Aria di casa: persino farmaci e droghe fra le sostanze nocive a cui siamo esposti
Sentirsi sicuri come a casa propria è un vecchio detto che non ha molto senso se pensiamo alla qualità dell’aria fra le mura domestiche. Monossido di carbonio, monossido di azoto, anidride solforosa, ozono, idrocarburipoliciclici, idrocarburi volatili, derivati della combustione, formaldeide, alcol, fenoli, particolato, fibre vetrose. Per non parlare di batteri e virus.
È l’inquinamento indoor, fatto da nemici più forti, persistenti e in concentrazioni molto maggiori che all’aria aperta, persino di quella nelle città asfissiate dallo smog. Perché gli inquinanti non entrano dalle finestre ma sono generati o rilasciati dai materiali con cui è fatto un edificio o un appartamento, dai prodotti che usiamo e soprattutto dalle nostre cattive abitudini.
«Gli studi scientifici dimostrano che nell’aria degli ambienti di vita sono presenti sostanze nocive – spiega Andrea Minutolo, coordinatore scientifico di Legambiente e referente per l’associazione sull’inquinamento indoor – Le cause sono riconducibili alle caratteristiche costruttive degli edifici, dalla scelta dei materiali alle tecniche di posa, dal grado di usura delle strutture, dalla tipologia e dalla manutenzione degli impianti di trattamento dell’aria e dalla presenze e le abitudini delle persone negli spazi confinati: emissione diretta di CO2, cottura di cibi, uso di prodotti per la pulizia, agenti patogeni e altri fattori biologici. Per portare a una sempre maggiore consapevolezza sul tema cittadini e istituzioni, nel 2017 l’associazione ha dedicato al tema indoor un monitoraggio specifico durante la campagna Treno Verde». Anche perché l’Italia non ha ancora una legge quadro in materia, essendo ferma a un decreto del 2008 sulla salute nei luoghi di lavoro.
Non a caso, infatti, da qualche anno l’Organizzazione mondiale della sanità dedica sempre più attenzione a questo tipo di inquinamento. Le sostanze contaminanti disperse nell’aria di casa, infatti, possono provocare danni alle vie respiratorie, dalla banale allergia a problemi legati all’asma o alla cronicizzazione di alcune patologie. Non solo i soggetti asmatici o gli allergici però devono stare attenti, visto che in media negli spazi al chiuso (appartamenti, uffici, palestre, scuole, ospedali ma anche autobus e metro) trascorriamo circa l’85% della nostra vita. E le concentrazioni degli inquinanti rispetto al volume dell’aria disponibile sono altissime.«Negli ambienti indoor i rapporti fra le superfici disponibili, possibili emettitrici di inquinanti, e i volumi d’aria sono maggiori che all’esterno – spiega Lucia Paciucci, ricercatrice dell’Istituto inquinamento atmosferico del Cnr – C’è tanta superficie data da pavimento, soffitto e pareti, per la stessa unità di volume. Invece all’esterno c’è un’unica superficie, il terreno, e un volume pressoché illimitato. Le superfici domestiche, oltre a essere sorgenti d’emissione, possono essere anche adsorbite o fissare gli inquinanti per poi rilasciarli nel tempo». Il risparmio energetico, che pure va assolutamente favorito, creando ambienti sigillati può paradossalmente aggravare i problemi: si scambia poco calore con l’esterno ma anche poca aria, trattenendo in casa contaminanti e umidità.
Nemici in cucina
Per capire da dove vengono e come liberarsi dei nemici invisibili che ospitiamo in casa nostra, dobbiamo guardare gli spazi con altri occhi e riflettere sui nostri comportamenti fra le mura amiche. «La stanza in cui ci sono più contaminanti è la cucina – spiega Angelo Cecinato, ricercatore dell’Istituto di inquinamento atmosferico – Teoricamente è uno dei posti più puliti ma quando accendiamo i fornelli bruciamo gas metano, una miscela di idrocarburi che rilascia anidride carbonica, monossido di carbonio, ossidi di azoto e aldeidi in concentrazioni superiori a quelle dell’aria esterna. Il metano è la molecola più vicina a formare la formaldeide, un gas cancerogeno che si decompone lentamente, e lo può fare proprio con la combustione. Inoltre, gli ossidi di azoto sulle superfici degli ambienti umidi possono trasformarsi in acido nitroso, che è pericoloso e in cucina è molto più concentrato che all’esterno.
