Cambiamenti climatici, che cosa ne pensano gli Italiani tra paura e buoni propositi

Cambiamenti climatici che cosa ne pensano gli Italiani tra paura e buoni propositi
di Stefania Elena Carnemolla

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Gli italiani credono ai cambiamenti climatici? O li negano? È aumentata la consapevolezza nel tempo? Come pensano, in tal caso, di contrastarli?

A rispondere il Rapporto Italia 2018 di Eurispes, ente che si occupa di studi politici, economici e sociali. L’indagine, che ha riguardato diversi settori, è stata realizzata su un campione probabilistico stratificato in base alla distribuzione della popolazione per sesso, classe d’età (18-24, 25-34, 35-44, 45-64, 65 anni ed oltre) ed area geografica (Nord-Ovest, Nord-Est, Centro, Sud ed Isole), risultante dai dati dell’ultimo censimento Istat.

Un piccolo focus, quello sui cambiamenti climatici, interessante nella misura in cui consente di tastare il polso alla percezione che si ha in Italia di uno degli argomenti maggiormente dibattuti degli ultimi anni.

Secondo il Rapporto nell’ultimo decennio i timori sui cambiamenti climatici, seppure largamente condivisi, sono diminuiti dall’81,5% al 77,5%. Significa, cioè, che, nonostante tutto, fanno ancora paura, con chi si sente “molto” o “abbastanza preoccupato”. Sul versante opposto sono aumentati, passando dal 16,8% del 2008 al 24,5% del 2018, coloro che non vedono i cambiamenti climatici come un problema, dicendosi per niente o poco preoccupati. A dirsi più preoccupati sono, con l’81,9%, quelli che appartengono alla fascia d’età fra i 25 e i 34 anni, mentre poco o affatto preoccupati, con il 26%, i 35-44enni.

Fra quelli che ammettono i cambiamenti climatici, il 41% si dice convinto ch’è possibile contrastare il riscaldamento terrestre riducendo i consumi, un comportamento considerato efficace solo se “lo fanno in tanti tutti i giorni” (nel 2008, ricorda il Rapporto, la pensava così solo il 34,9% del campione). Tra chi pensa “è stupido, non serve a niente” e “sono poco disposto a cambiare le mie abitudini”, per la prima è emersa, spiega il Rapporto, “una sostanziale stabilità tra le due indagini a circa il 5% del tasso di risposta e un aumento, per la seconda espressione, di circa il doppio delle indicazioni (10,1%) rispetto al 2008 (4,9%)”. 

Tra quelli che si rifiutano di cambiare le proprie abitudini per contrastare il riscaldamento terrestre ci sono i 25-34enni (15,6%), mentre i più giovani, i 18-24enni, pensano che “modificare i consumi” sia la “strategia giusta” solo se a farlo sono in tanti e tutti i giorni (47,5%). Il 20,2% degli intervistati, erano il 13,5% nel 2018, ha invece dichiarato come un singolo non possa fare nulla di fronte al riscaldamento globale, trattandosi di un “problema troppo grande”. Fra costoro, gli over 65 (28,6%).

I più favorevoli ad adottare comportamenti virtuosi sono risultati gli abitanti delle Isole (30,6%) contro il 17,3% di quelli del Nord-Ovest, “area caratterizzata” spiega il Rapporto “soprattutto da quanti sostengono che questo tipo di comportamenti sono utili all’ambiente se sono messi in atto in maniera diffusa e costante (47,4%)”.

Tra quelli (41%) che pensano che il riscaldamento terrestre si possa contrastare riducendo i consumi, il 61,4% si è detto favorevole ad utilizzare meno il riscaldamento durante l’inverno; il 61,6% a far installare pannelli fotovoltaici; il 61,9% ad usare di meno l’automobile privata; il 70,3% ad utilizzare al minimo i condizionatori nei mesi estivi; il 72,6% a diminuire i consumi di acqua; quindi, l’81,6%, ad usare lampadine a basso consumo energetico.

 

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14/03/2018
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