L'aborto è un lutto per qualsiasi donna: come affrontarlo e condividere il dolore
L’esperienza abortiva, sia essa spontanea o volontaria, è un’esperienza di perdita, quindi luttuosa. Può avere diverse conseguenze psichiche ed emotive sulla vita di una donna e della coppia stessa.
Ognuno ha la propria storia e un modo personale di affrontare eventi della vita e decisioni così particolari. Alcuni si trascinano gli effetti dell’aborto in modo latente per anni, altri invece li manifestano subito, spesso assumendo le caratteristiche di un vero e proprio disturbo da stress post traumatico.
Ci possono essere grosse differenze tra la scelta consapevole di abortire e la scelta di concepire un figlio per poi abortire spontaneamente. Allo stesso modo si potrebbe parlare di due facce della stessa medaglia perché entrambe sono esperienze di perdita che richiedono un nuovo riassestamento alla quotidianità, nonostante percorsi inversi. Non conosco nessuna donna che sia stata contenta di abortire, pur avendolo scelto volontariamente. Non è infatti il caso di condannare o giudicare chi decide di farlo.
Le donne che decidono di abortire vivono con sensi di colpa anche per lunghi periodi. E spesso si tengono tutto dentro perché non si concedono di condividere il loro dolore con nessuno, quasi a sottolineare la vergogna e la sensazione di non meritarsi consolazione e comprensione altrui. A volte non si riesce a condividere il dolore nemmeno con il partner. E forse sarebbe proprio con questo che bisognerebbe ritrovare un nuovo equilibrio, in base alla motivazione dell’aborto stesso.
Senza contare che negli ambienti ospedalieri, facilmente si trova del personale giudicante e poco attento a quelle che possono essere le implicazioni di un aborto.
D’altra parte poi abbiamo l’esperienza dell’aborto spontaneo, per la quale la donna spesso tende ad essere molto severa con se stessa per la sua “incapacità” a mandare avanti una gravidanza, facendosene una vera e propria colpa.
I vissuti di ognuno dipendono molto dal valore che viene dato ad una gravidanza e al possibile ruolo genitoriale. Certo è che maggiori sono le aspettative verso una gravidanza e tutto ciò che ne concerne, maggiore è la delusione qualora essa non vada avanti.
Dopo l’esperienza abortiva, al senso di colpa, si affianca quello di vuoto fisico, mentale ed emotivo. E di solitudine per il non sentirsi comprese dagli altri. A volte istintivamente si cerca, nei casi di aborto spontaneo, una gravidanza nel più breve tempo possibile, per compensare il fallimento della precedente.
Nell’elaborazione del lutto abortivo ci sono meno opportunità rispetto agli altri lutti, proprio per la mancanza di libertà nell’affrontare la situazione. Le donne sono più restie a parlarne. A volte decidono di rivolgersi ad uno psicoterapeuta in virtù di questo motivo: per darsi la possibilità di vivere il dolore senza sentirsi giudicate o provare vergogna e perché stanche di chi dice loro di “non pensarci perché la vita va avanti e che doveva andare così”.
D’altra parte, tante donne che decidono di abortire, non si aspettano delle reazioni personali forti, nonostante siano convinte di quello che hanno fatto e si sentano allo stesso tempo condannate a vita da chi dice loro che avrebbero dovuto pensarci prima.
Insomma, il tema dell’aborto è sempre una questione estremamente delicata e personale. Viverlo non è mai un piacere, anche se lo si sceglie consapevolmente e i giudizi sono le cose che non aiutano affatto ad andare avanti e a riprendersi da esperienze tali.