L'autolesionismo è sempre più diffuso: perché alcuni adolescenti si tagliano, bruciano o grattano fino a sanguinare?

I tagli che i giovani si infliggono non sono uno scomposto tentativo di suicidio. Al contrario, sono uno scomposto tentativo di vivere

Lautolesionismo è sempre più diffuso perché alcuni adolescenti si tagliano bruciano o grattano fino a sanguinare

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L'autolesionismo è un fenomeno sempre più diffuso tra gli adolescenti anche a causa di video che girano in Rete, in cui sono divulgate immagini di ragazzi che mettono in atto tali pratiche. L'autolesionismo è un comportamento che implica il danneggiamento volontario del proprio corpo o la provocazione di dolore emotivo attraverso azioni come tagliarsi, graffiarsi, provocarsi bruciature o colpirsi.

L'autolesionismo è molto diffuso tra gli adolescenti e i giovani adulti e si verifica generalmente tra i 13 e i 14 anni. Questa tendenza non è motivata dal desiderio di suicidio ma è spesso un meccanismo utile a far fronte ad un dolore emotivo insopportabile o ad esprimere un disagio interno (Lippi, 2021). L'autolesionismo in adolescenza è spesso associato a:

  • depressione
  • stress
  • ansia
  • disturbi della condotta
  • abuso di sostanze
  • relazioni familiari disfunzionali
  • isolamento sociale
  • basso rendimento scolastico.

Il DSM-5-TR (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, quinta edizione, Text Revision, 2022) include “Autolesionismo non suicidario” (NSSI: Not Suicidal Self Injury) come categoria diagnostica distinta. Lo definisce come una serie di atti intenzionalmente autolesivi nei confronti del proprio corpo condotti per almeno 5 giorni nell'ultimo anno. La condotta autolesiva per essere tale deve essere preceduta da una o più delle seguenti aspettative:

  • ottenere sollievo da una sensazione/stato cognitivo negativo;
  • risolvere una situazione relazionale;
  • indurre una sensazione positiva.
  • Inoltre, il comportamento autolesivo deve essere associato ad almeno uno dei seguenti sintomi:
  • difficolta interpersonali o sensazioni/pensieri/sentimenti negativi precedenti al gesto autolesivo;
  • preoccupazione incontrollabile per il gesto;
  • frequenti pensieri autolesivi.

L'autolesionismo non suicidario è volontario e si tratta di metodi non mortali e per tale ragione si distingue dall'atto suicidario. Nonostante ciò, i comportamenti autolesionistici rappresentano un fattore di rischio per il suicidio. Questo poiché con il passare del tempo possono desensibilizzare le persone dal dolore fisico aumentandone così la capacità di metterlo in atto (Micheli, 2023). Le modalità di autolesionismo sono molteplici, come:

  • cutting, cioè praticare tagli su gamba e braccia utilizzando lamette, coltelli, pezzi di vetro, lattine;
  • burning, che consiste nel provocarsi bruciature con le sigarette o ustioni;
  • branding, ossia marchiarsi con oggetti roventi;
  • grattarsi fino a sanguinare, procurarsi lividi ed escoriazioni, strapparsi i capelli.

Sempre più frequente è il fenomeno del cutting, cioè infliggersi tagli superficiali. I tagli che i giovani si infliggono non sono uno scomposto tentativo di suicidio. Al contrario, sono uno scomposto tentativo di vivere, anzi di sopravvivere, in un contesto sociale dove le catene del successo obbligano a essere sempre sulla cresta dell'onda, operativi e vincenti. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha fatto trapelare i cosiddetti Facebook File. Stando a questi dati è emerso che Instagram nuoce alla salute mentale dei giovanissimi, creando ansia da prestazione, senso di inadeguatezza, umore depresso, calo dell'autostima oltre ad un cocktail di rabbia, invidia e insoddisfazione per la propria vita (Rossi, 2022).

Instagram è il social della luce per antonomasia, dove tutti sono (anzi devono essere) bellissimi, allenatissimi, ricchissimi, ma soprattutto felici, realizzati, vincenti e di successo. Dietro ogni selfie non sufficientemente brillante c'è il taglio doloroso per non esservi riusciti. Il paradosso del cutting è farsi male nel corpo per lenire l'ansia, la pressione e anche il senso di inadeguatezza che fa sanguinare il cuore (Rossi, 2022).

Le motivazioni che sono alla base dell'autolesionismo sono relative alla necessità dell'adolescente di uscire da uno stato percepito di profondo vuoto per riconnettersi alla realtà e alla gestione di stati emotivi spiacevoli di difficile controllo.

Il comportamento autolesionistico sposta così l'attenzione dal dolore emotivo a quello fisico, vissuto come più tollerabile. È fondamentale che questo adolescente riceva tutto il supporto possibile dalla famiglia, senza che sia giudicato o mortificato e che sia aiutato da uno psicoterapeuta nel capire e gestire la propria emotività e il proprio disagio.

09/08/2024
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