Psicopatologia di chi fa delle lamentele uno stile di vita

Psicopatologia di chi fa delle lamentele uno stile di vita
di Caterina Steri

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Non so voi, ma io non faccio altro che sentire persone che si lamentano di continuo. Quando è inverno ci si lamenta per il freddo, arriva l’estate e non va bene il caldo. In città il traffico crea troppe difficoltà, in paese è una noia mortale. Per non parlare del lavoro, i figli, il coniuge e chi più ne ha più ne metta. Sta di fatto che ogni scusa è sempre buona per lamentarsi, perché la lamentela diventa un vero e proprio stile di vita che alimenta un meccanismo psicologico e comportamentale  investendo non solo chi ne è protagonista ma anche chi gli sta attorno, costretto a sopportare la valanga di negativismo.

Un problema di bassa autostima

Chi si lamenta in continuazione ha una bassa autostima e crede poco nelle proprie risorse. Pur di non tentare un cambiamento di una vita infelice preferisce subirla passivamente, in modo immaturo e lamentarsi. E quando qualcuno prova ad aiutarlo a trovare soluzioni, trova ulteriori problemi o li ignora.

La lamentela è qualcosa di totalmente radicata nella quotidianità del “professionista” lamentoso che impiega un dispendio di energie e tempo tali da non permettergli di godere nemmeno delle piccole cose. Come può ad esempio gioire di una cena fuori se avrà da ridire sul ristorante, sul cibo, sul servizio e chissà quali altri particolari? Questo naturalmente può innescare il meccanismo della profezia che si autodetermina. Se non si riesce nemmeno ad immaginare una situazione positiva, in un modo o nell’altro ci si predisporrà per realizzarla in senso negativo. E tutto a sua volta confermerà le convinzioni iniziali andando ad alimentarle ulteriormente.

Lamentela cronica

Tale situazione naturalmente non coinvolge solo il lamentoso, ma anche chi sta affianco che potrebbe essere contagiato a sua volta, o potrebbe attuare dei comportamenti di distanziamento per difendere la propria serenità.

Si arriva a diventare lamentosi in modo cronico per diversi motivi, perchè si ha avuto un esempio tale sin da piccoli, perché si è subita una o più situazioni che hanno portato a perdere fiducia negli altri e nella vita in generale e poi non si è riusciti a riprenderla, perché spesso lamentarsi risulta più comodo che prendere di petto le situazioni e cercare di cambiarle. Ancora, perché chi ha subito un torto dalla vita si convince di avere il diritto di potersi lamentare di tutto, come se in un certo modo possa ottenerne un riscatto. Ma così non è. Il lamentoso cronico pretende che gli altri accolgano le sue modalità altrimenti vengono tacciati di egoismo e scarsa comprensione.

L'effetto liberatorio della lamentela

Teniamo conto che se fatte saltuariamente le lamentele hanno un effetto liberatorio nei confronti di situazioni frustranti che è difficile o non possibile tenere sotto controllo come un lutto, una malattia, un licenziamento improvviso. Quindi in tal senso fa bene concedersele, dando però ad esse un inizio ed una fine per poi risollevarsi. Altrimenti, tutte le energie spese a lamentarsi non saranno altro che un vuoto a perdere per risolvere la situazione e da vittime di situazioni “sfortunate” si potrebbe diventare carnefici  e manipolatori di condizioni tossiche verso se stessi e gli altri.

09/07/2019
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