Come smascherare un bugiardo: gli indicatori psicologici della menzogna. Chi mente di più fra uomini e donne
Si tratta di un fenomeno comunicativo estremamente diffuso. Lo fanno anche gli animali. Ecco perché
La menzogna è un fenomeno comunicativo così comune e particolare da aver catalizzato, da sempre, l’attenzione dei filosofi e, in tempi più recenti, l’interesse degli psicologi. Nel 1998 uno studio anglosassone ha misurato la tendenza a mentire dell’uomo moderno: sembra che lo faccia 6 volte al giorno, mentre la donna si limiterebbe, in media, a tre bugie al giorno. Risultati che confermano luoghi comuni, certo, ma che regalano alla menzogna significati nuovi.
Mentire non è un vizio ma un meccanismo evolutivo
Indagini multidisciplinari nel campo dell’etologia, dell’antropologia, della sociologia e della psicologia sociale hanno reso lampante che mentire non è semplicemente un “vizio”, né una condotta immorale, ma è, che ci piaccia o no, un preciso meccanismo evolutivo e adattativo.
I mammiferi mentono. Per esempio, gli studiosi del comportamento animale hanno documentato che anche gli animali attuano comportamenti assimilabili alle bugie umane e che, soprattutto, la diffusione della menzogna in una determinata tipologia animale sembra essere direttamente proporzionale allo sviluppo di quella specie sulla scala evolutiva. Infatti i più bugiardi dopo gli uomini sono i primati. Vale a dire che i cani e i gatti mentono, come pure fanno molti altri mammiferi, mentre le tracce di bugia si diradano mano a mano che diminuisce il grado di complessità dell’animale in oggetto.
Le scimmie, i cani e i gatti dicono bugie
Si potrebbe dire che più sono elevati i bisogni di socialità e di cooperazione per la sopravvivenza di una specie, più si palesa il dinamismo comunicativo della menzogna. Il sociologo canadese Erving Goffman ha dedicato saggi memorabili alla delicatissima spiegazione di come la vita sociale umana non sia altro che una grande rappresentazione teatrale , una infinita catasta di maschere, di omissioni, di negazioni, di pillole doverosamente caramellate allo scopo di favorire l’integrazione tra gli individui. Insomma, in una prospettiva psicosociale non si può affermare che la bugia abbia qualcosa di male, anzi. Gran parte di ciò che in più culture si considera “buona educazione” si basa sulla disponibilità degli individui che ne fanno parte a omettere o alterare parti di realtà, allo scopo, in genere bonario e funzionale, di scavalcare possibili conflitti ed evitare tensioni.
Il fascino fatale della menzogna
Del resto, da sempre, i grandi seduttori e i poeti non fanno altro che abbellire la realtà con grandiose bugie estetiche. Quando dicono: “Sei la/il più bella/o del mondo” ovviamente mentono (e spesso alla grande!) ma è così meraviglioso crederci, che tutti ambiamo nella vita sentirci ripetere il più a lungo possibili sfacciate bugie di questo tipo. L’inganno, inteso come caratteristica intrinseca nella comunicazione umana è per i più indigesto e condannato dai benpensanti di turno, ma si tratta di un dato evidente ben al di là della meticolosa letteratura scientifica che ne parla; l’inganno è la materia di cui sono fatte la politica, la storia, il marketing e le religioni. Per altri versi, l’inganno è l’anima di molti “teatri familiari”, ed è in tantissimi casi il fil rouge che sostiene la trama di coppie che, private della menzogna, imploderebbero troppo in fretta.
Gli indicatori della menzogna: come accorgersi se qualcuno ci dice bugie
I volti della menzogna. Paul Ekman, uno degli psicologi più influenti di sempre, ha studiato la comunicazione umana in molte culture. E’ utile riflettere sul fatto che la menzogna sia diventata inevitabilmente oggetto delle sue ricerche, proprio in quanto elemento ricorsivo, praticamente imprescindibile, ad ogni latitudine. Tra le scoperte più interessanti del ricercatore statunitense, convalidate e approfondite da più parti sia sul piano sperimentale che su quello empirico ci sono i segni non-verbali del mentire, ovvero comportamenti non-controlabili che possono indicare nell’interlocutore l’intenzione di ingannare. Vediamone alcuni:
- chi sta mentendo tende a mantenere una gestualità rigida e limitata, soprattutto nelle parti distali del corpo (braccia e gambe)
- le espressioni facciali di chi sta mentendo durano più di quelle spontanee;
- lo sguardo di chi sta dicendo una bugia resta tendenzialmente sfuggente e defocalizzato;
- uno degli indicatori della menzogna è la dilatazione pupillare: la pupilla di chi sta mentendo si presenta piccola, contratta;
- altri possibili gesti che “tradiscono” l’intenzione di mentire sono i cosiddetti movimenti di scarico tensionale come sfregarsi la punta del naso, grattarsi la fronte, le braccia, le mani, la gamba o le ginocchia. Possono indicare il disagio dovuto all’essere insinceri o il timore di essere scoperti.
Il limite tra il mentire bonario e utile e il mentire manipolatorio e dannoso
Il problema non è la bugia, ma l’intenzione che contiene. Il problema posto dagli studi sulla comunicazione umana è definire il limite tra il mentire “funzionale”, ovvero bonario e utile, ed il mentire “disfunzionale”, manipolatorio e dannoso. Infatti, è esperienza comune che nessuno sia più insopportabile di chi pretende di dire sempre la verità, di essere spontaneo ad oltranza, di essere “com’è” anche a discapito degli altri. Ci sono dunque 'bugiardi benevoli' e inganni terapeutici che si contrappongono decisamente agli integralisti della spontaneità e alla tautologia -questa sì, davvero ingannevole- della sincerità assoluta.
Le patologie di chi sospetta di chiunque
Le patologie della “verità”. La pretesa di verità (ovviamente secondo un punto di vista rigidamente stereotipato) è uno degli indicatori più tipici nelle nevrosi di tipo fobico e ansioso, quei disordini in cui il bisogno di controllo supera decisamente la spinta realizzativa dell’individuo e lo relega a una vita psuedo-monastica, comunque limitata e angosciata. La volontà di essere “veri”, l’assolutismo nelle relazioni e negli affetti caratterizza anche le psicosi, dove i soggetti psicotici arrivano a sospettare di chiunque, e a sentirsi minacciati e invasi da un mondo di “menzogne”, di persecutori incontrollabili.