Attacchi di panico e ansia? La scoperta che li collega a respiro ed emozioni, e la "pillola yoga"
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, offre nuovi strumenti per poter controllare attacchi di panico, ansia e disturbo da stress post-traumatico
Tutti sappiamo che rallentando la respirazione riusciamo a calmare anche le nostre emozioni, ma finora era stato impossibile capire il meccanismo alla base di questo legame. Adesso, è stato finalmente identificato il circuito cerebrale che collega il respiro volontario allo stato d'animo di una persona. I ricercatori guidati dal Salk Institute di La Jolla in California hanno individuato un gruppo di cellule cerebrali nella corteccia frontale dei topi, implicata nella pianificazione di comportamenti complessi, che si collega al tronco encefalico, dove invece vengono controllate azioni vitali come la respirazione.
La scoperta e la capacità di controllo
Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience, offre nuovi strumenti per poter controllare attacchi di panico, ansia e disturbo da stress post-traumatico. I ricercatori coordinati da Sung Han hanno condotto diversi esperimenti alla ricerca di connessioni tra il centro del tronco encefalico che regola il respiro e altre zone del cervello: hanno così individuato un nuovo circuito, che hanno messo alla prova registrando l'attività cerebrale dei topi durante comportamenti che alterano la respirazione, come annusare, nuotare e bere, e durante situazioni che generavano paura o ansia. I risultati confermano che, quando il circuito è attivo, gli animali risultano più calmi e respirano più lentamente, mentre in situazioni di stress il collegamento diminuisce e la frequenza del respiro si alza.
La pillola yoga
"Voglio utilizzare questi risultati per progettare una sorta di 'pillola yoga'", dice Han. "Può sembrare sciocco, e la traduzione del nostro lavoro in un farmaco commerciabile richiederà anni - aggiunge il ricercatore - ma ora disponiamo di un circuito cerebrale che può diventare un bersaglio terapeutico per rallentare istantaneamente la respirazione e promuovere una stato di calma e tranquillità”.
In Italia 2 milioni di minori con problemi di salute mentale
L'ansia colpisce moltissimo anche i più giovani. Depressione, ritiro sociale, rifiuto scolastico, autolesionismo, disturbi del comportamento alimentare, ideazione suicidaria. Nel mondo circa 1 adolescente su 7 soffre di un disturbo mentale diagnosticato. In Europa i minori che soffrono di un problema di salute mentale sono più di 11 milioni e circa 2 milioni in Italia. In occasione della giornata mondiale dell'infanzia e dell'adolescenza del 20 novembre, gli esperti dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù indicano i campanelli di allarme a cui prestare attenzione e i consigli per creare un ambiente familiare che favorisca la salute mentale dei figli. "Negli ultimi 10 anni le consulenze neuropsichiatriche presso il pronto soccorso dell'Ospedale sono aumentate del 500%" afferma Stefano Vicari responsabile della neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza del Bambino Gesù. I campanelli di allarme a cui i genitori devono prestare particolarmente attenzione sono "i cambiamenti, soprattutto quando sono repentini e prolungati nel tempo", spiega una nota. Quando un bambino o un adolescente inizia a presentare segni di malessere psicologico, questi si accompagnano infatti a dei cambiamenti emotivi e comportamentali che possono riguardare il rendimento scolastico, con un repentino peggioramento, la comparsa di difficoltà nel dormire la notte, il peggioramento delle abitudini alimentari (mangiare troppo, mangiare poco, mangiare male), l'abbandono di un'attività sportiva che si praticava con soddisfazione, il ritiro sociale, irritabilità e scontrosità accentuati o un'eccessiva anedonia, cioè la difficoltà a provare piacere per e cose che prima davano piacere. "Ovviamente tutti gli adolescenti di tanto in tanto presentano queste modalità di comportamento - chiarisce Vicari - Ma quando questi atteggiamenti diventano quotidiani, rappresentano un cambiamento evidente rispetto al comportamento abitudinario e durano settimane o mesi, allora è bene chiedere aiuto".
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