Il consiglio – suggerisce Cecinato – è lavare spesso la cucina, con un po’ d’acqua e solo una goccia di detergente perché anche i prodotti per la pulizia rilasciano contaminanti. Nei detersivi, oltre alle sostanze chimiche, preoccupano le essenze: il limonene, ad esempio, è un idrocarburo naturale ma in concentrazioni elevate può causare irritazioni».
Dalla cucina al salotto
La sorgente di inquinamento indoor più pericolosa in casa è il camino. Chi ce l’ha e d’inverno non rinuncia al tepore di un ceppo acceso, farebbe meglio a dotarsi di un camino a camera stagna, che evita di disperdere in salotto le polveri e tutti i prodotti della combustione. Fra questi, a spaventare di più è il monossido di carbonio. Quando la brace continua a bruciare ricoperta dalla cenere, il carbonio non avendo abba-stanza ossigeno invece di legarsi con due atomi di ossigeno si lega con uno solo e anziché generare anidride carbonica genera monossido di carbonio, che impedisce il funzionamento dell’emoglobina, provoca sonnolenza e porta alla morte senza campanelli d’allarme. Camino, sigarette, bacchette per gli incensi. Tutto ciò che brucia contamina l’aria e porta rischi per la salute.
Anche la semplice polvere, che in casa è in realtà un insieme di composti chimici. Rimuoverla con la scopa può anche essere peggio che lasciarla depositata negli angoli delle stanze: spazzando o spolverando vengono rimosse le parti più grossolane ma si sollevano quelle più sottili, e pericolose, che rimangono sospese nell’aria per molto tempo. Meglio usare l’aspirapolvere o i panni che la catturano.
Finestre aperte
A fare la differenza fra il respirare aria fresca o contaminata, oppure semplicemente “viziata”, sono soprattutto le abitudini quotidiane. Non aprire le finestre, per fare un esempio concreto, è il peggiore dei comportamenti quando si soggiorna in ambienti affollati. La presenza di tre o quattro persone in una stanza fa raddoppiare in soli venti minuti il livello di anidride carbonica. La CO2 di base in aria aperta ha una concentrazione di circa 400 parti per milione, in un ambiente indoor, non ventilato, senza ricambio d’aria e con persone all’interno raggiunge 800, 1.000 ppm in pochissimo tempo. L’anidride carbonica non è di per sé nociva ma può dare bassa concentrazione e sonnolenza. È un composto pesante che tende a stratificarsi nelle parti basse della casa, per questo gli animali cercano di dormire in punti più alti del pavimento come il divano, il letto o una sedia.
Le minacce però non vengono solo dai comportamenti di chi abita la casa ma anche dai materiali di cui è fatta, e dagli oggetti. I materiali da costruzione tufacei e vulcanici emettono il radon, un gas radioattivo. Vernici, piastrelle e parquet emettono soprattutto composti organici volatili. E gli arredi rilasciano la formaldeide, che viene dai prodotti usati per verniciare, laccare e incollare il legno. E allora cosa fare? «Bisogna aprire spesso le finestre – dice Cecinato – la ventilazione è il primo e il più efficace rimedio all’inquinamento indoor.
E poi ci vuole una sana dose di buon senso. Anche per l’acquisto dei prodotti per le pulizie vale la regola“come spendi mangi”. Quelli più economici di solito sono fatti con processi industriali più semplici ed è più facile che contengano sostanze tossiche perché i prodotti chimici costano meno. Se utilizzati non bisogna mai superare le dosi consigliate in etichetta altrimenti tutte le sostanze in eccesso finiremo per assumerle noi».
Nell’aria di casa, d’altronde, c’è di tutto. Anche farmaci e droghe. «Abbiamo trovato cocaina e thc persino nelle scuole elementari, luoghi in cui è impensabile un consumo – ricorda il ricercatore del Cnr – Questo vuol dire che sono così diffuse che penetrano negli edifici. Negli spazi al chiuso troviamo anche i farmaci, che devono preoccupare più delle droghe in quanto sono sostanzialmente veleni. L’areosol spara nell’aria tantissime microbolle che contengono tracce di inquinanti, una volta che la bolla si asciuga o si attacca alla parete fintanto che non viene decomposta o rimossa rimane in casa. Se un farmaco per abbassare la pressione viene inalato da chi ha già la pressione bassa cosa succede? Siamo ancora in una fase preliminare di questi studi, ma un fenomeno del genere – avverte Cecinato – in alcuni spazi indoor come gli ospedali non vanno trascurati».
In attesa che tecniche di progettazione e tecnologia portino una ventata di ossigeno nelle nostre case, per respirare aria fresca e pulita ci vuole buon senso. E una finestra aperta.
Francesco Loiacono