Yulia Navalnaya nel mirino di Putin: il mandato di arresto e la sua risposta. Storia di una donna senza paura

L'accusa è di partecipazione a organizzazione estremista. Questo significa che se la donna tornasse in Russia, verrebbe subito arrestata

di Claudia Sarritzu

Non è bastato uccidere Alexey Navalny. Dopo la morte del dissidente russo, avvenuta lo scorso 16 febbraio mentre era rinchiuso in una colonia penale artica in Siberia, le attenzioni del Cremlino si sono concentrate sulla moglie di quest'ultimo, in auto esilio da diverso tempo. Come ha riportato l'agenzia di stampa Ria Novosti, il tribunale Basmannyj di Mosca ha disposto un mandato d'arresto per Yulia Navalnaya dopo aver formulato nei suoi confronti l'accusa di partecipazione a organizzazione estremista. Questo significa che se la donna tornasse in Russia, verrebbe subito arrestata. "I magistrati hanno scelto una misura preventiva sotto forma di detenzione per un periodo di due mesi. Il periodo viene calcolato dal momento dell'estradizione nel territorio della Federazione russa o dal momento della detenzione nel territorio della Federazione Russa". 

La reazione di Yulia sui social

Yulia Navalnaya ha reagito su 'X' alla notizia del mandato di arresto nei suoi confronti, chiedendosi se ''sarà la solita procedura. Un agente straniero, poi l'apertura di un procedimento penale, poi un arresto?!''. In quello che sembra un appello ai media occidentali. Navalnaya ha poi chiesto che ''quando scrivete di questo, vi prego di non dimenticare di scrivere la cosa principale: Vladimir Putin è un assassino e un criminale di guerra''. Ha poi aggiunto che ''il posto di Putin è in prigione'', ma ''non da qualche parte all'Aja, in una cella accogliente con una Tv, ma in Russia, nella stessa colonia e nella stessa cella di 2 metri per 3 in cui ha ucciso Alexey''. Yulia Navalnaya ha promesso di continuare l'opera del marito, per creare una "Russia felice e bella". Dal 2021, le organizzazioni fondate da Navalny sono state inserite nell'elenco dei gruppi estremisti.

La storia di Yulia

La vedova Navalny è nata a Mosca nel 1976 e fino a quando ha potuto, cioè prima dell'avvelenamento del marito nel 2020, ha sempre voluto mantenere un profilo basso. Dopo la morte di Alexei, però, ha affermato con forza che al posto del marito e anche per dare un esempio ai loro due figli avrebbe continuato la lotta del marito per fare giustizia sull'orrenda fine di Alexei. Yulia è figlia dello scienziato Boris Ambrosimov e di Yulia Ambrosimov. Si è laureata presso l'Università di Economia di Plekhanov, specializzandosi in relazioni internazionali. Ha incontrato Navalny durante una vacanza in Turchia nel 1998 e due anni dopo, si è sposata. "Non ho sposato un avvocato con una carriera promettente o un leader dell'opposizione, ma un giovane uomo di nome Alexei", aveva raccontato Yulia in un'intervista ad un settimanale russo nel 2020. Nonostante non fosse in prima linea col marito condivideva l'interesse per la politica e già a partire dai primi anni 2000 fanno parte del partito liberale filoccidentale Yabloko. Quando nel 2001 nasce la prima figlia, Daria, Yulia lascia la carriera in banca iniziata negli anni precedenti, scegliendo di andare a lavorare nel negozio di mobili dei suoceri per alcuni anni. Nel 2008 arriva il secondo figlio, Zakhar ed è in questa occasione che sceglie di dedicarsi più alla famiglia, anche considerando che il marito aveva cominciato ad assumere una posizione di rilievo nell'ambito dell'opposizione russa. Yulia Navalnaya finisce comunque sotto i riflettori della cronaca internazionale dopo che il marito viene avvelenato, nell'agosto del 2020, sul volo di ritorno a Mosca dalla città siberiana di Tomsk. Quando Navalny viene ricoverato in coma, lei chiede a Putin l'autorizzazione al trasferimento in un ospedale all'estero. "Ogni momento che rimanevamo lì, pensavo, dobbiamo portarlo via", ha raccontato Navalnaya. Poi, grazie all’intervento di una ong tedesca, l’oppositore di Putin viene trasferito a Berlino, dove resta ricoverato per alcuni mesi, sempre con la moglie vicino.

L'arresto

Guarito Alexei torna a Mosca con la moglie: era il gennaio del 2021. L’uomo viene arrestato subito dopo l'arrivo all'aeroporto. Quando ha saputo della morte del marito, Yulia si trovava in Germania, dove si era recata per partecipare alla conferenza sulla Sicurezza di Monaco. E' salita sul palco dell'evento per pronunciare il suo discorso nonostante la terribile notizia. "Ho pensato per un po', ho pensato 'devo rimanere qui per fare il mio discorso davanti a voi o devo tornare dai miei figli? Ma poi mi sono chiesta: 'cosa avrebbe fatto Alexei al mio posto? Sono sicura che lui sarebbe salito su questo palco" ha spiegato. Promettendo, senza timori, che Putin ed i suoi uomini "verranno puniti per quello che hanno fatto al nostro Paese, alla nostra famiglia e a mio marito". In tanti sperano che Yulia scenda in campo e si candidi alle prossime elezioni cosa che ora con il mandato di cattura non sarebbe più possibile.

Le accuse della suocera che risultano false

Il 22 febbraio 2024 è stato pubblicato un post su Facebook con una presunta dichiarazione che Ludmilla Navalnaya, la madre del dissidente, avrebbe rivolto alla nuora Yulia Navalnaya. Ludmilla avrebbe accusato la nuora di aver visto per l’ultima volta suo figlio nel 2022, dopo che questi era stato incarcerato in Russia nel 2021, e che dopo quella data non sarebbe mai più andata a visitarlo. La madre di Alexei avrebbe inoltre denunciato che Yulia Navalnaya avrebbe costretto il marito a intestarle tutti i suoi conti bancari. Ma questo audio risulterebbe falso. In alcuni momenti l’audio presenta distorsioni e la voce sembra avere un suono metallico. Come hanno verificato Shayan Sardarizadeh e Olga Robinson, due giornalisti di BBC Verify esperti in disinformazione online, sembrerebbe creato con l’intelligenza artificiale. La voce della madre di Navalny è stata clonata utilizzando un video del 22 febbraio 2024 in cui Ludmilla Navalnaya aveva denunciato che le autorità russe volevano seppellire il corpo del figlio in segreto e di essere stata minacciata.