Valentina Vignali, campionessa e influencer: "A 21 anni ho scoperto di avere un tumore molto aggressivo. Come ne sono uscita"
L'atleta - nota cestista - ma anche modella e influencer con oltre 2 milioni e mezzo di followers, ha scelto di essere testimonial del progetto Pink is good di Fondazione Veronesi
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Non è mai una questione di età. Nemmeno nel caso di una malattia. Lo sa bene Valentina Vignali, 32 anni, atleta e nota cestista (gioca in serie B nel Virtus Pavona), modella e influencer con oltre 2 milioni e mezzo di followers, che ha scelto di essere testimonial del progetto Pink is good di Fondazione Veronesi, sostenuto da SHOPPING4GOOD, grazie al quale si potranno raccogliere fondi per sostenere tre ricercatori o ricercatrici impegnati nello studio e nella sperimentazione di nuove cure per il cancro. Quest’anno la campagna di sensibilizzazione è incentrata proprio su questa semplice frase: “Il tumore non chiede quanti anni hai”. Una considerazione che vuole essere un’opportunità per riflettere e prendersi cura di sé, e per comprendere che si tratta di una malattia sempre più inclusiva: se nell’immaginario comune viene associata a una fase avanzata della vita, i dati mostrano che a ricevere una diagnosi sono persone di ogni età. Non è infatti la forbice anagrafica a fare la differenza, ma lo sono la prevenzione e la ricerca scientifica d’eccellenza.
Valentina Vignali e il tumore
Una consapevolezza che Valentina ha fatto sua, e che desidera condividere, per essere utile e dare una mano. Sì, perché lei la malattia l’ha vissuta sulla sua pelle, come ci racconta: «Inizialmente non mi ero accorta di nulla. Nel 2012 stavo facendo una delle consuete visite di controllo medico-sportive, previste prima dell’inizio del campionato. Mentre stavo per sottopormi all’elettrocardiogramma, il medico mi disse di farmi vedere il collo perché aveva una forma un po’ strana. All’epoca avevo 21 anni e tralasciai un po’ la cosa, mi sembrava impossibile avere qualcosa di grave. Dopo tre mesi feci un’ecografia, mi dissero che avevo un bozzo sulla tiroide grosso come una palla da golf e che bisognava fare un ago aspirato per saperne di più. E così arrivò la diagnosi: carcinoma papillare TIR 5, il più aggressivo».
Fu una doccia fredda
«Sì, decisamente. A 20 anni sei un po’ incosciente, non ti rendi conto del pericolo, pensi “perché proprio io? Sono giovane, sto bene, sicuramente non sarà nulla…”. Io ho aspettato sei sette mesi prima di effettuare tutti gli esami, e quando dalla biopsia emerse che c’erano metastasi fui operata d’urgenza. Da lì ho imparato a non dare nulla per scontato. Ogni giorno, sui social, parlo con tante ragazze e ragazzi e dico a tutti, pure nel caso di un minimo dubbio, di andare subito a fare degli accertamenti. Io sono abbastanza fortunata, ne sono uscita, anche se ho ancora delle metastasi che “dormono”, ma è stata tosta. E oggi sono super contenta di partecipare a questo progetto, di metterci la faccia e di raccontare la mia storia».
Come ha reagito, ha avuto paura?
«In realtà no, ero molto più preoccupata per le reazioni delle persone intorno a me che per me stessa, vedevo tutti molto in ansia, la mia famiglia, il mio ex fidanzato. Quando una cosa non posso controllarla, quando non dipende da me, non mi faccio spaventare; ho preso atto della situazione rendendomi conto di non avere nessun potere su di essa, ma con l’intento di rimanere positiva. E così ho affrontato l’operazione, le radioterapie e la chemioterapia. E’ chiaro che il funzionamento della tiroide incide su molti aspetti, dal ciclo mestruale al metabolismo, alla temperatura corporea, persino all’estetica. La ferita chirurgica si rimargina, però le cure post-operatorie sono molto pesanti; per me lo sport è stato importante, fondamentale, mi ha aiutato nei momenti in cui mi sentivo più debilitata, quando dormivo 18, 19 ore al giorno. Mi ha dato lo sprint, anche quando non avevo voglia di fare niente; l’arrivo dell’ora dell’allenamento era una spinta enorme per me, dicevo a me stessa che dovevo alzarmi e che dovevo provarci. Perché più stai a letto, più ti deprimi e stai male. Non ho mai smesso di giocare, a parte i primi mesi dopo l’operazione in cui avevo le ferite sul collo e quindi non potevo muovermi; magari facevo solo un quarto d’ora o 20 minuti, ma ogni giorno provavo ad alzare l’asticella. Mentalmente la pallacanestro mi ha salvato la vita. Oggi cerco di ascoltare e rispettare al massimo il mio corpo, con l’alimentazione, con lo sport; sono salutista, non bevo, non fumo, sono diventata vegetariana, cerco di evitare i fattori di rischio».
