Vera Politkovskaja shock: “La morte di mia madre, uccisa in Russia? Non ne è valsa la pena"
La figlia racconta Anna in “Una madre” e dice: “Dava tutta se stessa”. Scrivere il libro “è stato difficile perché significava prima di tutto raccontare le cose in modo esatto”. Crede ne sia valsa la pena fare quello che ha fatto sua madre? "No, non ne è valsa la pena”, è la risposta. E fa tanto male
Un libro per ricordare una grande madre. Una grande giornalista che ha sacrificato la vita in nome della verità. Le storie di cui si occupava Anna Politkovskaja – dice la figlia - "le faceva passare attraverso di sé, le prendeva molto a cuore e dava tutta se stessa". Era questa la sua principale caratteristica di donna e di giornalista racconta Vera Politkovskaja nel libro “Una madre” che esce il 21 febbraio per Rizzoli, in anteprima mondiale in Italia, scritto con la giornalista Sara Giudice e tradotto dal russo da Marco Clementi, come si legge su Ansa in un servizio di Mauretta Capuano. Per la prima volta, a sedici anni dalla morte della giornalista russa di "Novaja Gazeta", uno dei principali quotidiani dell'opposizione russa, e a un anno dall'invasione russa dell'Ucraina, Vera Politkovskaja racconta la vita, la passione per la verità e le battaglie per la libertà di stampa fatte dalla madre, assassinata il 7 ottobre 2006, che fino alla morte si è occupata della seconda guerra in Cecenia e della corruzione e le omertà della Russia di Putin.
"Difficile trovare informazioni"
Ma i russi cosa sanno di quello che sta accadendo in Ucraina? "Il rapporto della popolazione russa rispetto alla guerra è cambiato nel corso di questo anno. I primi giorni, le prime settimane, la sensazione generale era che non fosse successo nulla, la vita continuava nello stesso modo. Poi è accaduto che hanno cominciato a chiudere progressivamente i mezzi di informazione liberi, che non erano tantissimi, però c'erano. Anche cercare informazioni alternative era difficilissimo, perché i siti internet sono stati bloccati. In questo preciso momento si può dire che il giornalismo libero in Russia non esiste più. Spero che non sia il risultato finale, che ci possa essere una rinascita".
Raccontare in modo esatto
Scrivere questo libro per Anna "è stato difficile perché significava prima di tutto raccontare le cose in modo esatto, i particolari che spesso si perdono dovevano essere ricostruiti esattamente. Sono molto contenta che questo libro esca in Italia in prima mondiale perché il vostro Paese ha sempre avuto un'attenzione particolare per mia madre, i suoi libri sono sempre stati pubblicati qui, hanno venduto più di 200 mila copie. Ci sono diverse piazze e vie intitolate a lei" dice Vera, che quando è morta la madre aveva 26 anni e aspettava una figlia che in questi giorni è in Italia con lei per l'uscita del libro e si chiama come la nonna. "Ho cercato di dare il più possibile informazioni che non si conoscevano. Molto è stato scritto e si sa rispetto al lavoro di mia madre, ma non si conosceva come lavorava e come era durante la vita di tutti i giorni" sottolinea Vera oggi a Roma per Anteprima Libri Come e il 21 febbraio a Torino.
La sua memoria non conservata
Tanto amata in Occidente, nel suo Paese Anna viene ricordata "soltanto da coloro che in vita la stimavano e mi riferisco ai giornalisti della 'Novaja Gazeta' che hanno inaugurato anni fa un giardino nei pressi della redazione intitolato a lei. Purtroppo, a parte questo, la sua memoria in Russia non è stata conservata in nessun'altra maniera" spiega Vera che ha vissuto a Mosca fino all'inizio del conflitto tra Russia e Ucraina e poi è fuggita in una località sicura con la famiglia. "I primi due anni dopo la morte di mia madre sono stati difficilissimi sia per me sia per tutta la famiglia. Ma l'ultimo anno è stato probabilmente uno dei più difficili della mia vita, perché per la seconda volta la storia della nostra famiglia si è divisa in due parti, a partire dal 24 febbraio 2022. Ho capito che la vita non sarebbe più stata la stessa non soltanto per me, ma in generale" racconta Vera che è nata nel 1980 ed è in Italia anche con il fratello II'ja. "Dopo qualche tempo dall'inizio della guerra abbiamo lasciato il Paese e questo libro è stato scritto al di fuori dei confini della Federazione Russa, cosa che mi ha dato la possibilità di sentirmi più libera nel ricordare la nostra vita".
L’eredità complicata
Di madre in figlia, lei è qui in Italia con la sua che si chiama come la nonna, che cosa vi ha lasciato Anna Politkovskaja? "L'eredità che ha lasciato a me e mia figlia non è semplice da sostenere sulle spalle. Alcuni dicono che le persone scelgono da sole il proprio destino, ma invece penso che a volte il destino scelga le persone e quindi non è facile poi". Ma crede ne sia valsa la pena fare quello che ha fatto sua madre? "No, non ne è valsa la pena. E' chiaro che noi possiamo all'infinito parlare del bene che lei ha fatto, dell'eredità che ha lasciato, però per le persone della sua famiglia lei era prima di tutto mamma, sorella e quindi non c'è niente di più caro per un membro della famiglia che la vita stessa".