Tra botox, filler e acido ialuronico, la medicina estetica ci sta sfuggendo di mano. I danni e i rischi per la salute

La medicina estetica non invasiva, perché non utilizza bisturi o tecniche chirurgiche, non è esente da pericoli

di Redazione

Non c'è giorno che non scorriamo nei nostri account social decine di video che ci propongono trattamenti di medicina estetica con professioniste e professionisti tramutati in veri e propri influencer. Una pubblicità tuonante di botox, filler, iniezioni di acido ialuronico e così via. Si sono registrate nel corso del 2023, in Italia 757.442 procedure di trattamento estetico. 495 mila circa di medicina estetica e 262 mila circa di chirurgia estetica.

Diamo qualche numero

Su “2023 Isaps International Survey”, uno studio dell’International Society of Aesthetic Plastic Surgery che fotografa annualmente l’andamento degli interventi di medicina estetica nel mondo possiamo notare un andamento crescente. Un sempre maggiore desiderio di accedere a questi trattamenti. A registrare numeri da capogiro sono soprattutto le procedure iniettabili, con quasi 195mila utilizzi di tossina botulinica, circa 30 mila in più dell'anno precedente, seguita da iniezioni di acido ialuronico e da quelle, molto più staccate numericamente, di idrossiapatite di calcio. Tra gli altri trattamenti non chirurgici spicca ovviamente sempre l'epilazione, peeling chimici. Mentre tra quelle chirurgiche, invece, il primato spetta all’ingrandimento del seno poi liposuzione e rinoplastica.

Perché ci sfuggendo di mano?

"Oggi molti giovani ricercano un’omologazione estetica, spinti dalla convinzione che la perfezione possa offrire sicurezza e accettazione sociale. È un fenomeno con cui come professionisti della medicina estetica abbia a che fare ogni giorno e che il film Uglies ha il merito di portare all’attenzione, pur traslato in un racconto distopico". A dirlo è Maurizio Benci di Aiteb, l’Associazione italiana terapia estetica botulino, commentando il successo del film di Netflix Uglies, in cui si racconta un mondo futuro in cui, all’età di 16 anni, ogni persona è sottoposta a interventi estetici per ottenere una bellezza perfetta.

La chiave per la serenità

"Oggi l’essere o sentirsi belli è spesso percepito come una chiave per il successo e la serenità, specialmente in un mondo che promuove continuamente icone di bellezza e successo. E in giovane età i ritocchi estetici possono essere interpretati come un tentativo di integrazione, una ricerca di autostima. A noi professionisti della medicina estetica si pone un tema direi deontologico: dobbiamo sempre dire sì alle richieste che ci arrivano dai clienti? La risposta è no. Abbiamo la responsabilità e il dovere di negare interventi quando non li riteniamo necessari. Purtroppo non credo che questo basterà a fermare la ricerca spasmodica di una bellezza omologante e di un benessere effimero, ma è nostro dovere dare un contributo informato e motivato", conclude Benci.

I danni 

Molti non sanno che queste tecniche definite non invasive vengono fatte a volte con una certa leggerezza. Per esempio le complicanze più frequenti di un banale e così diffuso filler sono: gonfiore, eritema, noduli duri e dolenti, ascessi. Senza contare le procedure fatte in ambienti non adatti e non autorizzati. I filler si effettuano a domicilio, nei centri estetici, dai parrucchieri. Le fiale di acido ialuronico si comprano tranquillamente online e anche in alcune farmacie che li consegnano senza chiedere nessuna prescrizione. Oggi siamo in un vero e proprio Far West.

"All'interno della definizione “tecniche non invasive” si genera il più grande equivoco legato alla medicina estetica. I trattamenti a base di filler, Botox, ma anche i semplici peeling, devono essere considerati trattamenti medici a tutti gli effetti e pertanto non esenti da rischi o possibili effetti avversi. Se l'assenza del bisturi può dipingerli come meno invasivi, non sono certo meno pericolosi. Anzi. Una certa percentuale di effetti indesiderati si può verificare anche in mani molto esperte, proviamo dunque a immaginare quanto questa percentuale possa lievitare in mani poco esperte o addirittura non qualificate. Più semplicemente credo che le persone non considerano i rischi o le controindicazioni perché non ne sono a conoscenza. Chi, invece, nonostante le giuste informazioni circa i pericoli associati li ignora, non fa altro che esporsi a un rischio inutile", dichiara il dottor Carlo Borriello, chirurgo maxillo-facciale intervistato da Vanity Fair.

L'emulazione da Social Network

"Il fenomeno social è uno dei principali rischi nell'attuale medicina estetica. La cultura del pre e post trattamento sta diffondendo pericolosamente un'idea garantista e uniformante dei risultati, cosa che non tiene in considerazione le variabili individuali dei pazienti che sono tutti diversi. Ecco dunque che il messaggio veicolato dai social finisce per trasformarsi in disinformazione. Questo aspetto lo verifico personalmente nei miei ambulatori quando i pazienti, soprattutto i più giovani, arrivano con delle richieste chiaramente ispirate a foto viste su Instagram o TikTok. Gli stessi pazienti, sempre più spesso, non chiedono soltanto un risultato come questo, ma individuano anche la tecnica che desiderano per ottenerlo. La fatica più grande nella mia quotidianità lavorativa è spiegare che né una tecnica né una foto può garantire lo stesso risultato, ma ciò che succederà dopo il trattamento dipenderà dall'anatomia individuale. Un medico che fa bene il suo lavoro si occupa della salute dei suoi pazienti. Questo comporta guidare l'individuo verso un risultato realistico e non utopico né uniformante. Quando le aspettative del paziente non sono realizzabili la coscienza di ciascuno di noi deve portarci a dire “no”. Di fronte a un paziente che si aspetta trasformazioni irrealizzabili, adoperarsi per procedure di medicina estetica fallaci porterà come unico risultato l'insoddisfazione crescente di quel paziente che continuerà a sentirsi malato di “imperfezione” rischiando di entrare in una spirale psicologica molto rischiosa. Nei casi più comuni partirà per peregrinazioni tra professionisti alla ricerca del guru salvatore. In quelli, per fortuna più rari, potrà generare una vera e propria psicopatologia, denominata dismorfofobia". E aggiunge: "Non credo sia deontologicamente corretto associare le prestazioni mediche con le offerte promozionali. Questa mercificazione della medicina estetica la uniforma a uno sconto da supermercato"

 

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