici aspetti di una delle più grandi tragedie sismiche italiane”. Grazie a “postazioni interattive, pannelli descrittivi, filmati e simulazioni sismiche” sarà infatti possibile capire “come e perché si verificano i terremoti, studiare il moto delle placche con exhibit interattivi e seguire il monitoraggio dei fenomeni sismici”.

Di diffusione della cultura della prevenzione e dell’informazione ha parlato anche Stefano Gresta, presidente Ingv, ricordando i “traguardi raggiunti nell’arco di un secolo dalla cultura scientifica e dalla sismologia moderna per la difesa dai terremoti e la mitigazione del rischio sismico”.

Ad arricchire l’evento, Le Radici Spezzate, Marsica 1915–2015, documentario di Lucrezia Lo Bianco e Agostino Pozzi sulla delocalizzazione dei centri abitati in seguito al terremoto e viaggio fra i luoghi simbolo – Frattura, Aielli, Sperone, Alba Fucens. La delocalizzazione dei centri abitati e l’abbandono forzato degli insediamenti originari sono infatti uno degli “effetti più macroscopici” di un terremoto. “Si tratta di vicende” così Giuliana D’Addezio “che hanno segnato in maniera indelebile il paesaggio naturale e urbano dell’Abruzzo interno e generato un grande disagio sociale, frutto ultimo di una mancata prevenzione”.

Quattro, le sale espositive, attraverso cui ci guida Giuliana D’Addezio. Nella Sala Accoglienza è stata installata una Macchina del Tempo, dove, grazie a una manovella, i visitatori vengono “trasportati” nel passato della Terra dalla “formazione del sistema solare” ai “fenomeni geofisici osservati e studiati ai nostri giorni”, mentre, poco accanto, un filmato su Schermo Olografico riproduce gli spostamenti delle placche che compongono la crosta terrestre ricostruiti per gli ultimi seicentomila anni, fenomeno meglio noto come deriva dei continenti.    

Le principali placche terrestri sono le protagoniste anche dell’exhibit Mondo a pezzi, un “puzzle tridimensionale” che i visitatori possono smontare e ricomporre grazie a una leva, mentre l’exhibit Orogenesi descrive le “principali modalità di interazioni geodinamiche ai margini delle placche”, nonché “gli effetti del continuo lento accumulo di deformazione e rilascio improvviso di energia”.

Nella Sala Terremoti 1 uno spaccato dell’interno della Terra racconta le forze capaci di “spostare le placche” e il “loro viaggio dal nucleo alla crosta”. Qui, un plastico, schematizza una Faglia, dove il visitatore può “spostare i blocchi di roccia e, in proporzione alla forza applicata, scatenare un terremoto più o meno distruttivo”, osservandone “sulla superficie i suoi effetti”.

Nella Sala Terremoti 2 si trova invece una postazione con un Sismografo funzionante: il visitatore, saltando su una pedana, può infatti “generare il proprio terremoto” e “vedere le onde originate sul monitor collegato al sensore”.        

“Assoluta particolarità del percorso espositivo” spiega Giuliana D’Addezio “una piattaforma vibrante, progettata per un massimo di sei persone, che simula le scosse del terremoto dell’Aquila del 2009, avvertite in tre località a diversa distanza dall’epicentro. Il visitatore salendo sulla struttura può rendersi conto di come l’entità della scossa possa variare a seconda della distanza. Inoltre, a mostrare gli effetti del terremoto sui manufatti, uno scaffale ripieno di oggetti che risente delle vibrazioni”. 

Grazie alla riproduzione di una Sala Operativa di Sorveglianza Sismica i visitatori possono invece “sperimentare in prima persona” le attività di controllo e studio di tali fenomeni così come vengono condotte ogni giorno, tutto il giorno e tutto l’anno dagli operatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.  Uno schermo consente di “visualizzare la sismicità registrata e pubblicata sul sito dagli operatori”, nonché di “operare e interagire con gli stessi sistemi e processi presenti in sala sismica”, “visionare le forme d’onda registrate alle singole stazioni” e “localizzare terremoti, su un database di eventi selezionati”.

Nella sezione della mostra dedicata interamente al terremoto del 1915, grazie a uno schermo touch screen è possibile infine navigare e approfondire la conoscenza sulle “caratteristiche sismologiche e geologiche del terremoto” e i suoi “effetti sul territorio e le conseguenze sociali”. “L’attualità di questa proposta” spiega Giuliana D’Addezio “è provata dalle più recenti vicende del terremoto aquilano del 2009, i cui effetti distruttivi hanno comunque portato all’immediato trasferimento di tantissimi cittadini in insediamenti provvisori, satelliti di quelli originari”.

 

Abbiamo parlato di:

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia Website Twitter Facebook Flickr YouTube

1915-2015: cento anni dal terremoto della Marsica Website

Castello Piccolomini di Celano Website

Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Abruzzo Website

Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Abruzzo Website

Le Radici Spezzate, Marsica 1915-2015 Video I

Le Radici Spezzate, Marsica 1915-2015 Video II

Le Radici Spezzate, Marsica 1915-2015 Video III