Violenza sulle donne: la storia incredibile di un ragazzo e il ruolo di Giulia Cecchettin

La richiesta di aiuto di un giovane: "Io non voglio diventare come Filippo Turetta, non voglio fare le cose che ha inflitto a Giulia Cecchettin. Aiutatemi prima che sia troppo tardi"

Screenshot del video di Rovigo in diretta e Foto Instagram di Giulia Cecchettin 

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E' proprio vero che la violenza sulle donne è un problema degli uomini. Non lo diciamo per slogan ma perché troppo spesso ciò che subiscono le donne è trattato come un loro problema. Qualcosa di cui loro si devono occupare. Un po' come lo si fa con altre discriminazioni, dovremmo cambiare il paradigma. Il razzismo per esempio non può più essere un problema per esempio delle persone di colore ma di chi è razzista e dovrebbe intraprendere un percorso interiore di cambiamento culturale. Abbracciare una nuova sensibilità. Insomma sono i carnefici che devono cambiare non le vittime. Ed è per questo che ciò che vi stiamo per raccontare è una storia troppo bella per sembrare vera. Se la vicenda terribile di Giulia Cecchettin che ha scosso il Paese, le parole di sua sorella Giulia e il rigore e la forza del padre Gino, fossero servite davvero a cambiare le cose, a ridurre il numero delle vittime, allora tanto dolore non sarebbe stato sofferto invano.

La richiesta di aiuto di un giovane

"Io non voglio diventare come Filippo Turetta, non voglio fare le cose che ha inflitto a Giulia Cecchettin. Aiutatemi prima che sia troppo tardi". Con queste parole e con questo slancio un giovane di Pordenone si è rivolto allo sportello gestito dall'associazione Istrice (realtà destinata a uomini maltrattanti), che si occupa dei responsabili di atti di violenza, per chiedere aiuto, per imparare a controllare le gravi reazioni di rabbia già avute in passato nei confronti della compagna. 

Il racconto dell'associazione

"Il ragazzo ci ha conosciuti dopo una serata informativa organizzata con Voce Donna - hanno fatto sapere dall'Istrice - era spaventato per le reazioni scomposte del passato e per quelle che avrebbe potuto avere nuovamente. Ha capito che queste potevano rappresentare un eventuale pericolo per chi gli stava vicino. E si è fatto aiutare". "Alcuni maltrattanti arrivano da noi a seguito di procedure per codice rosso e, quindi, inviati dalle forze di polizia o dal tribunale - ha reso noto l'associazione - Ci sono casi che vengono indirizzati tramite i servizi o la rete sanitaria e poi ci sono situazioni di chi si avvicina spontaneamente a noi. Questo avviene più facilmente quando si tratta di giovani - hanno aggiunto dall' associazione - perché sono più propensi a riconoscere di avere un problema. Così è stato per il ragazzo che si è avvicinato a noi rivedendosi nel drammatico caso di cronaca dei mesi scorsi, sollecitando aiuto prima che la situazione degenerasse".

Il protocollo per uomini maltrattanti

Nelle scorse settimane è stato siglato anche uno specifico protocollo per il recupero degli uomini maltrattanti tra la questura di Pordenone e la stessa L'Istrice. Un'intesa che ha dato il via a uno spazio di ascolto rivolto alle persone che hanno commesso vessazioni di qualunque tipo sulle donne. Con questo strumento si punta a contrastare il fenomeno in modo diverso dal passato, cioè avviando un percorso di crescita e di maturazione che agisce direttamente sul rischio di recidiva. Il progetto, che coinvolge anche l'Ufficio di Esecuzione Penale Esterna, si svolgerà anche alla Casa Circondariale di Pordenone con condannati per reati di maltrattamento in famiglia e stalking. Le persone saranno guidate nel percorso di ascolto grazie al lavoro di professionisti che garantiranno colloqui individuali propedeutici e un percorso dedicato in modo che comprendano le reali responsabilità delle loro azioni.

18/07/2024
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