Quando picchiare i coetanei è un gioco: cosa spinge gli adolescenti a entrare in una baby gang
Spesso alla base vi è un insieme di bisogni relazionali, sociali e psicologici che non si manifestano normalmente nella vita degli adolescenti
Il fenomeno delle "baby gang", ossia delle bande criminali giovanili, rappresenta una delle maggiori emergenze, soprattutto nelle grandi città. Risse, percosse, lesioni, atti di bullismo, atti vandalici, ma anche attività di spaccio, furti, rapine sono i crimini di cui si macchiano i giovani minorenni appartenenti alle gang, presenti nella maggior parte delle regioni italiane. I social sono il tam tam con cui si danno appuntamento e dove documentano le loro gesta.
Ieri a Torino è avvenuta una nuova aggressione, questa volta nel quartiere Vanchiglia, da parte di un gruppo di adolescenti ai danni di un ventottenne. Il ragazzo è stato accerchiato e derubato di cellulare e portafoglio da una banda di giovanissimi (Il Torinese, 20 febbraio 2023).
I casi di cronaca
A Bari pochi giorni fa, in poche ore, tre episodi nel Parco degli Aquiloni, vicino al Policlinico (La Repubblica, 15 febbraio 2023). A Napoli in via Arenaccia, un gruppo di ragazzini ha iniziato a lanciare sassi contro le auto in transito per puro divertimento, rischiando non solo di danneggiare le vetture ma soprattutto di provocare degli incidenti (Il Mattino, 14 febbraio 2023). A Firenze, in zona Rifredi, tre ragazzini aggrediscono un ventenne e fuggono dopo averlo rapinato dello smartphone. Episodi analoghi sono stati segnalati alla Stazione e nelle zone dello Statuto e di San Jacopino. La stessa tecnica: la richiesta di una moneta o di una sigaretta, poi quasi subito l'aggressione della vittima (Corriere Fiorentino, 2 febbraio 2023). Ieri, ancora a Firenze, un ragazzo di 15 anni è stato aggredito in strada da altri minori in zona via Bellariva (La Nazione, 20 febbraio 2023).
A Roma, dopo l'episodio segnalato nei giorni scorsi all'Eur-Tormarancia, un nuovo episodio vede coinvolta una baby gang composta da teenager tra i 13 e i 15 anni che terrorizza il IV Municipio, tendendo diversi agguati e compiendo reati contro i cittadini. Sempre a Roma due ragazzine di 12 anni pestate da una baby gang a Talenti si rifugiano in un supermercato. «Avete un euro da darci?» è stata la prima domanda fatta alla coppia di vittime che hanno capito subito di avere a che fare con gente pericolosa. Dire di no non è stato sufficiente perché una delle due adolescenti è stata presa a schiaffi da alcuni dei bulletti, mentre all'amica è andata anche peggio. L'hanno spintonata, scaraventata a terra, riempita di calci e pugni. Uno al volto le ha rotto un dente e gli occhiali da vista (Corriere della Sera, 15 febbraio 2023).
Il fenomeno cresce o no?
Ma si può parlare davvero di un fenomeno in crescita o è aumentata solo la percezione del problema? Quali sono le cause e dove occorre intervenire? Quanto incidono guerra, pandemia e il senso di smarrimento che portano con sé sullo sviluppo dei giovanissimi? Secondo un dossier realizzato da Transcrime, Centro di Ricerca Universitario sulla Criminalità Internazionale, a cui collaborano l'Università Cattolica di Milano, l'Università di Bologna e l'Università di Perugia, diversi studi hanno evidenziato che la pandemia da Covid-19 ha avuto un forte impatto sulla quotidianità dei ragazzi causando un peggioramento delle condizioni oggettive e soggettive del benessere personale. Questa situazione si innesta in un contesto già critico, con significativi livelli di abbandono scolastico e difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro.
Secondo questa ricerca, parlando di gang giovanili, bisogna distinguere tra:
- gruppi cosiddetti informali, privi di una struttura definita;
- gruppi che si ispirano o hanno legami con organizzazioni criminali italiane;
- gruppi che si ispirano a gang estere;
- gruppi ben definiti ma che non hanno riferimenti a gruppi criminali italiani o stranieri.
Secondo le forze di polizia e gli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni (USSM), i fattori principali per riconoscere una gang giovanile sono:
- la ripetitività dei reati commessi, cioè il fatto che il gruppo agisca stabilmente nel tempo;
- la gravità dei reati;
- l'attività sui social network;
- il fatto che la banda tenti di esercitare un controllo sul territorio.
Fenomeno diffuso a livello internazionale
La presenza di gang giovanili non è un fenomeno che coinvolge esclusivamente l'Italia, ma è stato riscontrato in tutta Europa (Il Post, 10 febbraio 2023). Cosa spinge gli adolescenti a entrare a fare parte di una baby gang?
Le motivazioni
Spesso alla base di questa motivazione vi è un insieme di bisogni relazionali, sociali e psicologici che si manifestano normalmente nella vita degli adolescenti. Tra le motivazioni che possono indurre un ragazzo a entrare in una banda è possibile includere il bisogno di crearsi un'identità, ovvero l'esigenza di fare parte di qualcosa di più grande che spinge l'adolescente a identificarsi all'interno del gruppo. In questo modo il giovane può colmare il senso di solitudine e soddisfare il desiderio di appartenenza e attaccamento con il gruppo, rendendo possibile la condivisione di interessi comuni ed esperienze di vita. Inoltre, all'interno di una gang il ragazzo può riscoprire la protezione e la sicurezza che non trova nelle istituzioni, nella scuola o nella famiglia. Non bisogna poi escludere un altro elemento importante, ovvero l'aspetto “ludico” della banda che induce l'adolescente a provare esperienze adrenaliniche sanzionate dalla legge come rapine, pestaggi, atti vandalici in luoghi pubblici (Prina, 2019).
Come affrontarlo
Per far fronte a questo fenomeno da una parte vi è la necessità di contrastarlo nell'immediato, come è avvenuto a Firenze, potenziando il controllo con servizi mirati di personale della polizia municipale sia in borghese che in divisa e valutando l'installazione di telecamere nelle zone più a rischio (La Nazione, 16 febbraio 2023). D'altra parte, come ha evidenziato pochi giorni fa (Consiglio Regionale della Puglia, 13 febbraio 2023) il consigliere regionale Renato Perrini, presidente della Commissione di studio e d'inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata, nelle analisi del fenomeno delle baby gang, ma in genere della delinquenza minorile, la parola più efficace per far fronte a questo fenomeno è la prevenzione, che non attiene solo ai servizi socio-educativi che Scuola ed Enti locali devono mettere in campo, ma comprende il mettere al centro il ruolo della famiglia dando centralità alla figura genitoriale. È evidente che ciascuna Regione può giocare un ruolo fondamentale disponendo in campo politiche di sostegno alla famiglia, dando più opportunità di lavoro e promuovendo politiche giovanili. Servono, infatti, spazi pubblici stimolanti, attività extra scolastiche ed extra familiari come programmi di doposcuola, sport, arte, teatro, dove i giovani possono trovare l'alternativa alla strada e al branco.