Accompagnare gli adolescenti a scuola, la legge lo impone, ma siamo sicuri sia la cosa migliore?
Impazza negli ultimi giorni la notizia riguardo alla legge che impone di accompagnare i figli a scuola fino ai quattordici anni di età. Ne parla la ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, in seguito alla recente sentenza della Cassazione, che condanna lo Stato al risarcimento dei genitori di un bambino morto circa 15 anni fa mentre tornava - da solo - dall'istituto scolastico che frequentava.
La giurisprudenza italiana infatti, ritiene che fino a 14 anni un individuo non è abbastanza indipendente e autonomo e gli insegnanti rimangono suoi responsabili anche nel tragitto tra casa e scuola.
Sincerante non riesco proprio a condividere questa decisione sia come professionista che come donna.
Mi chiedo dove sia finito lo sviluppo all’autonomia dei minori? Gli adolescenti infatti perderebbero così un'importante occasione di autonomia e responsabilizzazione, così come i loro genitori.
Al di là di questa importante argomentazione pedagogica ed educativa, ci sono poi dei forti problemi logistici che ogni nucleo familiare è costretto ad affrontare.
Dice la Ministra: “Se per i genitori è un problema, mandate i nonni perché per loro è un gran piacere andare a prendere i nipotini”.
Cara ministra, mi permetto di dirle che a volte i nonni stessi hanno bisogno di assistenza e non tutti i figli possono permettersi di assumere delle badanti a tempo pieno, nonostante stiano lavorando.
Poi ci sono anche quei nonni che lavorano a loro volta, o che vivono lontani o che magari avrebbero anche voglia di fare altro, ma pur di supportare figli e nipoti si trovano quasi costretti a prendersi ugualmente l’impegno.
Quando quindi i nonni non possono essere disponibili, i genitori che lavorano (perché si spera abbiano un impiego), non possono assolutamente permettersi di chiedere dei permessi per accompagnare/prendere i figli da scuola. Senza contare che spesso per lo stipendio si trovano obbligati a fare quotidianamente chilometri di strada che li porta lontani da casa.
L’arrivo alle scuole medie inoltre, potrebbe equivalere per le famiglie ad un alleggerimento nella gestione dei figli, e non sto parlando di menefreghismo da parte della coppia genitoriale, quanto della possibilità di sperimentare una gestione più elastica della vita domestica e di essere meno dipendenti dalle baby sitter (a pagamento).
Ci si lamenta che in Italia si fanno sempre meno figli, ma chiediamoci quale sia uno dei motivi principali? Forse uno di questi è la mancanza di veri e propri servizi e lavori assenti o sempre più “strozzanti” che mettono in crisi anche le coppie più volenterose, che si ritrovano costrette a dover obbedire a sentenze che non lasciano loro la libertà di creare una gestione familiare un po’ libera da certe imposizioni, soprattutto quelle che potrebbero essere risparmiate. Non sarebbe forse più utile creare maggiori competenze rispetto ad esempio al Codice stradale, creare dei tragitti a piedi o servizi pubblici ad hoc per gli studenti opromuovere l’uso della bicicletta investendo sulle piste ciclabili? Qualcosa insomma che li renda più sicuri durante il tragitto da scuola a casa, e non solo.
Stiamo comunque parlando di adolescenti, persone che da un lato hanno bisogno di accudimento, ma che dall’altro necessitano di sperimentarsi in esperienze di autonomia ed indipendenza per diventare validi adulti. E la scuola in stretta connessione con le famiglie ha questo genere di compito nei loro confronti.
Spero quindi vivamente che questa legge venga modificata il prima possibile, intanto continua a far pensare quanto possa essere distante il pensiero di chi governa dalla vita vera della gente.