Bambini vegetariani: ecco perchè i pediatri non dovrebbero essere contrari
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Dieta vegetariana in gravidanza e in età evolutiva: la presentazione del paper, sostanzialmente scettico nei confronti della dieta vegetariana, nonostante continui ad essere apprezzata da molti italiani, al XXIX Congresso Nazionale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, tenutosi il 14 e 15 settembre a Venezia, ha acceso il dibattito.
Il documento è frutto della collaborazione tra la Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale, la Società Italiana di Medicina Perinatale e la Federazione Italiana Medici Pediatri. Le sue conclusioni non sono, però, piaciute alla Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, che, fondata nel 2000, riunisce professionisti, studiosi e ricercatori provenienti da diversi settori – nutrizione, medicina, ecologia della nutrizione ed impatto ambientale, giurisprudenza – favorevoli alla nutrizione vegetariana e con competenze su differenti aspetti di diete a base di cibi vegetali.
Presieduta dalla dottoressa Luciana Baroni, neurologo, geriatra e nutrizionista esperta in alimentazione vegetariana, scopo dell’associazione sono la diffusione e il sostegno, in quanto “promotrice di salute, sostenibile da un punto di vista ecologista, e rispettosa delle scelte etiche delle persone”, della “scelta vegetariana”, in particolare nella sua “variante 100% vegetale” e dei suoi “principi culturali e scientifici”.
Al paper del convegno veneziano la Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana ha replicato con un proprio documento, corredato da bibliografia scientifica, lamentando che “chi si scaglia contro le diete vegetariane in gravidanza e infanzia” fa fare “passi indietro sulla via del progresso scientifico e della corretta informazione”. Una critica è, ad esempio, rivolta alla definizione che il paper fa della dieta vegetariana poiché “non fornisce una corretta definizione di dieta vegetariana, intendendo con questo termine sia la dieta latto-ovo-vegetariana che vegana: riduce la dieta latto-ovo-vegetariana a una dieta che esclude carni, pesci, molluschi e crostacei e la dieta vegana come una dieta che esclude tutti gli alimenti di origine animale, inclusi uova, miele, latte e derivati, propoli, pappa reale, polline. Parlare di esclusione però dice ben poco dal punto di vista della composizione nutrizionale della dieta. Bisogna invece far notare che i cibi fondamentali di una dieta vegetariana standard sono cereali, legumi, verdura, frutta, frutta secca e semi oleaginosi (nemmeno citati dal documento SIPPS), grassi (oli vegetali), che sono esattamente gli stessi dell’originaria dieta mediterranea e gli stessi su cui deve essere basata anche una dieta onnivora”.
Più specificamente, spiega la Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, la dieta vegetariana standard prevede il consumo quotidiano di cibi vegetali, cotti o crudi, come verdura, frutta e cereali, “meglio se integrali o semintegrali”, ricordando che questi non sono, tuttavia, adatti “nei primi periodi dello svezzamento, in cui va evitata la fibra”. E ancora, il consumo di alimenti proteici vegetali come legumi e derivati, previsti, sebbene in “piccole quantità e con frequenza ridotta” nella dieta latte-ovo-vegetariana; quindi, di alimenti animali come latte e derivati, uova, miele, semi oleaginosi, frutta secca e di grassi vegetali come olio extravergine di oliva e olii da semi oleaginosi.
Il documento della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana spiega, quindi, che la dieta vegetariana standard prevede comunque l’assunzione di un integratore di vitamina B12 da sintesi batterica, “lo stesso tipo di integratore” precisa “che viene utilizzato in quantità ben maggiori nei mangimi degli animali d’allevamento. Una vitamina la cui carenza “è frequente anche nelle diete onnivore, nonostante i mangimi degli animali d’allevamento ne siano addizionati”. Integratori, ricorda ancora, servono anche per la vitamina D, che si ricava solo in minima parte dalla dieta, anche da quella onnivora, così come per il DHA, ossia, l’acido docosaesaenoico.
Con quali conclusioni? Che una dieta vegetariana “ben pianificata” spiega il documento “non può avere la caratteristica indicata dalla posizione SIPPS, che afferma erroneamente la vit. B12 è sempre carente […] come pure carente è l’assunzione dei metaboliti DHA ed EPA degli acidi grassi ω-3”, ricordando che “questi specifici nutrienti fanno parte di una dieta vegetariana corretta”.
Se per la Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana è possibile pianificare una corretta dieta vegetariana, questo, non accade, al contrario, con quelle onnivore, poiché non “automaticamente” ben pianificate e, nella maggior parte dei casi, “molto squilibrate dal punto di vista dei nutrienti assunti”, con il vantaggio che per la prima è possibile escludere “a priori alimenti dannosi alla salute umana”.
Per la Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana “l’errore di fondo” del documento presentato al convegno veneziano consiste, anziché nella selezione e valutazione degli “effetti di una dieta vegetariana standard”, nell’analizzare “diete che, pur se definite vegetariane, nei fatti non corrispondono assolutamente a diete vegetariane standard ottimali”. La Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, ricorda, infatti, che per la Academy of Nutrition and Dietetics, di cui cita un paper, “le diete vegetariane, comprese le diete vegane, adeguatamente pianificate sono salutari” tanto da “conferire benefici per la salute”, diete, a loro volta “appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, inclusa gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia”.
Per la Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana il messaggio veicolato dal paper presentato a Venezia racchiude in sè un rischio: “Anziché educare i pediatri su quelli che sono i criteri base di una dieta vegetariana standard, in grado di rispondere a tutte le esigenze nutrizionali di organismi in crescita, il documento spinge pericolosamente i pediatri italiani a comportamenti di opposizione e conflitto con i genitori vegetariani, persone ben consolidate nella propria scelta e spesso molto bene informate in materia”.
Con risvolti peggiori: “Non stupiamoci quindi se, non trovando risposte qualificate, alcuni genitori possano cercare risposte dai vari guru che si prodigano, senza alcuna formazione specifica e spesso senza alcun titolo abilitante, in consigli e raccomandazioni non affidabili”.
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