Aborti ripetuti: in Italia il dato più basso a livello internazionale
In base alla relazione del Ministero della Salute, nel 2017 sono stati in media il 25% le donne che hanno abortito “due volte”, lo 0,9% 4 volte
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Dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini a proposito delle donne che usano l’aborto con fosse un anticoncezionale e, in particolare, vi fanno ricorso al Pronto soccorso, è utile diffondere i veri dati del fenomeno. Gli aborti ripetuti in Italia sono in costante diminuzione dagli anni '90, ben inferiori alle soglie attese e rappresentano il valore più basso registrato a livello internazionale. E' quanto emerge dall'ultima relazione al Parlamento sull'interruzione volontaria di gravidanza (ivg), depositata nel 2019 dal ministero della Salute. Nel 2017 (ultimo anno cui si riferiscono i dati) le donne che hanno avuto una precedente esperienza d'aborto sono state in media il 25,7%, in calo rispetto al 2016 in cui erano state il 26,4%.
Le percentuali
In particolare il 18,3% ha avuto un'esperienza precedente, il 5,1% due aborti, l'1,4% tre, e lo 0,9% quattro o più interruzioni volontarie (un dato quest'ultimo in calo dal 2015). Complessivamente per le donne italiane il dato è più basso (21,3%) rispetto alle straniere (36%), ma per entrambe in diminuzione rispetto all'anno precedente (rispettivamente 22,1% e 37%).
Va peggio al Sud
A livello regionale, nel 2017, la frequenza più alta di ivg ripetute per le italiane si è avuta nelle regioni del Sud con il 23,4%, mentre se si considerano italiane e straniere è maggiore al Nord in Liguria (32,8%), al Centro in Toscana (29,5%) e al Sud in Puglia (32,0%).
Il confronto con gli altri paesi
Se si fa il confronto con altri Paesi, il valore italiano rimane il più basso a livello internazionale: in Inghilterra e Galles è del 39%, in Olanda del 35,2%, in Spagna del 37,6% mentre in Svezia e Stati Uniti del 43,7%. 'L'evoluzione della percentuale di aborti ripetuti che si osserva in Italia - si legge nella relazione - è la più significativa dimostrazione della reale diminuzione nel tempo del rischio di gravidanze indesiderate e del conseguente ricorso all'ivg'. Infatti, se tale rischio fosse rimasto costante, conclude, 'avremmo avuto dopo 40 anni dalla legalizzazione una percentuale poco meno che doppia rispetto a quanto osservato. La spiegazione più plausibile è il maggiore e più efficace ricorso a metodi per la procreazione consapevole, alternativi all'aborto, secondo gli auspici della legge'.
Manca l’educazione
'Nessuna sorpresa di fronte alle dichiarazioni di Matteo Salvini. Oramai conosciamo bene le posizioni medievali della Lega in tema di aborto ed educazione sessuale. Salvini parte malamente da casi limite purtroppo veri, quello di donne che interrompono la gravidanza più volte nel corso della vita, per mettere in discussione la legge 194 e il diritto delle donne ad interrompere una gravidanza'. Lo afferma Mario Puiatti, Presidente dell'Aied - Associazione Italiana per l'Educazione Demografica 'A parte il fatto che la legge prevede un iter diverso e più complicato che non il presentarsi al pronto soccorso - sottolinea -, la ragione per cui vi sono donne che interrompono più volte una gravidanza, per lo più immigrate e in gravi condizioni di svantaggio sociale, risiede nel fatto che in questo paese i servizi e l'informazione sulla pianificazione familiare e la contraccezione sono scarse, non è una prassi sanitaria efficiente. Questo sì è essere strutturalmente incivili'. 'Basti pensare che siamo uno degli ultimi paesi in Europa - conclude - a non avere corsi scolastici sull'educazione sessuale e affettiva. Di questo parleremo nel convegno del prossimo 27 marzo organizzato dall'Aied, che si terrà nella Sala del Refettorio della Camera dei Deputati a Roma'.