Blue Whale e i suicidi: solo allarmismo o c'è un pericolo concreto?
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Bisogna partire dalla Russia e da un macabro gioco chiamato 'Blu Whale' per comprendere come mai centinaia di adolescenti si sono suicidati gettandosi da un palazzo e facendosi filmare mentre lo facevano. Purtroppo questo fenomeno da social network ha preso piede anche in altri Paesi, e pure in Italia.
Si tratta di una sorta di rituale che ha lo scopo di condurre qualcuno, spesso un ragazzo, più debole o depresso verso il suicidio. Un gioco online a cui si decide di partecipare volontariamente postando un messaggio. Una volta contattati si viene sottoposti a un elenco di 50 prove. Il rito prevede umiliazioni, ricatti e minacce e si chiude con il suicidio della vittima. Tra le prime indicazioni agli affiliati c'è quella di non parlare con i genitori di quello che si fa, svegliarsi in piena notte, vedere film horror, infliggersi tagli e ferite fino ad arrivare a gesti estremi (Il Sole 24ore, 29 maggio 2017).
Blue Whale è nato su VKontakte (Vk), un social network tipo Facebook molto popolare in Russia. Sarebbe infatti proprio russa, Rina Palenkova (16 anni), quella che viene considerata essere la prima vittima. Si è poi sviluppato in altri Paesi, e visto il clamore mediatico, potrebbe essere arrivato anche qui in Italia.
Questa nuova tendenza ha acceso il dibattito: esiste davvero un pericolo concreto o si tratta di allarmismo?
Di sicuro, la Blue Whale Challenge è solo l’ultima delle mode “pericolose” che stanno conquistando i più giovani. Il Daredevil Selfie, che sfida a farsi autoscatti nei modi e nei luoghi più pericolosi per poi postarli, e che ha già mietuto le sue vittime. E poi la Erase Challenge, la gara social a chi provoca ustioni più estese con la gomma da cancellare, solo per fare qualche esempio.
Proprio qualche giorno fa una studentessa di 14 anni aveva postato sul suo profilo Facebook una propria foto in cui erano evidenti le lesioni che si era procurata a un braccio. La Polizia è però riuscita a intervenire subito ed evitare così peggiori conseguenze per la ragazza. La polizia ritiene possa essere un caso di Blue Whale (La Stampa, 28 maggio 2017).
Come mai è sufficiente un macabro gioco per spingere dei giovani (che probabilmente conducono una vita normale) a suicidarsi?
I motivi possono essere molteplici e per comprenderli è necessario analizzare a chi è rivolto e lo scopo recondito di alcune prove di questo terribile gioco.
Non a caso la Blue Whale ha come target gli adolescenti: in questa fase della vita i giovani subiscono molti cambiamenti ormonali, fisici, emotivi, psicologici. Le modalità con cui affrontano tali cambiamenti li renderà più o meno forti e li condurrà verso la figura adulta che saranno in futuro. Per questi motivi i giovani, soprattutto in questa fase della loro vita, hanno bisogno di sentire attorno a sé la propria famiglia e tutto l'affetto e l'appoggio possibili.
Non sempre questo è facile per i genitori, perché gli adolescenti tendono ad isolarsi sia per distaccarsi dalla propria famiglia e trovare una propria identità, sia per sentirsi parte integrante del gruppo dei pari. Spesso tante scelte del giovane portano a conflitti all'interno della famiglia, ma ugualmente è importante che i genitori siano sempre presenti e vigili nella vita dei figli.
In una fase in cui i giovani tendono a fare branco, nel bene e nel male, la supervisione dei genitori, seppur discreta ma costante, può proteggere il giovane da situazioni rischiose e pericolose.
Molti giovani dal temperamento più debole, per sentirsi parte di un gruppo e rafforzare la propria autostima, potrebbero anche decidere di accettare di mettere in atto comportamenti deleteri per sé e per gli altri.
Il gioco prevede lo svegliarsi di notte perdendo così ore di sonno. Perché? Tutti gli studi scientifici affermano che il sonno è fondamentale per sopravvivere. Quando una persona interrompe volontariamente il naturale ciclo sonno-veglia innesca un meccanismo che crea malessere fisico, stato confusionale, nervosismo, depressione, stress, disattenzione, scarsa memoria, ecc. Non a caso la veglia forzata è inserita tra i metodi di tortura più utilizzati. Inevitabilmente la Blue Whale Challenge vuole creare nell'adolescente uno stato mentale e fisico di stanchezza e prostrazione con tutte le conseguenze psicologiche sopra elencate.
Altra prova del gioco indica la visione di film horror. A che scopo? Molti studi scientifici hanno dimostrato come l'esposizione a contenuti visivi negativi possa condizionare il comportamento degli altri fino a generarne l'emulazione.
In psicologia ad esempio si parla di effetto Werther per riferirsi al fenomeno per cui la notizia di un suicidio pubblicata dai mezzi di comunicazione di massa provoca nella società una catena di altri suicidi.
Questi sono solo alcuni dei meccanismi psicologici che il creatore di questo macabro gioco sfrutta per portare i ragazzi sull'orlo del baratro.
Il problema principale è la potenza emulativa della Blue Whale che fa rabbrividire. I giovani sono troppo esposti in Rete e ciò li rende vulnerabili perché facilmente “agganciabili” da persone senza scrupoli. Il passaggio dal contatto sui social allo scambio di messaggi su whatsapp è rapidissimo. A quel punto gli adolescenti si portano il nemico in casa e questi li seguirà ovunque.
La raccomandazione da fare ai genitori è quella di osservare sempre il comportamento dei figli e notare anche il minimo segnale di cambiamento come: l'isolamento, la perdita di interesse per lo sport o per altri hobby che prima praticavano, il peggioramento scolastico.
Infine, un messaggio ai più giovani.
La Blue Whale non è un gioco e lo dimostra il fatto che i reati che si potrebbero configurare per chi lo ha creato comprendono: istigazione al suicidio, stalking, atti persecutori e cyberbullismo.
La vita è bella, perché qualcuno dovrebbe spingervi a farvi del male? E soprattutto perché partecipare ad una sfida che ha come scopo il vostro malessere o addirittura la fine della vostra esistenza?