Boom del biologico, ma è davvero più sano?

di Anna Simone

L’agricoltura biologica sta prendendo piede tra i consumatori, eppure non sembra avere alcun vantaggio nutrizionale, stando a una recente ricerca dell’Università americana di Stanford, pubblicata sulla rivista scientifica “Annals of Internal Medicine”.

Le conclusioni sono il risultato di un’analisi effettuata passando in rassegna centinaia di studi pubblicati tra il 1966 e il 2011 che si sono occupati degli ingredienti alimentari, della presenza di pesticidi e dei pericoli derivanti dalla presenza di tossine naturali. Non esistono prove inoppugnabili, secondo i ricercatori di Stanford, che i cibi biologici tutelino maggiormente la salute dei consumatori rispetto agli alimenti convenzionali, così come non esistono dati scientifici che contengano più vitamine o più proteine. Nessuna buona notizia nemmeno sul fronte delle diminuzioni delle allergie o del calo delle infezioni batteriche.

La ricerca americana dimostra, però, che sono sufficienti pochi giorni di alimentazione biologica per vedere scendere del 30% il livello di pesticidi nelle urine. Inoltre, i microbi trovati all’interno di pollame e suini bio risentono meno della resistenza agli antibiotici, non a caso una delle regole di coltivazione biologica è la riduzione ai minimi termini del ricorso a tali farmaci.

Altri motivi per orientarsi verso un’alimentazione più consapevole è che questi prodotti sono ottenuti con pratiche agricole che si basano su regole, stabilite da specifiche norme, che riducono l’impatto antropico sull’ambiente e allo stesso tempo permettono al sistema agricolo di operare in modo naturale, come la rotazione delle colture per un uso efficiente delle risorse del posto, il divieto dell’uso di Ogm, e la scelta di allevare animali all’aperto e di coltivare piante in grado di adattarsi naturalmente alle condizioni dell’ambiente senza forzature.

Fatto sta che il biologico ha raggiunto valori economici importanti in Italia, con un giro d’affari da 3,1 miliardi di euro che ci colloca al quarto posto a livello europeo dopo Germania, Francia e Inghilterra, e alla sesta posizione nella classifica mondiale. Il settore cresce nonostante la difficile congiuntura. Infatti, secondo i dati del Panel delle famiglie Ismea/Gfk-Eurisko, i consumi domestici di prodotti biologici confezionati nella grande distribuzione sono cresciuti nel 2012 del 7,3%, dopo l’incremento del 9% nel 2011. Tre famiglie su quattro ormai acquistano prodotti biologici e tra gli acquisti degli italiani maggiormente orientati verso questo tipo di consumo spiccano biscotti, dolciumi e snack (+22,9%) bevande analcoliche (+16,5%), pasta, riso e sostituti del pane (+8,9%) e i prodotti ortofrutticoli (+7,8%).

Nonostante il comparto goda di ottima salute, ci sono potenzialità ancora inespresse, e in tempi di crisi bisognerebbe investire proprio in settori che meno risentono della contrazione della spesa.