Rinnovabili, l'Unione Europea verso il traguardo del 20%. Fra gli stati virtuosi anche l'Italia
I più avanti sono quasi tutti paesi del Nord Europa. In pole è la Svezia (54,5%). Stoccolma ha sfruttato al massimo l’acqua e le foreste, le sue grandi ricchezze.
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Per Eurostat, i tassi di riciclo e l'uso di materiali riciclati nell'Unione europea (UE) sono in costante crescita. L'UE ha riciclato circa il 55% dei rifiuti, esclusi i principali rifiuti minerali, nel 2016 (rispetto al 53% del 2010). Il tasso di recupero dei rifiuti da costruzione e demolizione ha raggiunto l'89% (2016), il tasso di riciclo dei rifiuti di imballaggio ha superato il 67% (2016, rispetto al 64% nel 2010) mentre il tasso per gli imballaggi in plastica era superiore al 42% (2016, rispetto a 24 % nel 2005).
La salute del pianeta
Per la salute del nostro pianeta è già un risultato importante, ma l’Ue ha anche altri, ambiziosi, obiettivi. Vuole puntare su un mix energetico sempre più bilanciato sulle fonti rinnovabili. Le cose, anche in questo senso, stanno andando bene, anche se un po’ a macchia di leopardo. Il target Ue di un 20% di energia proveniente da rinnovabili nel 2020 è alla portata. Lo confermano gli ultimi dati pubblicati da Eurostat, l’Istituto di statistica dell’Unione Europea, relativi al 2017: la quota di rinnovabili sui consumi finali di energia nei 28 Paesi membri è salita al 17,5% (dal 17% del 2016) e soprattutto è raddoppiata rispetto al 2004, quando era solo dell’8,5 per cento.
Nord Europa in pole
I più avanti sono quasi tutti paesi del Nord Europa. In pole è la Svezia (54,5%). Stoccolma ha sfruttato al massimo l’acqua e le foreste, le sue grandi ricchezze. “Con la prima producono l’energia idroelettrica che è la principale fonte di generazione di energia; con la seconda le biomasse che servono a riscaldare le case degli svedesi. Non sorprende quindi che ogni cittadino svedese emetta in media un quarto di CO2 rispetto a un americano. Se il mondo fosse una grande Svezia, il problema del riscaldamento climatico sarebbe in via di risoluzione”, si legge nel Sole 24 Ore.
Bene anche l’Italia
Fra gli stati virtuosi anche Finlandia, Lettonia, Danimarca e Austria, tutti con quote di rinnovabili comprese tra il 30 e il 40%. I Paesi che hanno già centrato in anticipo il proprio obiettivo di rinnovabili per il 2020 c’è anche l’Italia, insieme e a lei anche Bulgaria, Italia, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Croazia, Lituania, Ungheria, Romania, Finlandia e Svezia. Male invece Olanda e Francia, lontani rispettivamente 7,4 e 6,7 punti percentuali dall’obiettivo del 2020. La Francia è comunque giustificata dal target che aveva fissato (23% contro il 17% dell’Italia).
Male l’Olanda
L’Olanda, davvero strano, ha invece toppato con il suo modesto 14% di obiettivo, uno dei più bassi dell’Unione. E ancora, il mix energetico olandese è ancora quasi monopolizzato dai combustibili fossili: gas naturale, di cui è uno dei maggiori produttori europei, petrolio e carbone, quindi come tutti i Paesi Bassi, ha il prodotto primario a basso costo. Le rinnovabili, comunque, stanno avendo successo in tutto il mondo industrializzato (chi più chi meno). Secondo il rapporto annuale di British Petroleum, il tasso di crescita mondiale delle fonti “green” sarà del 7,1% all’anno nei prossimi decenni. “Le rinnovabili – prevede Spencer Dale, capo economista di Bp – penetreranno nel sistema energetico più velocemente di qualsiasi altro combustibile nella storia”.