Ritmica italiana fra digiuni, offese e medaglie: qual è il confine tra rigore e abuso? Quali sono gli sport a rischio

La psicologa Elisabetta Rotriquenz affronta lo spinoso tema della polemica nata attorno alla ginnastica ritmica dopo i racconti di alcune ex atlete

di Elisabetta Rotriquenz

La ginnastica ritmica italiana ci ha regalato medaglie, ori e vittorie davvero importanti, ma in questi giorni è al centro di uno scandalo a causa dei severi regimi alimentari imposti alle atlete e ai rischi di disturbi dell'alimentazione connessi.

Tutto è cominciato con le denunce di Nina Corradini e Anna Basta, due ex ginnaste plurimedagliate con la nazionale delle Farfalle, che hanno raccontato di abusi psicologici ricevuti dall'entourage azzurro, oltre che di digiuni forzati, pressioni costanti sul peso da mantenere e offese di ogni tipo (Foti, 13 novembre 2022).

Corradini e Basta raccontano che vivevano 11 mesi all'anno in ritiro a Desio e che vedevano i genitori una volta al mese; venivano pesate tutti i giorni e se il peso non era quello atteso venivano costantemente richiamate con queste parole durante tutto l'allenamento: “sei incinta, guarda che sedere che ti ritrovi, hai la pancia, vergognati, come ti permetti di essere così, fai schifo”. Le due giovani riferiscono che per mantenere il peso richiesto facevano anche uso di lassativi. Anna Basta ammette di aver anche pensato al suicidio (Verissimo, 19 novembre 2022).

E le denunce stanno richiamando altre denunce

Infatti, dopo gli abusi venuti alla luce nel mondo della ginnastica ritmica lo scandalo va allargandosi anche alla ginnastica artistica.

Dopo Vanessa Ferrari, anche Carlotta Ferlito, campionessa mondiale alla trave nel 2013 e protagonista alle Olimpiadi del 2012 e del 2016, ha raccontato in un video sui social i suoi disturbi alimentari e le pressioni subite. All'età di 8 anni, quando già si allenava 3 volte al giorno, la sua allenatrice le aveva chiesto di dimagrire un chilo e veniva chiamata “maiale” perché la consideravano grassa. La ginnasta ha anche ammesso che queste esperienze sono difficili da cancellare: “Sono tutte cose passate ma che nella testa non passano mai”.

A questo punto viene da chiedersi: qual è il confine tra rigore e abuso?

Tale confine viene oltrepassato quando chi ha la funzione di educare, allenare e accompagnare le atlete, pensa esclusivamente al risultato, alla prestazione, e non a loro come persone.

Performance che nella ginnastica richiede di inseguire canoni di magrezza ritenuti necessari per primeggiare in pedana.

Avere un peso e una forma di un certo tipo in determinati sport è essenziale, ma il problema è arrivare ad ottenere questi standard fisici in modo sbagliato dando più importanza all'esito agonistico che all'aspetto educativo.

Sono tante le ragazze che, praticando sport a livello agonistico, sono spinte a diete molto rigide, a confronti sul peso e sull'alimentazione spesso ai limiti delle vessazioni che poi hanno determinato l'insorgenza di disturbi del comportamento alimentare (DCA): anoressia, bulimia e binge eating (Bosco, 10 novembre 2022).

Gli sport più rischiosi

Gli sport che possono essere più rischiosi in tal senso sono quelli che enfatizzano un corpo magro e snello. Sport per i quali è richiesta l'appartenenza ad una determinata classe di peso o che attribuiscono un'enfasi importante al peso basso per ottenere vantaggi competitivi, ma anche per ottenere un giudizio positivo sull'aspetto fisico in generale.

Alcuni ricercatori (Mancine et al, 2020) hanno proposto una distinzione tra “lean” sport e “non-lean” sport, sulla base dell'essenzialità o meno del requisito della magrezza ai fini del successo sportivo. Tra i lean sport è possibile distinguere tra sport prestazionali e sport estetici. Negli sport prestazionali (ad es.: nuoto, canottaggio, ecc), la magrezza viene ricercata come mezzo per ottenere una migliore resa sportiva. Negli sport estetici (ad es: pattinaggio artistico, ginnastica, danza, ecc.) il corpo non è più solo un mezzo ma anche il fine: c'è molta attenzione sull'aspetto fisico, sulla grazia dei movimenti e su determinati requisiti fisici. Il corpo diventa una parte imprescindibile della performance.

Gli sport estetici

Gli sport estetici, praticati in prevalenza da atlete, sono caratterizzati da un anticipato avviamento allo sport ed intrapresi già prima degli otto anni di età. Iniziare precocemente allenamenti sport-specifici può rappresentare un particolare fattore di vulnerabilità, dato che le partecipanti possono selezionare uno sport inappropriato per la loro tipologia corporea. Durante la pubertà il corpo può svilupparsi in modo non adeguato alla disciplina sportiva scelta. Le ragazzine possono percepire i cambiamenti corporei, rispetto alle proporzioni o all'aumento di peso, come qualcosa che influisce negativamente sulle prestazioni sportive. Ne deriva una forte insoddisfazione per il proprio corpo fino ad arrivare al desiderio di impedire il cambiamento e adottare dei comportamenti alimentari disfunzionali.

L'intensivo allenamento unito alla specializzazione sportiva nella pubertà e crescita adolescenziale può rappresentare un ulteriore fattore di rischio per lo sviluppo di una visione di sé negativa, oltre che per il ritardo dell'età puberale, ritenuta ostacolo al raggiungimento di determinate prestazioni e standard estetici (Malina et al, 2004).

Le atlete molto giovani possono associare il successo di una migliore prestazione alla perdita di peso, aspetto che non farebbe altro che rinforzare il persistere nel controllo e nella riduzione del peso per ottenere risultati sempre migliori. Queste ragazze sono molto esigenti con se stesse, sono perfezioniste.

Il perfezionismo è uno degli elementi che può caratterizzare le persone che hanno disturbi dell'alimentazione.

Infatti, le persone più sensibili ai DCA, sia sportive che non dedite allo sport, hanno spesso un temperamento perfezionistico, cioè sono particolarmente sensibili al giudizio altrui, sempre insoddisfatte della prestazione effettuata e molto severe con se stesse.

I fattori di rischio

Oltre al perfezionismo, altri fattori di rischio che possono associare l'attività sportiva agonistica ai disturbi dell'alimentazione sono: l'eccessiva compiacenza, la disponibilità a essere come gli altri desiderano, la presenza di tratti ansiosi e/o ossessivi, il timore del fallimento o di una valutazione negativa  (De Meo, 2018).

È fondamentale capire che in certe fasce di età come l'adolescenza, in cui una giovane può sentirsi fragile e insicura, calcare la mano su alcuni aspetti fisici è un boomerang che le si ritorcerà contro. È vero che per raggiungere risultati importanti sono necessarie determinazione e passione, ma la dedizione che surclassa i limiti della persona può avere serie ripercussioni sulla salute.

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