Celeste dei Garofani: la donna che donò al Portogallo il simbolo della rivoluzione del 25 aprile
Ancora oggi le donne portoghesi, pensando al 25 aprile, anniversario della rivoluzione, lavorano a tricot, creando, con lana rossa e verde, garofani. E garofani nascono in carta crespa e fil di ferro. Anche i disegni dei bambini e dei liceali sono pieni di garofani, con i fiori che diventano, inconsapevolmente, enormi.
Il garofano è, infatti, il simbolo della Rivoluzione Portoghese che il 25 aprile del 1974, con un colpo di Stato militare e dopo quasi cinquant’anni di dittatura, depose il primo ministro Marcelo José das Neves Alves Caetano, al potere dal 1968 ed erede di António Oliveira de Salazar, l’economista cattolico primo ministro dal 1932. La rivoluzione che liberò il Portogallo, con i civili riversatisi per strada tra militari, fucili e blindati, aveva in sé un destino, tutto racchiuso in un fiore, il garofano, fu così che venne chiamata Revolução dos Cravos, rivoluzione dei garofani. Col tempo altri fiori avrebbero battezzato le rivoluzioni: la rosa, nel 2003, in Georgia e il tulipano, nel 2005 in Kirghizistan.
La donna portoghese che nel 1974 sfidò il potere regalando fiori ai soldati si chiama Celeste Caeiro. Ormai più che ottantenne, figlia di una spagnola dalle forti passioni comuniste, in gioventù era ribelle, come la madre. Nella vita ha fatto la cameriera, la sarta e la tabaccaia. Vive ancora oggi a Lisbona con una piccola pensione ed è la figlia ad aiutarla. Lei è per tutti Celeste dos Cravos, Celeste dei Garofani. Quando la rivoluzione bussò alle porte, lavorava come guardarobiera in un ristorante di Rua Braamcamp, a Lisbona. Era andata la mattina presto al lavoro e il proprietario, sapendo che quel giorno, il 25 aprile, ci sarebbe stata la rivoluzione, chiese a tutti di tornare a casa: niente festa per il primo anno di vita del ristorante. Il giorno prima erano stati acquistati, per regalarli ai clienti ed abbellire il locale, garofani rossi e bianchi. Celeste, ch’era ribelle e amava la libertà, guardò i secchi con l’acqua e i garofani e con i fiori sottobraccio corse alla stazione della metropolitana, scendendo a Praça do Rossio, poco vicino Praça do Comércio, dove il Tago, il grande fiume di Lisbona, guarda verso l’Oceano Atlantico.
Da Praça do Rossio andò al Chiado, ormai pieno di civili, militari a piedi e blindati. “Che accade?” chiese a un soldato sul blindato. “Andiamo al Carmo, a prendere Marcelo Caetano”. Il soldato le chiese allora una sigaretta. Ma lei, Celeste, non fumava. Si guardò intorno, nel silenzio di quella mattina di primavera piena di speranza: tutto chiuso, niente sigarette per il soldato della rivoluzione. “Ho solo fiori, garofani” disse al soldato e gliene porse uno. Il soldato prese il fiore e guardando Celeste, lei che, piccola com’era, non arrivava al blindato, sorrise. Colse il fiore dalle sue mani e lo mise nella canna del fucile. E allora Celeste, prima di tornare a casa per raccontare, felice, alla madre quel ch’aveva fatto, iniziò a donare i suoi garofani rossi e bianchi a tutti i soldati. La voce si sparse per Lisbona e ormai tutti volevano un garofano, anche i civili. Per strada, nonostante la rivoluzione, c’era qualche fioraio.
Ancora oggi, a Lisbona, nei negozi di fiori non mancano mai i garofani, e quando l’anniversario s’avvicina, i garofani rossi e bianchi vincono su rose, tulipani e margheritine. Un gesto semplice, quello di Celeste Caeiro, la guardarobiera di Lisbona, destinato a segnare la storia portoghese, con il garofano di primavera oggi icona di libertà.
Sulla Rivoluzione dei Garofani
25 de Abril da efemeridade à História – Biblioteca Nacional de Portugal Website
Centro de Documentação 25 de Abril – Universidade de Coimbra Website
Dossier 25 de Abril de 1974 – Fundação Mário Soares Website