Malattie croniche, quale aiuto dallo psicologo?
Leggi più veloce
Così come la celiachia esistono varie malattie croniche (Diabete, sclerosi multipla, artrite reumatoide, fibrosi cistica, malattie cardiocircolatorie, HIV), con diagnosi diverse, alcune delle quali, se ben curate e supportate permettono di condurre una vita serena. Ciò nonostante è inevitabile doversi scontrare con gli effetti psicologici di tali patologie. Spesso infatti vi è la necessità di dover riorganizzare una nuova identità sia psicologica che sociale integrandole alle richieste e ai limiti della malattia in corso che entra a far parte della quotidianità del paziente e delle persone che lo supportano.
Identità psicologica perché l’autostima, l’autoefficacia e l’immagine corporea possono subire danneggiamenti dovuti alla diagnosi e alla crisi che ne consegue.
Identità sociale perché i cambiamenti nella percezione di se stessi e nella quotidianità si ripercuotono inevitabilmente nelle relazioni con l’ambiente esterno.
C’è poi la necessità di riorganizzare le aspettative e l’immaginario sul futuro.
Le malattie croniche mettono gli essere umani costantemente di fronte alla limitatezza della loro natura e hanno un impatto fondamentale sulla vita che spesso, non riuscendo ad affrontare l’evento critico con la giusta resilienza e motivazione, li portano a fare i conti con gli effetti secondari, come un rifiuto a seguire le cure, un pesante abbassamento del tono dell’umore, la tendenza ad isolarsi o a ritenersi più grave di quanto non lo si sia effettivamente, un aumento del rischio di mortalità e di richieste di prestazioni assistenziali.
Non è casuale quindi che come psicoterapeuta riceva richieste di aiuto dai familiari di questi pazienti e da loro stessi che decidono di sottoporsi ad un percorso terapeutico che per essere efficace deve mirare all’acquisizione di una adeguata consapevolezza della malattia, nonchè all’accettazione della nuova situazione, all’elaborazione della rabbia, tristezza o paura che spesso accompagnano la nuova diagnosi, al contenimento della sofferenza psicologica, alla modificazione dei comportamenti che potrebbero essere dannosi per il paziente stesso (ad esempio il rifiuto dei farmaci).
La psicoterapia quindi è sempre un valido aiuto nell’affrontare situazioni esistenziali legate alla diagnosi di malattie croniche in quanto, in base alle varie evidenze scientifiche, è sempre più necessaria l’integrazione di essa con le cure strettamente mediche poiché “agisce direttamente sul cervello, producendo un vero e proprio mutamento dei circuiti neuronali […] ma è anche in grado di rinnovare i processi di pensiero e, dunque, di mutare i circuiti neurobiologici del cervello (Gabbard, G.O., 2000)”.