Adolescenti: motivazioni e abitudini al fumo

Adolescenti motivazioni e abitudini al fumo

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Gli adolescenti si trovano sospesi in un mondo che fa loro abbandonare l’età infantile per approdare gradualmente in quella adulta. Il percorso è lungo e difficile e spesso i giovani cercano delle scorciatoie, come quella di fumare, per sentirsi grandi. Il fumo assume per alcuni adolescenti la funzione di affermazione anticipata dell’essere adulto.

Il fumare rappresenta un comportamento, criticato dal punto di vista della salute ma accettato nel mondo degli adulti, pertanto gli adolescenti ritengono che il fumo sia il modo facile di potersi affermare nella società in qualità di adulti. Molte ricerche infatti indicano che c’è un’alta correlazione tra i ragazzi che fumano e che mettono in pratica altri comportamenti a rischio, come avere rapporti sessuali precoci e fare uso di alcol (Bonino, 2005).

I ricercatori hanno riscontrato che sono più inclini a fumare i giovani che sembrano più smarriti nel loro mondo adolescenziale e meno capaci di trovare soddisfazione in altri campi. Sono ragazzi che hanno meno sostegno e regole da parte della famiglia d’origine e non mettono in pratica progetti tesi a valorizzare la propria autostima e a dare un senso di progettualità alla propria vita e al proprio futuro. Infatti questi giovani hanno spesso una visione negativa e pessimistica del futuro, in cui non vedono prospettive di realizzazione personale.

Gli adolescenti che non usano il fumo per anticipare l’età adulta, pare che vivano meglio il periodo dell’adolescenza, guidati dalla famiglia. Sono giovani che pensano di seguire un percorso scolastico lungo, trovando soddisfazione in ciò che fanno e con stimoli legati alla vita futura. Per loro il periodo dell’adolescenza è vissuto con meno conflittualità e pertanto con minore voglia di anticipare i comportamenti adulti, come il fumare (Bonino, 2005).

Gli adolescenti che non fumano hanno un approccio più positivo alla scuola rispetto a coloro che fumano che invece hanno risultati peggiori. In sostanza i giovani non fumatori vivono meglio la loro condizione di studenti da cui traggono soddisfazione, oltre ad avere un rapporto con la famiglia positivo e sereno che offre loro la possibilità di confrontarsi e riuscire a seguire le regole date loro dagli adulti. Ciò non li rende dipendenti in senso negativo, ma piuttosto capaci di poter fare determinate esperienze nell’età giusta. Infatti i giovani che assumono anticipatamente il ruolo da adulto, lo pagano poi a lungo termine, in quanto costituirà un limite a realizzazioni migliori e più fruttuose.

I ricercatori ritengono che i giovani che non hanno bisogno di affermarsi attraverso il fumo ed altri comportamenti da adulti, sono in grado di vivere altre forme più mature che riguardano la sfera degli adulti, come: assumersi le responsabilità, avere la capacità di progettare il futuro, sviluppare la partecipazione sociale. Un aspetto interessante è che i giovani che scelgono di anticipare l’età adulta adottando comportamenti come il fumo, quasi sempre lo fanno all’insaputa dei genitori. Questo atteggiamento trasgressivo si associa anche al rischio che crea eccitazione. Nonostante la tendenza  all’omogeneità di comportamento tra i due sessi, nelle femmine sembra assumere una vena più trasgressiva.

Vi è un’alta correlazione tra tutti i comportamenti a rischio e ciò significa che non si presentano in forma isolata, ma piuttosto come una costellazione di comportamenti simili che portano a seguire un determinato stile di vita (Bonino, 2005). Nella decisione di iniziare a fumare, fondamentale è l’approvazione del gruppo e il fatto che gli amici fumino. Il fumo in questo frangente non è un comportamento solitario, ma di gruppo, tanto da portare i fumatori a non avere amici che non fumano.

Ciò conferma il fatto che i giovani tendono a rafforzare la propria identità scegliendo amici e compagni simili a se stessi. Di conseguenza, i gruppi si costituiscono e tendono a differenziarsi sempre più in base a questa caratteristica e crescendo i fumatori hanno un numero sempre più alto di amici fumatori. Il fumare inoltre sembra facilitare l’inserimento nel gruppo, al punto che i ragazzi che non fumano si sentono più facilmente tagliati fuori dalle attività svolte dai ragazzi della loro età, temono di non riuscire a farsi degli amici e si sentono socialmente più incerti.

Il fumo è un modo per fare cose da grandi e non più da bambini. In questo senso il fumo viene inteso come un rito di legame, come modalità ritualizzata di entrare in relazione con il gruppo, di unire i partecipanti e di accomunarli. Il fumo infatti condivide molti dei tratti dei comportamenti ritualizzati, caratterizzati da ridondanza, esagerazione e semplificazione del gesto. Pensiamo alla sequenza rituale del fumo: dalla richiesta o dall’offerta, all’accensione, all’inalazione, allo sbuffo, allo scambio della sigaretta accesa.

Gli adolescenti provenienti da famiglie con uno stile educativo permissivo risultano maggiormente coinvolti nel fumo; al contrario uno stile educativo autorevole svolge un ruolo protettivo, sia riguardo al coinvolgimento che allo smettere di fumare. È fondamentale la copresenza del sostegno empatico e della fermezza genitoriale tale da indurre una minore esigenza di trasgressione, un minore orientamento verso il gruppo e una maggiore accettazione della propria condizione adolescenziale (Bonino, 2005).

In conclusione, è chiaro come i giovani nel periodo dell’adolescenza cerchino in ogni modo di mettere in atto comportamenti (che andranno a sedimentarsi nell’età adulta) che permettano loro di affermare la propria identità e di costruire una rete di relazioni sociali e affettive. Ci sono giovani che riescono a raggiungere tali obiettivi senza mettere in pericolo la propria vita, mentre altri optano per i comportamenti a rischio. È per questo motivo che sono fondamentali le attività di promozione della salute e di prevenzione dei comportamenti che mettono a repentaglio il proprio benessere, messi in atto nelle scuole e nelle famiglie attraverso il dialogo, il confronto, l’esempio e la condivisione.

 

30/04/2012
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