Aspetti psicologici del delitto di Specchia
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Ancora una giovane donna uccisa per mano di colui che invece diceva di amarla.
Sono trascorsi già alcuni giorni dalla morte della giovane Noemi Durini uccisa dal suo fidanzato Lucio, ma ancora non è tutto chiaro riguardo alla dinamica sulla sua tragica fine.
Da quanto emerge dalla cronaca, Lucio dopo alcuni giorni dalla scomparsa della ragazza ha confessato l'omicidio indicando ai carabinieri il luogo in cui l'aveva nascosta.
Dall'autopsia è emerso che Noemi è stata picchiata prima di essere accoltellata fino a cagionarne la morte (Corriere della Sera, 17 settembre 2017).
La morte di questa ragazza ha scosso particolarmente l'opinione pubblica anche per la giovane età della vittima, 16 anni, e del suo assassino, 17 anni.
In questi giorni è emerso che Noemi da un anno (la durata della storia tra i due adolescenti) era bersaglio di aggressioni fisiche. L'amore con il giovane che l'ha uccisa era stato fin dall'inizio un tormento per lei, che pure aveva dimostrato di non volersi staccare da lui; anzi, per tre volte era scappata di casa per sottrarsi alle pressioni dei genitori che volevano interrompesse la relazione. Alla fine era intervenuta in maniera drastica la mamma della ragazza: vistasi arrivare a casa la figlia con il volto tumefatto, l'aveva accompagnata in ospedale e subito dopo aveva denunciato l'episodio ai carabinieri. Il fidanzato non si era dato per vinto: le sue intemperanze lo avevano portato a tre TSO (trattamenti sanitari obbligatori). Fino ad arrivare al compimento del delitto; vale ancora la pena di ricordare che, non appena i sospetti si erano indirizzati su di lui, il giovane aveva colpito a colpi di sedia l'auto dei familiari di Noemi (Corriere della Sera, 17 settembre 2017).
D'altra parte la perizia neuropsichiatrica mette in evidenza che il giovane non manifesta reali sensi di colpa per quello che ha fatto e che soffre di un'organizzazione borderline di personalità con capacità intellettive al limite (Quotidiano.net, 18 settembre 2017). All'uscita dalla caserma Lucio Marzo ha sfidato la folla pronta a linciarlo salutando, facendo linguacce e sorridendo, mostrando di non provare empatia, senso di colpa o rimorso. Sul caso, sono emersi nuovi particolari. Il giovane, subito dopo l'omicidio avrebbe compiuto un furto in un emporio gestito da cittadini di origini cinesi: avrebbe rubato due penne del valore complessivo di 3 euro.
Putroppo siamo di fronte all'ennesimo caso di stalker che non riesce ad accettare il fatto che la ragazza voglia lasciarlo, umiliandolo, a suo avviso, davanti alle persone del paese. Lo stalker non si rassegna ad essere lasciato e prosegue con insistenza ad assediare la vittima. Non si chiede perchè la sua partner ha deciso di porre fine alla loro relazione, non si sente responsabile per questo fallimento, ma anzi le motivazioni della ragazza sono per lui inspiegabili.
Di fatto poco prima di scomparire Noemi aveva pubblicato un poesia su facebook in cui lasciava intendere di essere vittima di un amore violento.
La vicenda ha destato molto scalpore anche perché entrambe le famiglie sono apparse davanti alle telecamere dando la propria versione dei fatti e condividendo con tutti il dolore e le laceranti emozioni per ciò che stanno vivendo.
La madre di Noemi, in chiesa, ha chiesto ai giovani di non odiare, perché è l'odio che ha portato sua figlia alla morte, ma allo stesso tempo vuole giustizia. Il padre di Noemi è andato davanti alla casa del padre di Lucio per affrontarlo, convinto che sia stato lui l'artefice del delitto o che comunque sia coinvolto.
I genitori di Lucio invece hanno rilasciato un'intervista durante la quale viene loro annunciato che il figlio ha confessato; loro si disperano davanti alle telecamere, ma successivamente ammetteranno che erano già a conoscenza del delitto compiuto dal figlio.
Due coppie di genitori, due modi di diversi di educare, due modi di affrontare il coinvolgimento in questo delitto. Carnefici o vittime? Dal momento che le indagini sono ancora in corso non si può fare una valutazione oggettiva. Ad oggi in questa storia tutti ne escono come vittime in modi diversi. Sia coloro che hanno perso una figlia sia coloro che assistono all'arresto del proprio figlio per un delitto gravissimo.
Le persone che seguono l'iter di questa tragica storia sono tante, ma forse quelle che più ne possono essere in qualche modo intimorite o addirittura impaurite sono i genitori di giovani adolescenti coetanei di Noemi e Lucio o altri giovani che vivono relazioni analoghe fatte di amore e possesso, dove la violenza è scambiata per amore.
Cosa spaventa le famiglie, i genitori? Il sentirsi impotenti di fronte a situazioni in cui un figlio adolescente non vuole seguire i consigli o che fa tutto l'opposto di ciò che sarebbe più logico.
Ogni giorno si leggono fatti di cronaca in cui sono coinvolte giovani donne. Per questo moltissimi genitori si immedesimano in ciò che stanno vivendo i genitori di questi ragazzi coinvolti nel delitto. Il ruolo delle famiglie è importante, ma è fondamentale il bagaglio valoriale ed educativo che hanno lasciato ai propri figli, perché purtroppo un genitore non potrà mai essere costantemente “presente” nelle decisioni di un figlio. Potrà esserlo virtualmente attraverso ciò che ha insegnato, ma si sa come spesso durante l'adolescenza i giovani si sentano sicuri, quasi onnipotenti. Il rischio per i giovani si concretizza maggiormente proprio quando si sentono troppo sicuri. A volte un pizzico di timore fa rallentare quel tanto che basta per chiedersi in tempo se si sta facendo la cosa giusta.