Che cambiamenti ha riscontrato su di sé, a livello interiore?
«Ho cercato di mantenere la mia vita il più uguale possibile, nei limiti del fattibile, ma ad essere cambiato è il mio approccio mentale. Ho imparato a vivere come se fosse l’ultimo giorno, e questo aspetto me lo sto portando dietro tuttora. Devi dire una cosa a una persona? Digliela. Voi fare un regalo qualcuno? Fallo. Desideri vedere un posto? Parti. E’ proprio cambiato il mio modo di pormi, ed è positivo. Ho imparato a dare maggiore valore alla vita; non che prima non lo facessi, ma da giovanissimi è diverso, non ci si rende ben conto. Un’esperienza di questo genere ti insegna a dare un valore diverso alle cose che hai, ai rapporti, alle amicizie, a ciò che conta davvero. In più, mi rende molto felice riuscire ad essere di supporto ad altre persone».
Quale consiglio si sente di dare a chi sta affrontando la malattia?
«Credo che si debba cercare di non modificare le proprie abitudini di vita, compatibilmente con le cure e le forze che si hanno, e che sia utile continuare a dedicarsi a ciò che piace. Per me è stato il basket, ma va bene una passione qualsiasi. Psicologicamente aiuta tanto, tenere alto il morale incide positivamente anche sul corpo»
Sportiva, modella, influencer: che desideri ha in questo momento?
«Sogno di condurre un programma televisivo. E’ un tassello che mi manca, e confesso che sarei tentata dal mettermi alla prova con una trasmissione comica; sono una persona solare, divertente, amo scherzare, ridere e far ridere. Penso allo stile di Le Iene, per dare l’idea; e mi piacerebbe fare proprio la Iena, in realtà, perché sono una piuttosto avventurosa, vado in posti inconsueti, faccio da “reporter” in situazioni particolari... Insomma, Le Iene sarebbe veramente figo! Chissà, non si sa mai nella vita! Nel frattempo sto lavorando a diversi progetti per il 2024, incentrati soprattutto sul “travel”. Sto organizzando un viaggio che toccherà tutti i contenenti, ma per ora non sono in grado di svelare altri particolari… Posso solo dire che sport, moda e viaggi sono decisamente le mie passioni».
Per saperne di più e partecipare alla campagna
L’iniziativa di SHOPPING4GOOD 2023 è stata presentata al pubblico mercoledì 4 ottobre sul canale 32 digitale terrestre e tivusat, sul 475 di SKY e in streaming su www.qvc.it: una serata speciale con la presenza del Professor Paolo Veronesi, Presidente di Fondazione Umberto Veronesi ETS e Direttore Divisione Senologia Chirurgica dello IEO, Cinzia Bottino, ricercatrice finanziata da Fondazione Umberto Veronesi ETS grazie ai fondi raccolti dalla precedente edizione di Shopping4Good, e Settimio Benedusi, fotografo della campagna Shopping4Good, che ha ritratto 3 donne che hanno conosciuto il tumore e affrontato un percorso di cura in età diverse: oltre a Valentina Vignali ci sono la presentatrice televisiva Samantha De Grenet e Liana Buttafava, pensionata che ha scelto di raccontare la sua storia per sostenere il progetto.
Sempre a partire dal 4 ottobre, e sino alla fine del mese, ordinando sulle piattaforme multimediali di QVC Italia si potrà contribuire alla raccolta fondi: il 100% di tutti gli acquisti e le donazioni sarà devoluto a Fondazione Veronesi. A chi partecipa verrà spedita la cartolina con una lista di consigli all’insegna della salute e della prevenzione.
Un altro aiuto alla lotta contro i tumori femminili e all’iniziativa di Fondazione Umberto Veronesi arriva con la Pitta Rosso Pink Parade, che si svolgerà domenica 8 ottobre a Milano, e in modalità diffusa in tutta Italia. L’evento, nato nel 2014, è una camminata di beneficenza con un’attività di fundraising, in occasione della quale sono previste molte attività aperte a chiunque voglia unirsi all’iniziativa: il 7 e 8 ottobre il gruppo Naïma sarà presente in piazza del Cannone a Milano, all’interno di Parco Sempione, per un evento gratuito in collaborazione con Diego Dalla Palma e Olaplex.